Utente:Emilio48/Sandbox1: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 28:
La minore ampiezza (di poco superiore a 3 [[m|km]]) si riscontra lungo la congiungente Ganzirri-Punta Pezzo cui corrisponde a livello del fondo una “sella” sottomarina [A2] ove si riscontrano le minori profondità (80-120 m). In questo tratto il fondo presenta un solco mediano irregolare, con profondità massima di 115 m, che divide una zona occidentale (in prossimità di Ganzirri) caratterizzata da profonde incisioni, da quella orientale di Punta Pezzo, più profonda e pianeggiante.
Caratteristica del settore settentrionale dello Stretto è l’ampia Valle di [[Scilla]], con una parte più profonda e ripida (circa 200 m). La valle comincia poi ad appiattirsi e ad essere meno acclive verso il Mar Tirreno dove prende il nome di Bacino di [[Palmi]]. Le pareti laterali della valle, profonde e scoscese, si elevano bruscamente conferendo alla sezione trasversale una forma ad “U”. Un’ampia ed irregolare depressione, meno incisa (Valle di Messina), avente anch’essa sezione ad “U”, si riscontra nella parte meridionale. A profondità superiori ai 500 m, la Valle di Messina si stringe divenendo più profonda e dando origine a un ripido [[Canyon|canyon]] (Canyon di Messina) che si protende fino alla piana batiale dello Ionio.
 
==Le correnti==
===Generalità===
 
Tralasciando gli aspetti mitologici, i primi studi di carattere scientifico sulle correnti dello Stretto di Messina si devono al vice-Console francese a Messina Ribaud, che nel [[1825]] pubblica un compendio di quanto noto all'epoca su tale argomento. Le sue osservazioni hanno rappresentato un punto fermo per quasi un secolo. Da segnalare anche la pubblicazione nel [[1882]] di un “manuale pratico” molto dettagliato da parte di F. Longo, comandante di navi mercantili particolarmente esperto dello Stretto di Messina. Finalmente, a distanza di quasi un secolo dalle osservazioni di Ribaud, il particolare regime delle correnti dello Stretto di Messina fu studiato per la prima volta con grande dettaglio scientifico mediante la raccolta sistematica di dati mirati ad una conoscenza completa dei fenomeni, durante le campagne di studio della Nave Marsigli (Marsili) della [[Marina Militare Italiana]], svolte durante gli anni [[1922]] e [[1923]] sotto la direzione del Prof. Vercelli (Fisico, Direttore dell’Istituto Talassografico di [[Trieste]]); furono indagate anche le caratteristiche fisico-chimiche di quelle acque grazie alle analisi condotte da Picotti (Chimico dello stesso Istituto). Dall’insieme dei risultati raccolti vennero ''costruite'' le [["Tavole di Marea"|"Tavole di Marea"]] dello Stretto, tuttora edite dall’Istituto Idrografico della Marina (I.I.M. Pubbl. n° 3133), dalla cui lettura è possibile conoscere le previsioni della [[corrente]] (velocità e direzione) in due punti (Punta Pezzo in Calabria e Ganzirri in Sicilia); è inoltre possibile calcolare, grazie a formule molto semplici, le previsioni di corrente in altri 9 punti.
Nel corso degli anni sono state effettuate periodiche verifiche di tali misure, con strumenti sempre più sofisticati, che hanno di fatto confermato l’ottimo lavoro svolto nel 1922-1923. Anche le ulteriori elaborazioni di Defant ([[1940]]) hanno contribuito all’aumento delle nostre conoscenze ed alla migliore comprensione dei fenomeni dinamici dello Stretto di Messina.
Nel [[1980]], al fine di valutare la possibilità di uno sfruttamento delle correnti dello Stretto di Messina per la produzione di energia, è stata condotta dall’OGS (Osservatorio Geofisico Sperimentale) di Trieste una campagna di misure su lungo periodo per conto dell’ENEL, con il posizionamento in 9 punti dello Stretto, nell’area di minore ampiezza compresa tra le congiungenti Ganzirri-Punta Pezzo e Capo Peloro-Scilla, di una serie di ''catene correntometriche'' con 3 moderni correntometri ciascuna, per un totale di 27 strumenti di misura operativi in situ per un periodo di 4-6 mesi.
 
