What'd I Say: differenze tra le versioni

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'''''What'd I Say''''' è una canzone del cantante [[rhythm and blues]] [[Ray Charles]], pubblicata nel [[1959]] come [[singolo discografico|singolo]] divisa in due parti. Venne improvvisata una tarda sera del [[1958]], quando Charles e la sua orchestra, nonostante avessero suonato l'intero repertorio, avevano ancora del tempo prima del termine del loro spettacolo; la reazione di gran parte del pubblico fu così entusiasta che Charles decise di inciderla.<ref name="history">{{Cita web|titolo=''Feb 18, 1959: Ray Charles records "What'd I Say" at Atlantic Records''|editore=history.com|url=http://www.history.com/this-day-in-history/2/18?catId=13|accesso=1821-0704-20102013|lingua=en}}</ref> Dopo una serie di successi [[R&B]], questo nuovo brano portò Charles nel ''[[mainstream]]'' della [[musica pop]] e segnò la diffusione di un nuovo sottogenere del ''rhythm and blues'', il [[soul]], unendo finalmente tutti gli elementi che Charles aveva creato dalla registrazione di ''[[I Got a Woman]]'' nel [[1954]]. Le influenze di [[musica gospel]], combinate con le allusioni sessuali nel testo, la resero non solo molto popolare ma anche motivo di controversie tra il pubblico, sia bianco che di colore. Permise a Ray Charles di ottenere il suo primo disco d'oro ed è stata una delle canzoni più influenti nella storia del rock.<ref name="rockhall">{{Cita|Aswell|p.70}}.</ref> Per il resto della sua carriera, Charles ha chiuso tutti i concerti con questo pezzo.<ref name="jackson">{{Cita web|cognome=Jackson|nome=Blair|url=http://mixonline.com/mag/audio_ray_charles_whatd/index.html|titolo="Recording Notes: Classic Tracks: Ray Charles' 'What'd I Say'|accesso=1821-0704-20102013|lingua=en|editore=mixonline.com|pagine=130-132}}</ref>
 
Nel [[2002]] è stata inserita dalla [[Biblioteca del Congresso]] nel ''National Recording Registry''<ref name="NationalR">{{Cita web|titolo=National Recording Registry - alphabetical listing by title|url=http://www.loc.gov/rr/record/nrpb/NRRcreditsbytitle.pdf|editore=[[Biblioteca del Congresso]]|accesso=3121-1204-20102013|formato=[[PDF]]|lingua=en}}</ref> e da ''[[Rolling Stone]]'' al decimo posto della sua lista ''[[lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone|The 500 Greatest Songs of All Time]]''.
 
==Contesto==
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==Accoglienza==
Nonostante i primi giudizi fossero tiepidi (ad esempio quello di ''[[Billboard]]''),<ref name="lydon164">{{Cita|Lydon|p. 164}}.</ref> la segreteria della Atlantic Records iniziò a ricevere chiamate dai [[distribuzione commerciale|distributori]]. Le stazioni radiofoniche si rifiutavano di metterla in onda perché troppo carica sessualmente, ma l'etichetta discografica non volle ritirare i dischi dai negozi. Come risposta alle lamentele, nel luglio 1959 venne pubblicata una versione meno "spinta" che portò il singolo alla posizione numero 26 della classifica in poche settimane. ''Billboard'' pubblicò una nuova recensione che a distanza di mesi, a differenza della prima, considerava l'opera come il più forte disco pop che l'artista avesse mai prodotto fino a quel momento.<ref name="lydon164"/> Alla fine ''What'd I Say'' raggiunse la prima posizione della classifica ''[[Hot R&B/Hip-Hop Songs|Hot R&B Sides]]'', la sesta della ''[[Billboard Hot 100]]'' e divenne il primo disco d'oro della carriera di Ray Charles,<ref name="fong">{{Cita web|url=http://www.rollingstone.com/music/news/the-rolling-stone-interview-ray-charles-19730118|titolo=''The Rolling Stone Interview: Ray Charles''|cognome=Fong-Torres|nome=Ben|data=18-01-1973|opera=[[Rolling Stone|RS]] 164|accesso=3121-1204-20102013|editore=rollingstone.com|lingua=en}}</ref> oltre alla canzone dai maggiori incassi per la Atlantic Records in quel periodo.<ref name="evans110"/>
 
Molte radio (sia di pubblico in prevalenza bianco che di colore) non vollero trasmettere il pezzo a causa del «dialogo tra il cantante e le voci d'accompagnamento che partiva in chiesa e terminava in camera da letto», citando le parole di un critico.<ref name="evans111"/> Le allusioni erotiche erano ovvie agli ascoltatori, ma c'era un aspetto più profondo della fusione tra la musica nera gospel e quella R&B che non piaceva al pubblico afroamericano: la musica, poiché faceva parte della società americana, rappresentava anche la [[segregazione razziale]], e molti lamentavano l'avvicinamento al gospel da parte di musicisti laici, oltre al fatto che venisse messo sul mercato per gli ascoltatori bianchi.<ref name="evans111">{{Cita|Evans|p. 111}}.</ref> Durante molti concerti negli anni sessanta gli organizzatori arrivarono al punto di chiamare la polizia, preoccupati che scoppiassero risse a causa della frenesia che scorreva tra la folla durante l'esibizione.<ref>{{Cita|Lydon|pp. 195, 204}}.</ref>