Amir Mahdi: differenze tra le versioni

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L'anno successivo nel 1954 Amir Mahdi fu inoltre fra i protagonisti della [[Spedizione del 1954 al K2 e Caso K2|spedizione italiana al K2]] guidata da [[Ardito Desio]]. Mahdi si distinse anche qui per un contributo fondamentale. Egli infatti, insieme a [[Walter Bonatti]], portò fino a oltre 8000 m le bombole d'ossigeno che si rivelarono essenziali per la conquista della vetta da parte di [[Achille Compagnoni]] e [[Lino Lacedelli]]. Quella notte tuttavia fu costretto da uno spostamento del campo deciso da Lacedelli e Compagnoni senza avvertire, a passare la notte all'addiaccio a 8100 m sotto una bufera nella [[zona della morte]]; in seguito a questo bivacco riportò gravi conseguenze psicofisiche, nonché diversi [[congelamento|congelamenti]] alle dita dei piedi e delle mani, per i quali dovette subire diverse amputazioni.<ref name=bonatti1 /><ref name=bonatti2>Walter Bonatti, ''K2 - la verità - 1954-2004'', Baldini Castoldi Dalai, 2007, ISBN 9788860731708</ref> I giornali di [[Karachi]] iniziarono una campagna stampa in base alla quale si riteneva Compagnoni responsabile dell'episodio drammatico del loro connazionale. Intervenne l'ambasciatore italiano che fornì spiegazioni in seguito a cui il problema diplomatico fu considerato superato.<ref name=bonatti2 />
 
Dopo le amputazioni, Mahdi dovette abbandonare l'attività in montagna. Ottenne un impiego come [[infermiere]] in un ospedale, e da allora visse di questo.<ref name=cenacchi /> Testimoniò nell'inchiesta del governo pakistano seguita alla spedizione del 1954 e la sua testimonianza, raccolta con interprete per la sua lingua originale l'Urdu e trascritta in inglese, fu usata nel chiarimento successivo tra l'Italia il Pakistan, ma fu anche richiamata anni dopo in un articolo in cui si accusava Bonatti di comportamento sleale. In realtà, anche se ad una prima rilettura dalla testimonianza potevano apparire comportamenti non corretti da parte di Bonatti, c'è da dire che nella sua testimonianza Mahdi escludeva con decisione che Bonatti avesse utilizzato parte dell'ossigeno delle bombole (che costituiva l'accusa principale mossa a Bonatti nell'articolo di giornale). Inoltre, una rilettura critica più attenta dei verbali effettuata negli anni '90 da parte di Robert Marshall evidenziò che anche riguardo ad altri punti del comportamento di Bonatti la testimonianza dimostrava semplicemente la presenza di punti di vista diversi e incomprensioni tra lui e gli alpinisti italiani, e questo sia a causa dei problemi linguistici esistenti (Mahdi parlava solo Urdu, mentre da parte loro gli alpinisti italiani dovevano ricorrere ad una doppia traduzione italiano-inglese e inglese-urdu per comunicare) sia per una diversa percezione del ruolo di persone come Mahdi, semplici portatori per gli alpinisti europei ma in realtà alpinisti esperti, consapevoli e orgogliosi (lo stesso Mahdi aveva portato in salvo Buhl l'anno precedente<ref name=bonatti2 />).
 
Nel [[1994]], in occasione del quarantennale della prima salita del K2, Mahdi incontrò di nuovo [[Achille Compagnoni|Compagnoni]] e [[Lino Lacedelli|Lacedelli]].<ref name=cenacchi>Lino Lacedelli - Giovanni Cenacchi, ''K2 - il prezzo della conquista'', Mondadori, 2006, ISBN 9788804558477</ref>