===Qualche dettaglio===
 
Lo Stretto di Messina è il punto di separazione tra due bacini (Ionio e Tirreno) contigui ma distinti fisiograficamente, aventi acque con caratteristiche fisico-chimiche ed oscillatorie diverse. Per tale ragione, correnti stazionarie e di marea, anche in funzione della particolare geomorfologia dell’intera area, determinano l’insorgenza di peculiari fenomeni idrodinamici.
Per rappresentare in modo molto semplice quanto avviene nello Stretto si pensi che quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale dello Stretto, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea. Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacino si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di “corrente scendente” (Nord-Sud) le acque tirreniche più leggere scorrono sulle ioniche più pesanti fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud. All’opposto, con il predominio della “corrente montante” (Sud-Nord), acque ioniche più pesanti interesseranno il centro del bacino affondando sulle acque tirreniche più leggere che, in precedenza, occupavano lo Stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella Ganzirri – Punta Pezzo dove si riscontra la minore profondità (80-120 m) e la minore ampiezza (circa 3,4 km) dello Stretto di Messina.
[[Image:Messina Straits Defant currents model sections.JPG|left|thumb|Fig. X: Divisione dello Stretto di Messina in sezioni secondo Defant 1940]]
[[Image:Messina Straits Defant currents distribution model.JPG|right|thumb|Fig. Y: Modello schematico (Sud-Nord) del movimento delle acque al variare delle correnti nello Stretto di Messina secondo Defant 1940]]
 
La "pendenza" che si viene così a creare fra le contigue superfici marine è in media di 1,7 cm per chilometro di distanza, con un massimo in corrispondenza della linea ideale di congiunzione fra Ganzirri (Sicilia) e Punta Pezzo (Calabria).
L’incontro delle due masse d’acqua (ionica e tirrenica) determina l’insorgenza di una serie di fenomeni che sono ascrivibili all’instabilità dinamica che si viene a creare e che si disperde nelle ben note spettacolari manifestazioni di turbolenza; questi “disturbi” della corrente possono presentarsi con sviluppo in senso orizzontale (nel caso dei ''tagli'' e delle ''scale di mare'') oppure verticale (nel caso di ''garofali'', ''bastardi'' e ''macchie d’olio''.
 
 
 
[[Image:Messina Straits Punta Pezzo “tagli e scale di mare” (1).jpg|left|thumb|Fig. h: Incontro delle correnti montante e scendente al centro dello Stretto di Messina (sullo sfondo Punta Pezzo, Calabria)]]
[[Image:Messina Straits Punta Pezzo “tagli e scale di mare” (2).jpg|right|thumb|Fig. z: Incontro delle correnti montante e scendente al centro dello Stretto di Messina (sullo sfondo Punta Pezzo, Calabria)]]
 
Per il primo gruppo si tratta di fenomeni che producono vere e proprie [[Onda|onde]] (simili a quelle presenti negli [[Estuario|estuari]] al cambio di marea) che si sviluppano quando, nel caso della montante, le acque più pesanti del Mar Ionio si precipitano contro le più leggere acque tirreniche in fase di recessione o quando, nel caso della scendente, le acque tirreniche scivolano rapidamente su quelle ioniche più pesanti, già presenti nello Stretto. Queste onde di discontinuità si svilupperanno in determinati punti (Ganzirri, Torre Faro e Punta Pezzo) estendendosi nella parte centrale dello Stretto, a volte ampliandosi ed intensificandosi per l’azione dei forti venti che spingono un tipo d’acqua su un altro. Per quanto concerne i fenomeni a sviluppo verticale si tratta di veri e propri gorghi formati dall'incontro di correnti opposte e favoriti dall'irregolarità del fondo. I principali gorghi comunque si formano in punti specifici. Con corrente montante si tratta dei mitologici ''Scilla e Cariddi'': il primo si forma sulla costa calabra, e l'altro a sud di Capo Peloro. Un grosso ''garofalo'' formato invece dalla corrente scendente si forma periodicamente davanti Punta S. Raineri, all’imboccatura del porto di Messina.
 
