Storia di Bobbio: differenze tra le versioni
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Il cenobio sorgeva su un'area demaniale concessa dal sovrano e in sostanza si amministrava autonomamente. L'abate, a cui i re longobardi avevano concesso ampie prerogative di governo, una specie di ''Governo abbaziale'', intratteneva rapporti piuttosto stretti con la Corte. Si ipotizza che l'[[Editto di Rotari]] ([[643]]) sia stato, almeno in parte, preparato da alcuni monaci bobbiesi nel monastero.
Il patrimonio fondiario del monastero (come quello di molte altre istituzioni ecclesiastiche dell'epoca) crebbe divenendo il grande e ricco [[Feudo monastico di Bobbio]] che oltre alla parte centrale unita in un latifondo (nella zona della [[Val Trebbia]], dell'Oltrepò, della [[Val Curone]], della [[Valle Staffora]], della [[Val Tidone]], della [[Val d'Aveto]] fino in [[Liguria]] e [[Toscana]], ma anche nel [[Monferrato]], nelle [[Langhe]] fino a [[Torino]]) era anche formato da terreni e piccoli feudi sparsi per tutta l'Italia settentrionale, dalle coste del [[Mar Ligure]] al [[Piemonte]] e al [[lago di Como]], al [[lago di Garda]] (priorato di [[Bardolino]]), le zone del [[Ticino (fiume)|Ticino]] e del [[Po]], fino all'[[Adriatico]], con una flotta di imbarcazioni che collegavano Pavia con la [[Svizzera]] e per il Po i possedimenti sul [[Mincio]], di [[Mantova]], di [[Comacchio]], [[Ferrara]], [[Ravenna]], [[Venezia]] ed [[Ascoli Piceno]], ma anche sul mare con i porti liguri di [[Moneglia]] e [[Porto Venere]].
Vi furono possedimenti nel Lodigiano ([[San Colombano al Lambro]]), nella Val Pellice ([[Bobbio Pellice]]), in [[Valsassina]] ([[Piani di Bobbio]]), in Liguria ([[San Colombano Certenoli]]), lungo la zona appenninica per la ''[[Via degli Abati]]'' (antica [[Via Francigena]]) da Bobbio passando per Bedonia, Bardi, Borgo Val di Taro, Berceto, la Cisa e Pontremoli, in Lunigiana, nella Val Fontanabuona, nella Val di Vara e la Magra ed in Garfagnana, ecc.
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Il feudo ebbe la protezione imperiale e papale e l'abate era ''nullius dioeceseos'' ([[Abbazia territoriale]]) e dal [[643]] vi era anche la carica di [[Abate mitrato]], e fu difeso anche dagli [[Obertenghi]].
Per collegare i vari appezzamenti, i monaci avevano a loro disposizione pure una flotta di imbarcazioni, a cui nell'[[860]] venne concesso il libero transito sul fiume [[Po]] e sul [[Ticino (fiume)|Ticino]], favorendo il collegamento con Pavia e con i propri possedimenti del [[Mincio]], di [[Comacchio]] e di [[Venezia]].
Nell'[[862]] l'estimo bobbiese del monastero fornisce i seguenti dati: dipendevano dai monaci 350 massari e 300 livellari, sul territorio si potevano allevare 5500 maiali, si producevano 1600 carri di fieno, 3000 libbre di olio, 14000 moggi di cereali, 2000 anfore di vino. I pagamenti in denaro rendevano 220 soldi.
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