Ardenza: differenze tra le versioni
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==Storia== 
===Dalle origini al Settecento=== 
In antichità il territorio d'Ardenza era sommerso dalle acque; intorno emergevano solo le alture delle attuali [[Colline livornesi]]. Gli studi geologici della zona fanno risalire il territorio emerso alla fase di Wuerm della quarta glaciazione del Pleistocene (25-11 milioni di anni fa) come terreno di recente formazione. Verso il [[1854]] in occasione dello sbancamento della collinetta chiamata Monte Tignoso, in località "Buca delle Fate" furono rinvenuti numerosi manufatti, databili attorno al periodo del [[neolitico]] e del [[eneolitico]], costituiti da ossa lavorate, corna di cervo, frammenti di ceramiche, di rame e numerosi resti di animali esotici (ippopotami), allora abitanti la zona che aveva un clima più caldo e umido di oggi. Non mancano ritrovamenti di epoca più tarda, come una [[necropoli]] romana del [[III secolo d.C.]], rinvenuta solo nel [[1992]] tra l'abitato d'Ardenza e l'entroterra (Collinaia).<ref>R. Ciorli, D. Ghelardi, ''Aspetti architettonici di Ardenza dalle origini ai giorni nostri'', in ''Progetto Ardenza'', Livorno, s.d., p. 5.</ref> 
Si ritiene con una certa sicurezza che nel basso impero romano la zona fosse andata spopolandosi se il [[papa Silvestro I]] chiese all'imperatore Costantino di autorizzare l'apertura di un piccolo [[Chiesa di San Jacopo in Acquaviva|eremo a San Jacopo]] per il ricovero dei vari eremiti che vivevano nei boschi dell'Ardenza. 
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Dopo secoli di silenzio, si parla di Ardenza come un'antichissima pieve di San Paolo di Villa Magna, di cui si ha notizia nell'[[823]], dove Villa Magna indica un importante agglomerato di case. 
Documenti coevi registrano che nel [[942]] Martino era pievano dei "SS. Paolo et Giovanni de Lardentia". Intorno alla pieve di San Paolo si sviluppò un importante borgo prossimo al mare; la pieve comprendeva varie cappelle e chiese come quelle di [[Chiesa di San Martino (Livorno)|San Martino]] di [[Salviano]], San Paolo di [[Coteto]], San Felice di Oliveto, l'eremo di Santa Maria della Leccia. Tutta la zona circostante era coperta da una fitta  macchia, conosciuta come "Selva di Treulo" di proprietà della Mensa arcivescovile di [[Pisa]]. Verso l'anno [[1000]] la pieve fu denominata come "Sancto Felice de Ardentia", quale una delle quattro pievi esistenti nel distretto del piano di [[Porto Pisano]], compreso tra [[Stagno (Collesalvetti)|Stagno]] e [[Montenero (Livorno)|Montenero]], fittamente popolato e florido. Sotto la dominazione pisana, Ardenza era un comunello con propri consoli. Alla metà del [[XIII secolo]] la zona venne devastata e spopolata da alcune scorrerie di corsari barbareschi e dalla spedizione di [[Carlo d'Angiò]], re di [[Napoli]] ([[1267]]) contro Pisa [[Guelfi e ghibellini|ghibellina]]. L'esistenza della pieve è tuttavia ancora confermata nel [[1292]], sia pure povera ed in misere condizioni (Plebi de Lardenza, sive cappellis S. Felicis quia nihil habet), dai documenti che indicano il suo obbligo ad inviare un fante per l'esercito pisano.<ref>M.L. Ceccarelli Lemut, ''Il territorio livornese nel Medioevo. Villaggi, castelli, pievi, chiese'', in ''Archeologia e territorio livornese'', atti del II seminario, Livorno 2003, p. 85.</ref> 
Fu proprio ad Ardenza che, secondo la tradizione, la [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] apparve ad un pastore il [[15 maggio]] [[1345]], dando quindi origine alla fondazione di un primo [[Santuario della Madonna delle Grazie (Livorno)|Santuario]] sul vicino colle di [[Montenero (Livorno)|Montenero]]. 
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Nell'ambito del programma difensivo delle coste toscane, il granduca [[Ferdinando I de' Medici]] fece erigere nel [[1595]], presso la foce del [[rio Ardenza]], una piccola torre di avvistamento (andata distrutta durante l'[[seconda guerra mondiale|ultima guerra mondiale]]). 
La torre a pianta quadrata si elevava su tre piani; si accedeva al primo piano mediante una scala esterna sul lato est. Intorno, era affiancata da piccole costruzioni ad un piano che fungevano da abitazione del castellano, da forno, stalle e approdo coperto. Vi risiedeva un comandante con quattro cavalleggeri, finché, sotto il governo del granduca [[Leopoldo II del Sacro Romano Impero|Pietro Leopoldo]] venne disarmata.<ref>R. Ciorli, ''Livorno, storia di ville e palazzi'', Pisa 1994, p. 133.</ref> 
Nel [[XVIII secolo]] i terreni di Ardenza erano ripartiti in grosse proprietà quali la Tenuta di Salviano, Tregolo e Cala Mosca, la fattoria de La Rosa, la tenuta della [[Certosa di Pisa|Certosa di Calci]], il podere di Santa Lucia con mulino sul rio Felciaio, dato a livello dalla Certosa ai Michon. 
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