Nicola Calipari: differenze tra le versioni
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In Italia, la magistratura ha incontrato difficoltà ed impedimenti nello svolgimento della funzione inquirente a causa del particolare ''status'' della zona in cui si sono svolti i fatti, che risultava essere territorio iracheno sottoposto a [[occupazione militare|controllo militare e sovranità di fatto statunitense]]; negato dagli Stati Uniti il permesso di far analizzare a tecnici della polizia scientifica italiana il veicolo su cui viaggiava Calipari, i giudici hanno dovuto attendere la conclusione dei rilievi statunitensi per poter avere a disposizione il mezzo. Il diniego, motivato con ragioni militari, ha di fatto provocato lo scadimento del valore probatorio del reperto, rendendone l'esame sostanzialmente inattendibile.
Nel [[2005]] la Procura di Roma ha avviato un'inchiesta in merito alle dichiarazioni e alle vicende di [[Gianluca Preite]] (Trapani) e [[Roberto Martelli]] (Augusta)<ref name="archiviostorico.corriere.it"/><ref>[http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/esteri/niccal3/rror/rror.html Articolo di Repubblica che cita il caso ]</ref>, ingegneri informatici che, lavorando per il [[Sismi]], avrebbe intercettato una comunicazione satellitare la sera del [[4 marzo]] [[2005]]. Da questa intercettazione si evincerebbe come la morte di Nicola Calipari non sia stata causata da un incidente, ma da un disegno criminoso ben preciso al quale avrebbero partecipato anche alti ufficiali militari italiani. Nel corso della conversazione, uno dei rapitori della Sgrena avrebbe riferito che la vettura su cui viaggiavano Calipari e la Sgrena in realtà era un'autobomba diretta all'aeroporto, proprio per accettarsi che gli americani aprissero il fuoco sugli italiani. La versione dell'ingegner Preite sembrerebbe essere stata confermata dal fatto che nel corso di un interrogatorio dei servizi segreti giordani a un detenuto, Sheik Husain, che viene definito come un ex leader della cellula di Bagdad di al Qaeda, è emerso che per il riscatto della Sgrena sarebbero stati pagati 500 mila dollari e che lo stesso Husain, una volta incassata la somma, avrebbe denunciato con una telefonata anonima la presenza di esplosivo nella macchina su cui si trovavano i tre italiani, pronta a saltare in aria all’arrivo all’aeroporto, circostanza che convinse i soldati americani ad aprire il fuoco al suo passaggio<ref>[http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=33606&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez= Il Messaggero di Roma del 24 ottobre 2010]</ref>. Sull'intercettazione telefonica sono state affettuate varie perizie, una ordinata dai Magistrati del Pool Antiterrorismo della [[Procura della Repubblica]] di [[Roma]] ([[Franco Ionta]], [[Pietro Saviotti]] ed [[Erminio Amelio]]), l'altra effettuata per conto della difesa del Preite, impegnato nel processo che lo vede posto a giudizio per accesso abusivo ad un sistema informatico e altri reati connessi, nonostante in sede processuale sia stato già accertato il suo lavoro per il SISMI. Il processo è in corso presso il Tribunale Penale di Roma, nel quale Gianluca Preite è difeso dal penalista [[Carlo Taormina]].
Il 7 Dicembre 2011 sul Sito dell' Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica, per la prima volta e in esclusiva, viene pubblicato l'audio dell'intercettazione telefonica effettuata da Gianluca Preite nel 2005<ref>[http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20111207-caso-calipari-esclusiva-l-audio-dell-intercettazione-sparate-alla-macchina Audio dell'intercettazione telefonica]</ref>.
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