Good Morning and... Goodbye!: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichetta: Rimozione di avvisi di servizio
Pagina svuotata completamente
Riga 1:
'''Beato NYKOLAY (Nicola) CHARNETSKY''' (1884 -1959)
Il XX secolo segna l’epoca della nascita del ramo orientale della Congregazione del Santissimo Redentore (Missionari Redentoristi). I padri belgi giunti in Ucraina hanno sempre lottato per integrarsi nella nazione attraverso l’assimilazione della cultura, della mentalità e, ancor più importante, della spiritualità orientale. Pervasi dell’amore di Dio, hanno udito nel loro cuore il verbo di Gesù: <<Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo… >> (Mt 28,19).
Uno dei primi redentoristi della terra ucraina fu un grande uomo di vita santa, simbolo emblematico della sopravvivenza del cattolicesimo ucraino durante gli anni delle persecuzioni: il Beato Mons. Nykolay Charnetsky.
L’apostolo dell’Ucraina nacque il 14 dicembre 1884 a Semakivtsi, un piccolo villaggio a ovest della nazione. I suoi genitori, Oleksa e Paraska, erano persone semplici che vivevano e lavoravano nella parrocchia del p. Karantnytsky che li assisteva, sovvenendo ai loro fabbisogni di famiglia numerosa. Il piccolo Nykolay, il primo di nove figli, crebbe in un’atmosfera spirituale e serena. Compì i suoi primi studi nel villaggio di Tovmač e poi entrò nel ginnasio di San Nykolay a Stanislaviv (l’attuale Ivano-Frankivs’k ). In questa scuola si distinse per la sua benevolenza e gentilezza. Lo Spirito Santo pervadeva la sua anima, sempre aperta all’ispirazione e all’obbedienza. Uno dei suoi amici, il padre Atanasiy Tymkiv, lo ricorda così: <<Era un ragazzo disciplinato, amorevole con tutti; non faceva del male a nessuno. Molto calmo, fedele ai suoi impegni, puntuale e umile, pieno di franchezza e senza invidia. In sua presenza nessuno doveva sparlare degli altri, neppure per scherzo, né tantomeno dire soprannomi, perché si schierava sempre a difesa del più deboli. Possedeva una viva intelligenza e un’eccellente memoria; vestiva umilmente e andava fiero di questa sua semplicità>>.
Egli, dotato non solo di un bel carattere, ma anche di vita spirituale profonda, incitava gli altri a seguire i suoi esempi. Il suo amico, il succitato padre Atanasiy Tymkiv, parla di lui nel periodo degli studi ginnasiali: <<Anzitutto egli irradiava santità; pregava molto e riceveva spesso i sacramenti della penitenza e dell’eucarestia. Molto spesso, prima della colazione, si recava nella chiesa di Bursa ad accompagnare gli studenti più giovani. Leggeva tantissimi libri religiosi; non l’ho mai visto inquieto; ponderava con meticolosa cura il suo linguaggio e il suo modo di agire. Pertanto non ci si deve meravigliare se i suoi compagni lo amassero e lo rispettassero; e non solo i suoi compagni ma anche gli stessi suoi professori, in special modo p. Mikhaylo Semeniv, catechista del ginnasio e già superiore di Bursa, lo tenevano in alta considerazione. Possiamo dire che era la gloria di Bursa>>.
Ancor giovanissimo sentì la vocazione al sacerdozio, e presto entrò nel seminario di Stanislaviv. Con l’aiuto di Mons. Hryhorij (Gregory) Khomyšyn (oggi uno dei beati martiri ucraini), nel 1903 Mykolay partì per Roma e lì studiò filosofia e teologia nel collegio ucraino . Durante una delle sue visite in Ucraina, il 2 ottobre 1909, il Mons. Khomyšyn l’ordinava prete. Terminò i suoi studi a Roma, conseguendo il dottorato in teologia.
Sul finire dell’anno 1909, il padre Charnetsky faceva il suo ritorno a Stanislaviv espletando la sua professione di docente di filosofia e di teologia fondamentale. Fu nominato anche direttore spirituale del seminario, lavorando spiritualmente con i suoi studenti e con se stesso. Nel seminario conduceva una vita religiosa profonda, mostrando un grande affetto verso i suoi studenti e i professori.
