Vincenzo Foppa: differenze tra le versioni
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Ma l'opera più significativa del suo periodo milanese è senza dubbio la decorazione della [[Cappella Portinari]] nella Basilica di[[Sant'Eustorgio]], in cui Foppa affrescò sulle [[lunette]] delle pareti laterali scene della ''vita di [[san Pietro Martire]]'', nell'arco di trionfale l<nowiki>'</nowiki>''Annunciazione'' e in controfacciata l'Assunzione, le immagine di ogni parete sono costruite con un unico punto di fuga che cade fuori dalla composizione, in modo da unificare i due episodi nelle [[lunette]].
Conclusi gli anni di meditazione della giovinezza, gli affreschi della [[Cappella Portinari]], terminata nel [[1468]], si presentano con i caratteri di una maturazione risultante dai pensieri sui toscani e ormai tutta rinascimentale in senso lombardo, in una direzione cioè che porta a superare il telaio matematico dei fiorentini con una graduazione dei volumi e delle distanze, e in cui il linguaggio del Maestro trova interamente il modo di esprimersi con una compiutezza non più raggiunta.
Al di sotto della volta si dispiega la varietà gioiosa di architettura e di immagini: gli Apostoli nei tondi della cupola, gli Angeli danzanti nel tamburo, i quattro Dottori della Chiesa entro voltoni in prospettiva nei pennacchi e, sotto, Angeli reggistemmi pieni di luce e colorati d’aria. Nei due grandi arconi di imposta della cupola sono rappresentate l’Annunciazione e l’Assunzione (nelle pagine seguenti); di lato, sulle pareti fra le finestre, le Storie della vita di [[San Pietro Martire]] , al quale Pigello Portinari dedicò la cappella come atto d’omaggio verso la duchessa [[Bianca Maria Visconti]] che nutriva una particolare venerazione per il Santo. E’ un trionfale succedersi di episodi e di immagini nell’articolarsi dei gruppi con scioltezza e grande libertà scenica. Il Foppa ha imboccato una via del tutto nuova, che lo porta a risolvere in forme di sintesi geniale la molteplicità dei suoi moventi culturali. E’ ovvio che l’interpretazione dei nuovi motivi affonda le sue radici in un gusto di tradizione remota, risalente alle fonti del naturalismo lombardo.
Le soluzioni dei toscani sono entrate ormai a far parte del bagaglio culturale del Foppa, divenendone parte importante nelle nitide composizioni e nella sobrietà del racconto, ma il maestro [[brescia]]no tradisce sempre lo spirito degli illustri esempi, quando si ferma a contemplare l’albero che trema al di là degli archi, contro il cielo grigio e l’intimità raccolta, da secentista olandese, del piccolo cortile sottostante nel ''Miracolo di [[Narni]]''. Il suo modo di vedere, tutto lombardo, lo induce a scegliere le fisionomie dei suoi personaggi nel vasto repertorio che la vita gli offre quotidianamente: vi sono dei volti nelle storie della vita del Santo, che sono fra i più veri del Quattrocento settentrionale.
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