Galeazzo Ciano: differenze tra le versioni
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[[File:Processo Verona 1944.gif|thumb|right|280px|Galeazzo Ciano al processo di Verona]]
A opera di [[Alessandro Pavolini]]<ref>Pavolini era amico di Ciano con cui intratteneva una straordinaria confidenza. Pavolini deve in toto la sua carriera politica all'amicizia con il potente genero del Duce; da uomo discreto e riservato si trasformò, durante la R.S.I. in un fanatico giustizialista proprio contro Ciano, di cui forse temeva il ritorno in auge.</ref> si allestiva infatti il processo ai "traditori" del 25 luglio, e il voto al Gran Consiglio fu considerato [[alto tradimento]] (sebbene si trattasse giuridicamente di una grossolana forzatura, resa peraltro di improbabile giustificabilità procedurale con l'applicazione di norme penali retroattive) e, dopo un drammatico processo pubblico, noto come il [[processo di Verona]], Ciano venne riconosciuto colpevole insieme a Marinelli, Gottardi, Pareschi e al vecchio Maresciallo [[Emilio De Bono]] (oltre che a molti altri gerarchi [[contumacia|contumaci]]). L'[[11 gennaio]] [[1944]] avvenne la sua esecuzione al poligono di tiro di Verona, insieme agli altri quattro ex-gerarchi. La morte fu affrontata dal genero del Duce con grande fermezza d'animo e dignità. Ciano non venne ucciso immediatamente, fu necessario il [[colpo di grazia]] con due proiettili alla testa. Un cineoperatore tedesco realizzò dell'esecuzione un crudo filmato che, scomparso nel nulla durante i primi governi [[De Gasperi]], è stato ritrovato grazie a [[Renzo De Felice]].
Si è molto discusso se questa conclusione significò che Mussolini non volle proteggere il suo congiunto, o semplicemente che non poté, impaurito dalla probabile sconsiderazione agli occhi di Hitler. Il generale [[Karl Wolff]] alla domanda di Mussolini:"Se grazio mio genero, il Führer la prenderebbe male?" rispose:"Sicuramente si, Duce." Molti osservatori fanno notare che se Mussolini avesse commutato la [[condanna a morte]] di Ciano, lui stesso avrebbe perso ogni residua credibilità (tuttavia fu proprio [[Alessandro Pavolini]] a impedire che al Duce fossero inoltrate le domande di grazia, la notte precedente l'esecuzione). È noto che quando venne informata, Edda, sinceramente innamorata di Ciano, attraversò mezza Italia con mezzi di fortuna per raggiungere il quartier generale della RSI e quindi la prigione, ma tutti i suoi tentativi di soccorso, comprese le intuibili drammatiche suppliche al padre (che pure la teneva per figlia prediletta), furono vani.
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