Sonetti romaneschi: differenze tra le versioni

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==Temi e l'introduzione==
{{quote|Io qui ritraggo le idee di una plebe ignorante, comunque in gran parte concettosa ed arguta, e le ritraggo, dirò, col concorso di un idiotismo continuo, di una favella tutta guasta e corrotta, di una lingua infine non italiana e neppur romana, ma '''romanesca'''.|Giuseppe Gioachino Belli, introduzione alla raccolta dei sonetti}}
{{vedi anche|La vita dell'Omo|La morte co la coda|Er giorno der giudizzio|La creazzione der monno}}
[[File:Roma - Statua Belli02.JPG|thumb|left|280px|Statua di Giuseppe Gioachino Belli al [[Ponte Quattro Capi]] di [[Transtevere]] a [[Roma]]]]
Nella lunga introduzione ai sonetti Belli manifesta il suo desiderio di tracciare un ritratto satirico e ironico, ma anche reale e triste della società bassa di [[Roma]] ai tempi del [[XIX secolo]]. Come egli dichiara apertamente: il popolo italiano non mai stato unito e non ha mai ricevuto una vera istruzione, rimanendo sempre rozzo, volgare e ignorante. Ciò che colpisce di più è il fatto che la plebe di Roma, ma anche dell'[[Italia]] di allora e delle generazioni passate amava e ama tutt'ora crogiolarsi nella pochezza e nell'ignoranza, non interessandosi di politica, delle persone che rappresentano il Paese e specialmente provando ribrezzo e indifferenza per qualsiasi forma di cultura o scolarizzazione. Tuttavia da una parte Gioachino Belli pare condannare queste abitudini semplici e per niente costruttive a formare una società migliore e moderna, dall'altra egli rimane attaccato alle tradizioni e alle usanze popolari della sua Roma, ritenendole uniche e perfettamente caratterizzanti di un'intera generazione che, pur non in maniera idonea ai canoni che oggi in un'era più moderna sono in vigore, ha scritto la storia dell'[[Italia]].
[[File:Il marchese del grillo.png|thumb|right|280px|[[Alberto Sordi]] è il Marchese [[Onofrio del Grillo]] ne ''[[Il marchese del Grillo]]'' dove pronuncia la celebre frase: ''[[Li soprani der monno vecchio|Mi dispiace, ma io so' io, e voi non siete un cazzo!]]'']]
Descrivendo abitudini di matrone romane, di ubriaconi, di gente che si diverte a fare scherzi e ad usare tipici modi per esprimersi, Belli intende nell'introduzione analizzare anche la triste e misera condizione in cui il popolo romano si ritrova. Infatti in quegli anni governava in tutto e per tutto il [[papa]], soprannominato appunto "Papa Re", e tutti i "sudditi" erano costretti ad obbedire, tanto che il potere del pontefice diventava sempre più [[ierocrazia|ierocratico]]. Solo nel [[1861]] con l'[[Unità d'Italia]] la situazione si ribaltò quando il Paese entrò a far parte di una sola grande unità; infatti se non fosse stato per [[Giuseppe Garibaldi]], [[Camillo Benso, conte di Cavour|Camillo Benso di Cavour]], [[Giuseppe Mazzini]] e tanti altri giovani con ideali di libertà, il popolo italiano, ignorante, arretrato e rozzo a causa dell'assenza di cultura e anche un po' sciocco per propria volontà, sarebbe rimasto sempre frammentato. Perciò Belli nell'introduzione denuncia apertamente anche la "sonnolenza" del popolo romano, invitandolo a svegliarsi e cambiare il corso degli eventi. Dopo aver analizzato oltre a questo anche altri aspetti negativi della plebe romana che la portano quasi quasi a diventare una caricatura, Gioachino Belli, per avvertire il lettore di quanto sta per leggere, illustra brevemente gli accenti, le lettere e le pronunce del [[dialetto romanesco]] dove la "z" sostituisce la "s" e i pronomi personali "vi" diventano "ve" e "ci" passa a "ce", e via dicendo. L'autore non si esimerà dal sottolineare alcune brutture e fatti particolari della società romana del suo secolo con espressioni volgari, farsesche e tipicamente appartenenti al suo dialetto.
 
