L'amico devoto: differenze tra le versioni

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Proprio dopo uno di questi inverni - Hans aveva venduto quasi tutto, non aveva avuto abbastanza soldi per comprarsi da mangiare - il mugnaio si ripresentò alla sua porta di casa e chiese ad Hans cosa avesse fatto. Questi rispose che aveva dovuto vendere tutto, perfino i suoi bottoni d'argento e ora voleva rifarsi vendendo più fiori possibili e ricomprandosi una carriola. Il mugnaio disse che non c'era problema, la carriola gliela poteva dare lui, in cambio di qualche favore e molti fiori; certo, era una carriola rotta da un lato, vecchia e arrugginita, ma era "ovvio" che questa valesse molto di più dei fiori.
 
Hans, ovviamente, accettò e dal giorno dopo fu sfruttato dal mugnaio che, dicendo di essere un buon amico e di avergli promesso la carriola, lo costringeva a fare i lavori più disparati, sentendosene in diritto. Ogni giorno i bei fiori di Hans appassivano finché, una notte il mugnaio non bussò alla sua porta dicendogli che suo figlio era caduto e si era fatto male e che, a causa della bufera, non ce la faceva ad andare dal medico. Allora Hans, come al solito costretto dalla tattica dell' "io-ti-ho-promesso-la-carriola" ma felice di avere un così buon amico si recò dal medico e lo chiamò. Ma la fortuna non era dalla sua parte, così che, sulla strada del ritorno si perse negli acquitrini e affogò in una buca. Al funerale c'era il suo amico in prima fila, che diceva che non avrebbe più fatto buone azioni a nessuno, perché a essere buoni ci si rimette sempre.
 
La storia finisce di nuovo nella palude, dove lo scocciato topo dice di aver perso tempo ascoltando questa storia.