Quartetto d'archi: differenze tra le versioni

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La generazione del dopoguerra tenta un rinnovamento del quartetto ([[Olivier Messiaen]], ''Quartetto per la fine dei tempi'', per [[violino]], [[violoncello]], [[clarinetto]] e [[pianoforte]], composto mentre era internato in un campo prigionieri in [[Slesia]] durante la [[seconda guerra mondiale]]; [[Pierre Boulez]], ''Livre pour quatuor à cordes'' del [[1948]]) prima di relegarlo tra i pezzi da museo dei generi musicali appartenenti a un passato oramai remoto.
 
Le generazioni seguenti, segnate dal [[postmodernismo]], si reinteressano al genere, preoccupandosi di dialogare con la storia e di riannodare con la tradizione. Se [[György Ligeti]] e [[Elliott Carter]] fanno da precursori in questo campo, [[Helmut Lachenmann]] in [[Germania]], [[BryanBrian Ferneyhough]] in [[Gran Bretagna]], [[Philippe Fénelon]] e [[Philippe Hersant]] in [[Francia]], ognuno per la propria strada, sembrano non voler più derogare alla regola secondo la quale ogni compositore affermato deve misurarsi con un genere reputato difficile.
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