Visse tutta la vita secondo gli insegnamenti di Gesù. Tutti lo rispettavano come “uomo di Dio”; il suo spirito di preghiera e la sua vita edificante creavano un’atmosfera soprannaturale nel seminario. Il padre Josaphat John scriveva: <<Passai dal rito latino al rito bizantino nel 1911. Dopo aver celebrato la Santa Messa per la prima volta, mi recai a Stanislaviv. Lì incontrai il rettore del seminario e vi trovai una vita ben organizzata e altamente spirituale. Il rettore mi disse che questo non dipendeva da lui, ma che il merito era del p. Nykolay Charnetsky, vero e meraviglioso educatore. Allora andai a far visita al p. Charnetsky e gli chiesi come riuscisse a dirigere i suoi seminaristi in una maniera così esemplare ed egli mi rispose:”Grazie alla mia devozione al Sacro Cuore di Gesù. Nostro Signore ci ha promesso di benedire tutti quelli che onorano il suo Cuore”>>. Il padre Atanasiy Tymkiv ricordava il grande spirito eucaristico di p. Charnetsky: <<Passava lunghi momenti a ringraziare Dio dopo la celebrazione eucaristica; durante il giorno visitava più volte il Santissimo Sacramento che era la sua vita>>.
Nel profondo del suo cuore però, il padre Nykolay aspirava alla vita religiosa. Sul finire dell’anno 1918 due padri redentoristi, il padre Joseph Schrijvers e il padre Joe Balla, andarono a fargli visita al seminario. Il padre Charnetsky già aveva sentito parlare di loro, ma non aveva mai avuto l’occasione di conoscerli da vicino. Dopo aver raccolto le informazioni necessarie sulla congregazione dei redentoristi, decise di entrarvici a far parte. Il Mons. Khomyšyn con il cuore addolorato lo lasciò partire, dicendo: “Tutti i migliori mi abbandonano!”. Nell’ottobre del 1919, il padre Charnetsky entrava al noviziato dei redentoristi a Zboisk e un anno dopo, il 16 ottobre 1920, professava i voti temporanei. Il padre Stephan Bachtalowsky raccontava così: <<C’erano tanti novizi e tutti erano impressionati e incoraggiati dall’esempio del padre Charnetsky. Era ligio ai suoi impegni; semplice e privo di qualsiasi traccia di orgoglio; non faceva cose diverse dagli altri, ma era sempre preciso e obbediente>>.
Sul padre Charnetsky e sulla sua vita religiosa, così si esprimeva il padre R. Kostonobyl: <<In tutto si distingueva come santo religioso e missionario. La congregazione l’ha stimato sempre come uomo di Dio, pieno di amore di Dio e del prossimo. Non l’ho mai visto in conflitto con un confratello, padre o fratello; non ho mai sentito qualche critica dei confratelli nei suoi riguardi. Il buon padre è stato di esempio per tutta la congregazione ed è stato fedele alle regole dell’istituto fino ai minimi dettagli. In lui mai nessun segno di trasgressione: è stato l’emblema della perfetta obbedienza. Fu sempre fedele alle preghiere del mattino, all’esame di coscienza, alle visite al Santissimo Sacramento, alla recita del breviario, alla meditazione e al ringraziamento dopo la Santa Messa, alle conferenze settimanali, ecc... È stato un santo meraviglioso come religioso e come sacerdote; un apostolo perfetto>>. Lavorando per l’unità dei cristiani e di fronte a un popolo affamato spiritualmente, nel 1926, i redentoristi della provincia di Lviv aprivano a Kovel’ nella provincia di Volyn’ Oblast la loro sede missionaria. Il padre Charnetsky fu inviato lì. In poco tempo, si guadagnò una grande ammirazione da parte del popolo e anche da parte del clero ortodosso. Con la sua saggezza innata e la sua semplicità, nello spirito dei padri orientali, attirava a sé le genti per poi condurle a Cristo e alla santa Chiesa. Furono costruiti una chiesa e un convento, dove padre Mykolay si adoperò con tutte le sue energie per mantenere intatta, pura, la Liturgia orientale. Informato del grande lavoro che faceva il p. Charnetsky, Papa Pio XI nel 1931 lo nominava vescovo titolare di Lebedsky e Visitatore Apostolico per gli ucraini cattolici di Volyn’ e Polissia. In questo territorio egli lavorò quattordici anni come missionario e vescovo.
