Assedio di Messina (1848): differenze tra le versioni

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Questo periodo era impiegato dalle autorità provvisorie siciliane per cercare di costituire un esercito regolare. I primi reparti costituiti avevano una divisa formata da una blusa di colore blu scuro, berretto dello stesso colore con coccarda tricolore, mostrine rosse, pantaloni di colore grigio. Il popolo soprannominò da subito questi militari col nome di “camiciotti” per la blusa che indossavano e così furono tramandati alla storia. Le unità regolari erano poi affiancate dalla Guardia nazionale, dagli irregolari delle squadre provenienti dall’entroterra ed all’occorrenza dal puro e semplice afflusso di cittadini di Messina. Erano invece pochi gli ufficiali con valida preparazione tecnica, indispensabile specialmente per il tipo di guerra d’assedio che si svolgeva, in cui il genio e l’artiglieria, le cosiddette “armi dotte”, erano basilari. Inoltre il comando degli insorti aveva problemi organizzativi.
 
[[File:Trinacria_sbranata.jpg|thumb|]]
== Terza fase. 17 aprile/24 agosto ==
La fragile tregua era interrotta dai borbonici, che il 17 aprile sferravano un altro pesante bombardamento sulla città, tirando dalla Cittadella e da forte san Salvatore. Giungevano frattanto grossi rinforzi di uomini e munizioni ai regi, che riprendevano a bombardare il 21 aprile. Quel giorno era il Venerdì Santo della Settimana pasquale ed i cittadini di Messina erano tutti riuniti nelle chiese per le funzioni religiose, confidando in una tregua nei bombardamenti per la santità del giorno: “La mattina del dì 21, solennità del Venerdì Santo, in tutta sicurezza di tregua per la santità del giorno, la popolazione si affollò nelle chiese e per le vie com’è costumanza, quando tutto a un tratto un terribile bombardamento fu cominciato contro la città, il quale durò fino a notte avanzata”.<ref>Giuseppe La Farina, ''Storia della rivoluzione siciliana e delle sue relazioni coi governi italiani e stranieri. 1848-1849'', Milano 1860, p. 319.</ref>