Anfiosso
Iscritto il 8 mar 2006
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:Dopo tanto tempo rieccomi. Ho fatto quel piccolo cambiamento alla voce Callas. Volevo anche chiederti, visto che di voci mi pare ti intendi parecchio, se conosci il tenore [[Albino Toffoli]]. Attualmente la voce relativa è in cancellazione e a me non pare sia di levatura enciclopedica, tuttavia un tuo parere sarebbe molto gradito. La pagina della canc. relativa è questa: [[Wikipedia:Pagine da cancellare/Albino Toffoli]].<br/>
Riguardo alla Maria, il punto su cui abbiamo idee diverse riguarda il rigore del suo approccio al repertorio - chiamiamolo così - protoromatico. L'ammirazione da parte mia, come avrai capito, non manca, e tra l'altro mi guarderei bene dall'indicare alcuni nomi che hai citato - in particolare la Sutherland - come alternativa alla Callas. Però resto dell'idea che la Callas con l'epoca di Bellini, e con quel gusto, non abbia così tanto a che fare: l'opera di quegli anni - chiunque sia l'autore - ha un aplombe formale dal quale non si sgarra e che la Callas sembra quasi ignorare (come gli altri cantanti e direttori dell'epoca, beninteso). Le sue interpretazioni tendono piuttosto ad esaltare passi della partitura, a volte intere arie, che a quel punto potrebbero stare anche in un'opera di fine ottocento: il grande arco melodico lo sente e in genere lo rispetta, grazie al suo istinto musicale, e questo tra l'altro è molto belliniano, ma non il senso della forma. Verista è per esempio il raddoppio della sua voce all'orchestra, nella seconda parte del cantabile di concertato del finale I dei Puritani, nel quale sembra non rendersi conti che cantando in quel registro l'effetto è sì espressivo ma anche stridente. Tu mi porti esempi - del tutto eccezionali - di cabalette senza ripresa in Verdi, per altro compensate in altro modo, ma una cabaletta senza ripresa in Donizetti non riesco a sentirla come nient'altro che un aborto musicale. Con questo non voglio certo legare la Callas al nome di Verdi, tutt'altro! e neppure la definirei pucciniana, dato che a fronte di alcune interpretazioni eccellenti (Tosca, l'aria di Turandot, certi passaggi superlativi anche in Manon) ce ne sono altre che mi convincono poco (Butterfly) o nulla (Bohème). Secondo me la Callas è un soprano ponchielliano, cioè dotata di un fraseggio straordinario che trae vantaggio dalla disomogeneità dei registri e dai contrasti estremi, anche dinamici. Una voce insieme lirica e tagliente, com'era forse quella di Romilda Pantaleoni. Purtroppo di Ponchielli ha cantato solo Gioconda, ma se avesse fatto anche I Lituani, Il Figliuol prodigo e soprattutto Marion Delorme queste opere probabilmente oggi circolerebbero. Questa almeno è la mia impressione.<br/>
Grazie delle informazioni riguardo alle riprese del Pirata: il fatto che la Aliberti la canti mi preoccupa parecchio. Ecco una che imita la Callas facendo danni seri a quella musica. Tempo fa Philip Gosset mi aveva detto che aveva scritto le cadenze e le variazioni per il Pirata, sperando che quest'opera - a mio avviso molto ricca di cose belle - riuscisse finalmente a decollare. Ma senza soprano e soprattutto senza tenore è tutto inutile. La prima volta che ho ascoltato Il pirata è stato proprio nell'incisione Callas/Rescigno: impressione: 2-3 cose magnifiche, il resto maldestro. Poi ho sentito Gavazzeni e l'opera mi è piaciuta. Poi ho preso lo spartito e l'ho messo sul pianoforte e ho capito che siamo lontani anni luce da un esecuzione belliniana di quest'opera. Quanto alla Straniera, non sapevo che la Callas volesse cantarla e alla fine mi dispiace che non l'abbia fatto, anche se un'interpretazione abbastanza "callasiana" mi pare quella di Renata Scotto, nell'incisione diretta da Sonzogno. Anche qui però il discorso è lo stesso: una grande interprete che ti risolve in modo sublime 2-3 pezzi e poi? Un'opera variamente massacrata, per me sinceramente inascoltabile in quell'edizione. In scena non l'ho mai vista, ma ho l'impressione che funzionerebbe. I recitativi non sono lunghi, si presta a soluzioni scenografiche più interessanti del Pirata e ha una maggiore continuità drammatica, anche se a mio avviso la musica è meno bella. Poi cosa sia interessante drammaturgicamente è difficile da stabilire. Di Bellini si fanno parecchio i Capuleti, che pure ha un taglio terribilmente convenzionale (sin dalla sinfonia!), senza le trovate che invece ci sono nella Straniera, però ci sono Giulietta e Romeo, e non ci sono grosse difficoltà vocali.<br/>
Torno ai tuoi esempi di cabalette tagliate e poi ti saluto: le cabalette di Germont, Alfredo e Leonora (la seconda) credo le tagliò lo stesso Verdi per la Francia, e si poteva fare, tanto più nel caso di quest'ultima, dato che l'impressionante espansione del tempo in mezzo (il Miserere) forniva da sé un eccellente finale. Cabalette ne tagliò anche nel nuovo Simon. Altra cosa però è tagliare la ripresa. Certo con Verdi variare diventa ben difficile, ma in fondo lo era già con Bellini e Donizetti, il più delle volte, tanto è vero che le variazioni di tradizione sono rossiniane. E questo è il vero problema: introdurre variazioni più sottili, forse alla Chopin, non d'agilità ma d'espressione e di fraseggio, lavorando sulle appoggiature, le dinamiche, i rubati. Riguardo alla cabaletta del Duca di Mantova, ti riferisci alle esecuzioni anni 1950? non dell'epoca di Verdi, immagino. Anche a me piace molto! Ciao --~~~~
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