Studiando la vita di Gesù, preparava se stesso al proprio martirio; difatti ebbe un cattivo presagio il giorno in cui, durante la sua ordinazione episcopale a Roma, la mitra che gli era stata posta sul capo, scivolò e cadde a terra. I presenti interpretarono l’accaduto come un brutto presagio, mentre il vescovo diceva a chi gli stava vicino: “Forse anch’io perderò la testa un giorno come San Josaphat”. Dio però non voleva per lui un martirio cruento. Gli anni che seguirono furono anni di grandi sofferenze nei campi di concentramento sovietici. Lui è stato il primo vescovo ucraino ad aver assistito e patito le persecuzioni. Nel 1939, durante la loro prima occupazione del paese, i sovietici obbligarono i redentoristi e Mons. Nykolay ad allontanarsi da Volyn’; di conseguenza Mons. Charnetsky si trasferì a Lviv, nel convento di S. Clemente di via Zyblykevyč (l’odierna Ivana Franka).
Alla riapertura dell’Accademia Teologica di Lviv nel 1941, Mons. Nykolay andò ad insegnarvi filosofia, psicologia e teologia morale.
Egli trasmetteva una pace rassicurante; per la sua fede incrollabile nella provvidenza di Dio e per il suo spirito di preghiera gli studenti lo consideravano un santo; in lui vedevano il migliore esempio di uomo religioso che si potesse immaginare.
Mons. Charnetsky educava i suoi studenti nella totale confidenza in Dio e nella provvidenza. Personalmente si affidava all’onnipotenza divina; era un meraviglioso esempio di vita cristiana per tutti. Il padre Stephan Wiwcharuck che a quell’epoca era uno dei suoi studenti, ricorda: <<È accaduto durante il bombardamento di Lviv. Eravamo in classe quando le sirene cominciarono a suonare in città; Mons. Nykolay continuò tranquillamente la sua lezione. Quando iniziò il bombardamento, scorgendo il timore nel volto di uno studente, il vescovo disse: “Volete forse scendere nei rifugi? Andate pure, ma non abbiate paura; siamo nelle mani di Dio”>>.
Durante la seconda occupazione di Halychyna , nel 1944, cominciò per Mons. Nykolay il lungo e doloroso cammino verso il calvario. L’ 11 aprile del 1945, verso le undici di sera, fu arrestato e condotto in carcere dalla polizia segreta sovietica (NKVD ), in via Lonsky, subendo maltrattamenti. Di notte lo svegliavano, l’interrogavano e lo picchiavano. In seguito venne trasferito a Kiev, dove vi rimase per un anno, fino al suo processo. Fu accusato di essere un “agente del Vaticano" e condannato a dieci anni di reclusione in un campo di concentramento disciplinare. Mons. Charnetsky e il metropolita Yosef Slipyj furono inviati nel piccolo villaggio siberiano di Mariinsk , nel distretto di Kemerovo . Più tardi, si muoveranno da un campo all’ altro.
Dal 1945 fino alla sua liberazione avvenuta nel 1956, Mons. Nykolay subì seicento ore d’interrogatorio. Si muoveva tra trenta campi, carceri diverse e lavori forzati. Nonostante tutte le difficoltà fisiche e psichiche, il vescovo trovava sempre parole per incoraggiare i suoi compagni di prigionia, li aiutava spiritualmente e li conosceva tutti per nome.
