Italia nella seconda guerra mondiale: differenze tra le versioni

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L'entrata in scena dell'Italia nel secondo conflitto mondiale portò la guerra anche in [[Africa]] nelle colonie italiane della [[Libia italiana|Libia]] e dell'[[Africa Orientale Italiana]]. All'inizio delle ostilità il comando supremo delle truppe italiane in Libia era affidato al governatore generale [[Italo Balbo]]. In Libia si trovavano due armate: la Quinta, comandata dal generale [[Italo Gariboldi]], al confine con la Tunisia, composta da 8 divisioni, 500 cannoni, 2.200 autocarri e 90 carri leggeri da 3 tonnellate; al confine egiziano c'era la 10ª armata del generale Berti, con 5 divisioni, 1.600 pezzi d'artiglieria, 1.000 autocarri e 184 carri leggeri. In totale 220.000 uomini<ref>[[Giorgio Bocca]], ''Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-1943'', Mondadori; pagina 172</ref>. La 5ª squadra aerea, agli ordini del generale Porro, era costituita da 315 aerei da guerra. I francesi avevano 4 divisioni al confine tunisino, subito tolte dalla lotta dall'uscita di scena della Francia; le forze inglesi in Egitto ammontavano a circa 36.000/42.000 uomini<ref>[[Giorgio Bocca]], ''Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-1943'', Mondadori; pagina 174</ref>.
 
A Balbo, abbattuto dalla contraerea italiana il 20 giugno, appena dieci giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia, succedette il maresciallo [[Rodolfo Graziani]]. Per qualche tempo in Africa settentrionale non vi furono battaglie, ma solo scaramucce e incursioni di di mezzi blindati e camionette inglesi. Questa fase terminò il [[13 settembre]] 1940, quando Graziani attraversò il confine con l'Egitto con le forze della 10ª armata giungendo il 16 settembre a [[Sidi el Barrani]], circa 95 km oltre il confine, e lì si fermò a lungo per preparare una nuova offensiva. Non ci fu vera battaglia: gli inglesi, che si erano ritirati senza quasi opporre resistenza, persero 50 uomini; gli italiani 120.<ref>[[Giorgio Bocca]], ''Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-1943'', Mondadori; pagina 185</ref>.<ref name="Enciclopedia dell'Aviazione vol 2" /> In Africa Orientale, nella prima metà di luglio, gli italiani attaccarono verso il Sudan, respingendo un attacco inglese contro la cittadina eritrea di [[Metemma]]<ref>Laura Marengo ''Impero addio'', Ed. Fratelli Melita Editori - La Spezia 1988, capitolo. Il provvisorio ritorno a Cassala, pag. 111 "1940, primi giorni di guerra. Il bollettino n.25 annuncia:"...Nell'Africa Orientale, le nostre truppe, respinto l'attacco su [[Metemma]], sono passate alla controffensiva occupando la posizione fortificata di [[Gallabat]], in territorio del [[Sudan Anglo-Egiziano|Sudan anglo-egiziano]]. Più a nord, superata una tenace resistenza, è stata occupata Cassala."</ref> ed occupando Cassala (a 20&nbsp;km dalla frontiera con l'Eritrea e difesa dalla [[Sudan Defence Force]]), il piccolo forte britannico di [[Gallabat]] (circa 320&nbsp;km (200 miglia) a sud di Cassala), e i villaggi di Ghezzan, [[Kurmuk]] e Dumbode sul [[Nilo Azzurro]]<ref>Andrea Molinari, ''La conquista dell'Impero. 1935-1941 La guerra in Africa Orientale''; Hobby & Work, pagina 114</ref>.
 
Dopo i successi nel Sudan, le truppe italiane passarono all'offensiva sulla frontiera col [[Kenia]] per eliminare il saliente di Dolo, che si incuneava fra Etiopia e Somalia, riuscendo ad occupare Fort Harrington, [[Moyale]] e [[Mandera]], spingendosi verso l'interno per oltre 100 chilometri<ref>[[Arrigo Petacco]], ''La nostra guerra 1940-1945. L'avventura bellica tra bugie e verità'', Mondadori; pagina 30</ref>. Alla fine di luglio le forze italiane raggiunsero Debel e [[Buna]]. Quest'ultima località, a un centinaio di chilometri dal confine, segnò la punta massima della penetrazione italiana in Kenia. A oriente, il 3 agosto, iniziò la [[conquista italiana della Somalia britannica|conquista della Somalia britannica]]; le forze italiane, comandate dal generale [[Guglielmo Nasi]], portarono a compimento la campagna con l'occupazione di [[Berbera]], la città principale, il [[19 agosto]].