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Negli ultimi anni cinquanta, però, incominciarono a sorgere dei problemi economici, in parte anche a causa della diminuzione generale della domanda per il lavoro nel mercato mondiale dei prodotti agricoli. [[Inflazione]] e [[disoccupazione]] aumentarono fino ad assumere dimensioni preoccupanti, e le condizioni di vita dei lavoratori uruguayani si deteriorarono decisamente. Questa crisi dell'[[economia]] portò a scontri e guerriglie urbane, guidate dal movimento di estrema sinistra dei [[Tupamaros]]. Nel [[1965]] la svalutazione monetaria causò proteste e agitazioni, ma il tutto fu sedato dal governo dei blancos. Il seguente governo colorado, condotto da [[Óscar Diego Gestido]], cercò di migliorare la situazione economica ponendo un freno all'inflazione, ma senza successo; dopo la morte di Gestido nel [[1967]] cominciò il governo di [[Jorge Pacheco Areco]], che suscitò dure proteste a causa del suo orientamento molto conservatore.
 
La crisi generale dello Stato si fece sempre più preoccupante: con misure varie il governo Areco provò a limitare le azioni di rivolta, specie quelle dei Tupamaros, tuttavia gli scontri e le violenze non parvero cessare. Nel [[1971]] andò al governo un colorado, [[Juan Maria Bordaberry]], deciso a fermare i Tupamaros. Per far questo dovette contare sull'esercito e per reprimere le rivolte si ricorse nel [[1972]] a parecchi arresti. Il [[27 giugno]] [[1973]] Bordaberry guidò un [[colpo di stato]] militare non violento. Sciolto il parlamento e ottenuto il supporto di una giunta militare, il dittatore represse le proteste, fomentate soprattutto da sindacati e studenti, e mise fuori legge i partiti di sinistra.
L'economia continuò a peggiorare, anche perché l'apparato militare in questo periodo assorbì la metà delle spese statali. I Tupamaros furono isolati nelle prigioni e sottoposti ad atti di tortura. Nel [[1976]] Bordaberry fu destituito a sua volta da un golpe dei militari, che però rimasero al potere occupando incarichi politici e conservando il regime. Egli fu sostituito da [[Alberto Demicheli]] prima e [[Aparicio Méndez]] poi, quest'ultimo scelto dalla giunta militare al potere. Ma il clima interno non cambiò. Dal 1976 il regime incominciò a volgere al termine, un chiaro segno fu la sconfitta nel [[1980]] al [[referendum]] sulla modifica della [[costituzione]]: il 57,2% dei voti furono contrari. Questo dimostrava l'impopolarità del governo militare, accentuata dalle difficili condizioni economiche.