==Uno dei sonetti più famosi==
[[File:Il marchese del Grillo (Gasperino il carbonaio).PNG|thumb|right|300px|Una scena divertente de ''Il marchese del Grillo'']]
Forse uno dei sonetti romaneschi più famosi di Gioachino Belli è ''[[Li soprani der monno vecchio]]'' (''I sovrani del mondo vecchio'' - [[1832]]), talmente celebre che [[Mario Monicelli]] e [[Alberto Sordi]] lo ripresero per una frase del celebre de ''[[Il marchese del Grillo]]'': "Io so' io e voi nun siete un cazzo!" Sebbene tale frase possa essere così semplice in verità racchiude una ferocissima critica contro i ricchi, i potenti e le alte cariche politiche ed ecclesiastiche della [[Roma]] del [[1800]]. Ma la frase del sonetto in realtà si riferisce anche ad altri prepotenti che ci sono sempre stati ovunque in tutta la storia dell'uomo e dell'invenzione delle caste e dei ceti sociali. Chi dice la frase famosa e volgare è un re vassallo che un giorno, privando i suoi feudatari di tutti i suoi beni, risponde in cotesta maniera rozza e cafona alle loro domande. Partendo da questo episodio, Belli traccia una storia del popolino italiano, sempre vigliacco e pronto a sottostare alle grazie di un altro, politico quasi sempre esterno che pensa solo ai propri comodi assieme ai colleghi oppure alle dure leggi ristrette del [[Papa]] stesso.
 
==Testo con traduzione a fronte==
{{quote|''Li soprani der monno vecchio''<br />
<br />
''C'era una vorta un Re cche ddar palazzo''<br />
''mannò ffora a li popoli st'editto:''<br />
''"Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo,''<br />
''sori vassalli bbugiaroni, e zzitto.''<br />
<br />
''Io fo ddritto lo storto e storto er ddritto:''<br />
''pòzzo vénneve a ttutti a un tant'er mazzo:''<br />
''Io, si vve fo impiccà nun ve strapazzo,''<br />
''ché la vita e la robba Io ve l'affitto.''<br />
<br />
''Chi abbita a sto monno senza er titolo''<br />
''o dde Papa, o dde Re, o dd'Imperatore,''<br />
''quello nun pò avé mmai vosce in capitolo!".''<br />
<br />
''Co st'editto annò er Boja per ccuriero,''<br />
''interroganno tutti in zur tenore;''<br />
''e arisposero tutti: "È vvero, è vvero!".|
lingua=it|
[[Giuseppe Gioacchino Belli]], [[sonetto]] n. 62, ''Li soprani der monno vecchio''|''I sovrani del mondo antico''<br />
<br />
''C'era una volta un Re che dal palazzo<br />
''mandò in piazza al popolo quest'editto:<br />
''"Io sono io, e voi non siete un cazzo,<br />
''signori vassalli invigliacchiti, e silenzio.<br />
<br />
''Io sono capace di cambiare una cosa da uno stato all'altro e viceversa:<br />
''Io vi posso barattare tutti voi per un nonnulla:<br />
''Io se vi faccio impiccare tutti non vi faccio torto,<br />
''Visto che Io ho il potere di darvi la vita e quel con cui vivere.<br />
<br />
''Chi vive in questo mondo senza possedere la carica<br />
''o di Papa, o di Monarca o di Imperatore,<br />
''colui non potrà mai far sentire la sua voce in pubblico!".<br />
<br />
''Con tale editto si recò il boia come portavoce,<br />
''chiamando all'attenzione tutti quanti a gran voce;<br />
''e il popolo intero rispose: "È la verità, è la verità!".|
([[dialetto romanesco|ROM]])}}
 
==Film ispirati all'opera sulla Roma papalina e stracciona==
*''[[Nell'anno del Signore]]'', regia di [[Luigi Magni]] ([[1969]])
*''[[Er più - Storia d'amore e di coltello (film)|Er Più - Storia d'amore e di coltello]]'', regia di [[Sergio Corbucci]] ([[1971]])
*''[[Storie scellerate]]'', regia di [[Sergio Citti]] ([[1973]])
*''[[Rugantino (film)|Rugantino]]'', regia di [[Pasquale Festa Campanile]] ([[1973]])
*''[[In nome del Papa Re]]'', regia di [[Luigi Magni]] ([[1977]])
*''[[Il marchese del Grillo]]'', regia di [[Mario Monicelli]] ([[1981]])
*''[[In nome del popolo sovrano]]'', regia di [[Luigi Magni]] ([[1990]])
 
==Altri progetti==