Pietro Abelardo: differenze tra le versioni

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Su questa base, Abelardo riteneva che gli stessi persecutori di [[Cristo]] e dei [[Martirio|martiri]] potrebbero non aver peccato se consideravano, in coscienza, giustamente punibili Cristo e i cristiani, perché l'ignoranza non è in sé peccato e anche il [[peccato originale]], che colpisce i successori di Adamo, non può essere considerato peccato.
 
Anche se Abelardo si sforzava di mantenersi nell'ambito dell'ortodossia, questa dottrina sembrava negare valore alle opere: la [[Grazia (teologia)|grazia]] non era più il dono divino della permanenza dell'uomo nel bene ma solo la conoscenza del regno dei cieli, e Cristo non era altro che un maestro, non un mediatore di salvezza; queste idee furono condannate dal concilio di Sens perché mostravano un ritorno al [[pelagianesimo]].
 
Ma la sua morale consisteva soprattutto in una critica sia al rigorismo ascetico, che combatte le inclinazioni della natura umana, che al legalismo etico, che si conforma a schemi esteriori di comportamento, e il rifiuto del conformismo si estendeva alla valutazione del ruolo delle gerarchie ecclesiastiche il cui prestigio sarebbe dovuto essere conforme alla dignità morale dei singoli e non al carisma del potere di cui sono investiti.