Assedio di Messina (1848): differenze tra le versioni
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== Conclusione ==
La sconfitta degli insorti a Messina segnò praticamente le sorti della rivolta siciliana del 1848, con esiti politici di grande portata. È impossibile calcolare il numero di morti avutosi nel corso della durissima battaglia, durata per nove mesi e conclusasi con una serie di combattimenti d’eccezionale violenza. Commenta il Pieri: “In verità la difesa di Messina era stata veramente epica; per tre volte la spedizione accuratamente preparata e con forze tanto soverchianti era stata sul punto di risolversi in un fallimento. La città era semidistrutta; eppure il bombardamento non l'aveva domata e i difensori s'erano battuti fino all'estremo; cosicché si può ben dire che, malgrado l'insufficienza e la mancanza di capi, la città non si era arresa. Essa la sera del 7 settembre era tutta un incendio e ancora i vincitori paventavano nuove disperate sorprese.”
La stessa ''Relazione delle operazioni militari di Messina nel settembre 1848'', pubblicata a Napoli nel 1849 a cura dello stato maggiore borbonico, ammette che il bombardamento ebbe effetti devastanti su Messina.Essa così descrive gli effetti del fuoco dell’artiglieria regia contro la città nelle giornate della battaglia finale:
“Cominciata l’alba del giorno 4 il bombardamento […] ricominciò colla stessa rabia del giorno precedente; il fuoco ripigliato all’alzarsi del Sole, fu intermesso soltanto a notte buia. La condizione della Città, mercé questo rinnovato attacco era oltremodo misera e compassionevole. […] non altro si scorgeva che fumo e caligine, non altro si udiva che fragore e scoppio di artiglierie; qual danno, e quanta ruina abbia subìta Messina posta in mezzo a tanto conflitto, è più agevole immaginarlo che dirlo; i quartieri che si trovavano più vicini alle batterie che scambiavano il loro fuoco non presentavano più che mucchi di rovine”
Il giorno seguente il bombardamento sarebbe stato ancora più violento e distruttivo: “Più orrenda e più sanguinosa delle due già descritte fu la giornata del 5; il fuoco si cominciò innanzi l’alba; […] Coll’inoltrarsi del giorno il bombardamento si faceva più attivo; il fuoco dei Forti, un dopo l’altro incominciato sulle colline, e simultaneamente dai vari punti della Cittadella, era sì violento e continuo, che non lasciava un momento di riposo: esso cagionava un fumo densissimo che involveva tutto in densa caligine, e la Città pareva bruciasse interamente; durante questo tristo spettacolo fino a sera le case venivano scosse dalle molteplici detonazioni, e gli abitanti fuggivano da esse, sì perché incendiate, sì perché cadute in rovina.” (''Ibidem'', pp. 9-10). Al momento poi della conclusione del lunghissimo assedio, “l’interno della Città pareva fosse un vulcano; dense nubi di fumo nerissimo, si elevavano da tutte le parti” (''Ibidem'', p. 37).
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