Assedio di Messina (1848): differenze tra le versioni
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Messina fu anche travagliata dall’operato di criminali comuni inviati da re Ferdinando II in Sicilia contro gli insorti e che dopo aver tormentato per mesi i Siciliani con azioni brigantesche (delitti, violenze, furti ecc.) si diedero al momento della caduta della città al suo saccheggio, giungendo con piccole imbarcazioni dalla Calabria per fare bottino.<ref>Carlo Gemelli, “''Storia della siciliana rivoluzione del 1848-49''”, Bologna 1867, vol. II, pp. 35-36;http://www.comune.messina.it/turismo/storia-e-tradizioni/cenni-storici/il-periodo-borbonico.aspx </ref>
[[File:Fernando_II_de_las_Dos_Sicilias_2.jpg|thumb|right|250px|[[Ferdinando II]] a causa del bombardamento di [[Messina]], da lui ordinato, fu soprannominato "re bomba"]]
== Conclusione ==
La sconfitta degli insorti a Messina segnò praticamente le sorti della rivolta siciliana del 1848, con esiti politici di grande portata. È impossibile calcolare il numero di morti avutosi nel corso della durissima battaglia, durata per nove mesi e conclusasi con una serie di combattimenti d’eccezionale violenza. Commenta il Pieri: “In verità la difesa di Messina era stata veramente epica; per tre volte la spedizione accuratamente preparata e con forze tanto soverchianti era stata sul punto di risolversi in un fallimento. La città era semidistrutta; eppure il bombardamento non l'aveva domata e i difensori s'erano battuti fino all'estremo; cosicché si può ben dire che, malgrado l'insufficienza e la mancanza di capi, la città non si era arresa. Essa la sera del 7 settembre era tutta un incendio e ancora i vincitori paventavano nuove disperate sorprese.”<ref>Piero Pieri, ''Storia militare del Risorgimento'', Torino 1962, p. 518.</ref>
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