Leggi razziali fasciste: differenze tra le versioni
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Dopo il 1943, quando l'unità dello stato fascista era terminata la questione delle leggi razziali fu affrontata direttamente dal [[Vaticano]] a opera del cardinale [[Luigi Maglione]] e dal gesuita [[Luigi Tacchi Venturi]]. Quest'ultimo, che come detto riteneva che le leggi razziali avrebbero dovute esser abolite solo per gli ebrei converiti al cristianesimo, e si sarebbero dovuti mantenere invece le restrizioni per coloro che appartenevano alla religione ebraica.<ref>David I. Kertzer, ''I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano nell'ascesa dell'anti-semitismo moderno'', Rizzoli ed., pp. 302 e ss.</ref> Dopo l'abrogazione delle leggi razziali da parte del [[Governo Badoglio I]] Venturi, in rappresentanza del Vaticano, dichiarò che «[la legge], secondo i principî e le tradizioni della Chiesa cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate (quelle sui convertiti e sui matrimoni misti) ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma».<ref name="FocusStoria3">''Focus Storia'' 3/2005, pagg. 80 e segg.</ref>
Secondo l’Osservatore Romano del 7 febbraio 2013, p. 23, Pio XII fece giungere alle aŭtorità italiane nel marzo 1039 il Promemoria che era stato redatto nei mesi precedenti per volontà di Pio XI, e che “era giunto ad una condanna complessiva
== La disposizione contro il movimento pentecostale ==
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