Nel 1956 ritornò a Lviv. I padri Paul Dmukhovsky, Bodhan Repethylo e altri andarono a incontrarlo alla stazione. Le suore delle grazie, Onysyma Rymyk e Mikolaya Pandrak, scrivevano: <<I padri l’accompagnarono da noi, in via Ohienko, dove vivono venti suore. Quando è entrato, è rimasto un momento in silenzio; il suo aspetto faceva impressione: era molto magro, era ridotto in pelle e ossa>>. Quando le suore lo videro così fragile, malato, appoggiato ad un bastone, cominciarono a piangere. Dopo qualche minuto di silenzio, il vescovo disse : “Care piccole, non piangete! Andiamo insieme in cappella e cantiamo: Noi ti lodiamo, Signore!".
Il vescovo soffriva di epatite e di altre malattie; perciò doveva essere ricoverato in ospedale. Tutti pensavano che non sarebbe vissuto a lungo, ma il Signore lo teneva ancora in vita perché uno come lui era indispensabile per la Chiesa Cattolica Ucraina. Dopo poco tempo si riprese: fu come un miracolo. Più tardi, sulla strada per Vechirnia incontrò il fratello Clemente, costui insieme alle suore delle grazie si presero cura di lui. Egli continuava il suo ministero di preghiera e di sofferenze. Alcuni visitatori ricordavano di averlo trovato in estasi. Anche se molto provato dalla malattia, continuava ad essere sempre il buon pastore che sosteneva spiritualmente i suoi confratelli, seguiva i candidati al sacerdozio e a più di dieci di loro aveva conferito l’ordinazione sacerdotale.
Purtroppo questa tregua della malattia non durò a lungo; il 2 aprile del 1959 il Signore lo chiamava a sé per la ricompensa eterna. Le sue ultime parole le rivolse alla Madonna del Perpetuo Soccorso, di cui era tanto devoto. I funerali si celebrarono il 4 aprile 1959. Negli archivi della provincia di Yorkton, è possibile leggere: <<Pensiamo che un giorno sarà canonizzato, perché è stato veramente un santo vescovo>>.
Tutti coloro che hanno conosciuto Mons. Nykolay, all’unanimità testimoniano che la sua vita è di profonda umiltà, di grande santità. Non deve quindi sorprenderci se, dopo la sua morte, tante persone l’hanno lodato con le preghiere ed hanno poi da lui ricevuto la sua grazia. Notte e giorno la gente si recava al cimitero di Lychakiv dove Mons. Mykolay Charnetsky è sepolto e, per sua intercessione, riceveva le grazie divine. Un esempio per tutti è la storia di una donna destinata ad essere sottoposta all’amputazione di un braccio. Questa donna che si era recata a pregare presso la tomba del Mons. Charnetsky, dopo aver raccolto un po’ di terra dalla sua tomba e dopo averla applicata sul braccio, si vide all’improvviso miracolosamente guarita. Da allora la tradizione volle che tutta la gente che giungeva lì a pregare, raccogliesse della terra dalla sua tomba. Il 4 luglio 2002 le spoglie del Beato Nykolay Charnetsky vennero trasferite dal cimitero di Lychakiv alla Chiesa di S. Giosafat a Lviv.
Il 4 luglio 2002 le spoglie del Beato Nykolay Charnetsky sono state trasferite dal cimitero di Lychakiv alla Chiesa di S. Giosafat a Lviv.
In virtù della sua vita santa, della sua perseveranza, del suo coraggio e della sua fede in Dio e nella Chiesa, manifestate durante le persecuzioni, nel 1960 cominciava il processo di beatificazione. Il 2 marzo 2001, tale processo, conclusosi in diocesi, venne spostato a Roma. Il 6 aprile 2001 un comitato di teologi accertò il suo martirio. Il 23 aprile un comitato di cardinali ha fatto altrettanto. Il giorno successivo Papa Giovanni Paolo II firmava il decreto di beatificazione, proclamando Mons. Nykolay Charnetsky “Martire della fede". Infine, il 27 giugno 2001 a Lviv, durante la Liturgia Pontificale, sua Santità dichiarava Beato Nykolay Charnetsky.
Ad maiorem Dei gloriam!
P. Fadi Rahi, C.Ss.R.