[[Image:Messina Straits Capo Peloro “macchie d’olio e gorghi” (1).jpg|left|thumb|Fig. X: “macchie d’olio e gorghi” formati dall'incontro delle due correnti (montante e scendente) di fronte Capo Peloro (Sicilia)]]
[[Image:Messina Straits Capo Peloro “macchie d’olio e gorghi” (2).jpg|left|thumb|Fig. Y: “macchie d’olio e gorghi” formati dall'incontro delle due correnti (montante e scendente) di fronte Capo Peloro (Sicilia)]]
Le correnti stazionarie a livello della sella sottomarina fluiscono verso sud dalla superficie a 30 m ed in senso inverso da questa profondità fino al fondo, con velocità che possono raggiungere, in particolari situazioni meteo-marine, anche i 50 cm/sec. La co-oscillazione delle masse d’acqua dello Stretto con le maree dei mari adiacenti origina le correnti di marea che, con fase pressoché opposta e con uguale ampiezza, si sommano a quelle stazionarie prima descritte. Le velocità relative raggiungono, lungo la sezione corrispondente alla sella Ganzirri-Punta Pezzo, valori massimi di oltre 200 [[m|cm]]/s sia nel flusso verso nord (corrente ''montante''), sia in quello verso sud (corrente ''scendente''), interessando all’incirca con la stessa intensità la massa d’acqua nella sua interezza.
Secondo le ultime pubblicazioni di Mosetti (19xx e 1995), la velocità di spostamento delle acque, in particolari momenti e grazie alla coincidenza di numerose componenti, può arrivare fino ad un massimo di 20 km/h.
[[Image:Messina Straits Currents Values.JPG|left|thumb|Fig. XY: Velocità massima delle correnti e volumi d'acqua interessati]]
 
Tali notevoli velocità e gli enormi volumi d’acqua in gioco (oltre 750.000 m<small><sup>3</small></sup> al secondo per una corrente di 200 cm/s), se rapportati ai mezzi di navigazione dei tempi omerici, indicano chiaramente perché lo Stretto venisse considerato abitato da mostri in grado di ingoiare le imbarcazioni o farle naufragare nel volgere di poco tempo.
 
===Possibile produzione di energia===
La consistente energia delle correnti dello Stretto di Messina e l’enorme volume di acqua in transito, non potevano non destare interesse ai fini della produzione di energia elettrica ''pulita'' ed a basso costo. Così a partire dal 1980 vennero compiute misure in loco ed elaborati studi di fattibilità da parte di strutture dell’ENEL o ad esso collegate. Tale programma venne però abbandonato dopo una valutazione del rapporto costi/benefici per la posa in opera e per la gestione di turbine ubicate sul fondo dello Stretto di Messina .
A partire dalla metà degli anni 80, la Ponte di Archimede SpA inizia ad interessarsi del problema con un diverso approccio (posizionamento in superficie su struttura galleggiante ed asse verticale) e con la collaborazione di una ditta specializzata in propulsori per la navigazione ad asse verticale. I primi esperimenti iniziano nel [[1986]], passano dal brevetto per la turbina idraulica ad asse verticale KOBOLD nel 1998, per giungere all’impianto pilota ENERMAR posto in attività nello Stretto nel marzo [[2002]] e collegato alla rete elettrica nazionale nel mese di marzo [[2006]].
[[Image:Messina Straits Power plant operating a water pump.jpg|left|thumb|Fig. 1: Funzionamento di una pompa mediante energia elettrica prodotta dalla turbina KOBOLD]][[Image:Messina Straits Power plant detail.jpg|left|thumb|Fig. 2: Schema della turbina KOBOLD per la produzione di energia elettrica dalle correnti dello Stretto]][[Image:Messina Straits The future of water power plants.jpg|left|thumb|Fig. 3: Ipotesi di applicazione per la produzione di energia elettrica in aree marine]]
 
La piattaforma, ancorata 150 m al largo di Ganzirri (Sicilia), ha un diametro di 10 m, è dotata di elica a tre lame alta 5 m ed è in grado di erogare 100 kW con una velocità della corrente di 3 m/s.
I risultati sperimentali indicano in circa 22.000 kWh l'energia utile estraibile annualmente. In questo sito; considerata l'area interessata dalle correnti, l'energia totale estraibile dallo Stretto di Messina sarebbe pari a 538 GW (dati e documentazione tratti da: www.pontediarchimede.it).