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Con la salita a capo della Soprintendenza agli Scavi ed alle Antichità della Campania nel [[1924]] di [[Amedeo Maiuri]], venne attuato un programma di espropri al fine di evitare ulteriori danni e di proteggere le rovine di Ercolano dalla forte espansione edilizia; il [[16 maggio]] [[1927]]<ref name="pag261"/> inoltre, partì una nuova campagna di scavi, che fino all'inizio del [[Seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]], nel [[1942]], quando si interruppe, grazie alla rimozione di oltre duecentocinquantamila metri cubi di tufo<ref name="Camardo"/>, venne riportata alla luce circa quattro ettari dell'antica città: si tratta del [[Sito archeologico|parco archeologico]] visibile ancora oggi<ref name="Campania"/>. Dal termine della guerra fino al [[1958]] si provvide a mettere in sicurezza ed al [[restauro]] di tutto il patrimonio architettonico rinvenuto; l'idea del Maiuri fu quella di realizzare una sorta di museo a cielo aperto: gli edifici appena rinvenuti, grazie ad un team di archeologici, [[muratore|muratori]] e [[Giardinaggio|giardinieri]] venivano restaurati, impresa non sempre semplice in quanto, a seguito dell'urto subito dalle colate di fango durante l'eruzione del [[79]], molte costruzioni si trovarono nella paradossale situazione di avere i [[piano (architettura)|piani]] inferiore fortemente danneggiati, mentre quelli superiore praticamente intatti, a cui si aggiungevano i danni provocati dai cunicoli scavati dai [[Borbone di Napoli|Borbone]], i quali avevano fortemente indebolito le strutture<ref name="Camardo"/>; in seguito tutte le [[Pittura|pitture]] venivano restaurate, mentre i reperti esposti in delle teche: tuttavia l'esperimento durò solo pochi anni, poi sia per l'elevato costo di manutenzione, dovuto soprattutto agli [[Clima|agenti atmosferici]] che interferivano con i materiali organici carbonizzati deteriorandoli, sia per il crescente [[turismo]] e per la possibilità di furti, quasi tutte le teche vennero smantellate<ref name="Camardo"/>.
[[File:Scheletri-ercolano-dettaglio.jpg|thumb|
Dopo una nuova breve campagna tra il [[1960]]<ref name="Campania"/> ed il [[1969]]<ref name="Cenni storia">{{cita web|url=http://www.pompeiisites.org/Sezione.jsp?titolo=Storia+degli+scavi&idSezione=97|titolo=Cenni sulla storia degli scavi|accesso=09-02-2013}}</ref>, fu a partire dal [[1980]], sotto la direzione di Giuseppe Maggi, che vennero alla luce importanti novità sulla storia di Ercolano: si era infatti ritenuto fino a quel momento che la [[popolazione]] della [[città]], risparmiata in un primo momento dalla furia eruttiva, fosse riuscita a mettersi in salvo, evento giustificato anche dal ritrovamento di pochi [[Scheletro (anatomia umana)|scheletri]]<ref name="pag11a">{{Cita|Capasso|p. 11|Capasso, 2001}}.</ref>; con le nuove indagini, nei pressi della linea di costa del [[79]], il [[16 gennaio]] [[1981]], grazie all'aiuto di pompe idrovore, al di sotto di alcune [[Arco (architettura)|arcate]] che sostenevano la [[Terrazza|terrazze]] delle Terme Suburbane e dell'Area Sacra ed utilizzate per la manutenzione ed il ricovero delle [[Imbarcazione|barche]], fu ritrovato un primo gruppo di scheletri<ref>{{Cita|Capasso|p. 13|Capasso, 2001}}.</ref>, oltre ad una barca<ref name="pag">{{Cita|Dell'Orto|p. 679|Dell'Orto, 1993}}.</ref>: negli anni successivi ne furono recuperati altri, arrivando ad un totale di oltre trecento individui, portando così gli archeologi alla conclusione che la maggior parte degli abitanti di Ercolano avesse cercato la fuga via [[mare]], sostando sulla [[spiaggia]] durante la [[notte]], quando vennero sorpresi dalle colate piroclastiche<ref>{{Cita|Capasso|p. 14-15|Capasso, 2001}}.</ref>. Altre brevi indagini furono svolte nel [[1988]]<ref>{{Cita|Capasso|p. 15|Capasso, 2001}}.</ref> e tra il [[1996]]<ref name="Cenni storia"/> ed il [[1998]]<ref name="Campania"/>: durante questi anni, precisamente nel [[1997]], gli scavi di Ercolano, insieme a quelli di Pompei ed Oplonti, entrarono a far parte della [[lista dei patrimoni dell'umanità]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura|UNESCO]]<ref name="Cenni"/>. Tra il [[2002]] ed il [[2006]] sono stati raggiunti nuovi ambienti della [[Villa dei Papiri]]<ref name="Cenni storia"/>: dal [[2001]]<ref name="Cenni"/> inoltre è attivo il programma ''Herculaneum Conservation Project''<ref name="Campania"/> che mira alla conservazione e alla valorizzazione, oltre a nuove campagne di scavo, di Ercolano<ref name="Camardo"/>.
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