Area naturale Baia di Ieranto: differenze tra le versioni

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Nei luoghi più umidi si trova l'acanto (Acanthus mollis), la cui foglia decora i capitelli corinzi dei templi greci e sulle rocce l'ombelico di Venere (Umbilicus rupestris) il cui nome deriva dalle foglie orbicolari e depresse al centro.
Spesso la macchia è stata sostituita dagli olivi (Olea europea).
Nelle stazioni più assolate la macchia diviene gariga per la predominanza di specie xerofile, adatte a microclimi caldi e aridi, che danno luogo a cespugli più bassi. In questi luoghi si trovano: la centaura cenerina (Centaurea cineraria), il cisto (Cistus incanus), la ginestra spinosa (Genista germanica), il ginepro fenicio (Juniperus phoenicea), l'elicriso italico (Helichrysum italicum), la fillirea (Phillyrea angustifolia e P. latifolia), la smilace (Smilax aspera), l'asfodelo (Asphodelus fistulons), l'ampelodesma (Ampelodesmosmpelodesmos mauritanicamauri tanica), una graminacea dalle foglie taglienti. In primavera è possibile ammirare un raro convolvolo (Convolvulus cneorum), presente in poche dell'Italia meridionale.
Una particolarità è la presenza di esemplari di agave (Agave americana), pianta esotica, originaria dell'America Centrale, ma che sì è naturalizzata alle nostre latitudini.
Tra le specie spontanee aromatiche, utilizzate anche in cucina, sono da annoverare il rosmarino (Rosmarinus officinalis), il finocchio comune (Foeniculum vulgare) e il cappero (Capparis ovata), abbarbicato alle rocce calcaree.