Gilbert Romme: differenze tra le versioni

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Durante la sua permanenza nella Convenzione Nazionale, dal 21 novembre al 6 dicembre 1793 Romme partecipò al ''Comité de l'instruction publique'' (Comitato per la Pubblica Istruzione), dove fu presidente di una commissione scientifica alla quale parteciparono [[Joseph-Louis Lagrange]], [[Gaspard Monge]], [[Jérôme Lalande|Joseph Jerôme de Lalande]], [[Pierre Simon Laplace]] ed altri per la progettazione e lo sviluppo del nuovo [[calendario rivoluzionario francese|calendario repubblicano]] che fu approvato il 5 ottobre 1793. <ref>A. Galante Garrone, ''Op.cit.'' p.405 </ref>
 
L'estremizzazione della repressione giacobina durante il Terrore <ref> Del periodo del [[Regime del Terrore|Terrore]], rimase vittima anche [[Fabre d'Églantine]], il letterato ideatore dei nomi dei mesi e dei giorni del nuovo calendario che sopravvisse sino all'inizio del [[1806]] quando venne soppresso da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], che ripristinò il [[Calendario gregoriano|Calendario Gregoriano]] tuttora in uso. Il calendario rivoluzionario tornò temporaneamente in uso durante la [[Comune di Parigi (1871)|Comune di Parigi]] per datare a partire dal 5 maggio/15 florile i decreti emanati.</ref>, segnata dall'approvazione della maggioranza dei membri del [[Comitato di salute pubblica]] della [[Legge del 22 Pratile anno II]] (10 giugno [[1794]]), (Loi de Prairial - Legge del Pratile) che sanciva la privazione per gli accusati del diritto di difesa e di ricorso in appello nel [[Tribunale rivoluzionario]], causòfu ilall'origine del [[Reazione termidoriana|colpo di stato del 9 termidoro dell'anno II]] (27 Luglio 1794), che portò alla caduta di Robespierre e al ritorno dei Girondini.
 
Quando i sanculotti, che chiedevano pane e il ripristino della costituzione giacobina, occuparono con la forza la Convenzione il mese di Pratile dell'anno III (20 maggio 1795), Romme si schierò a favore delle loro richieste e per questo fu arrestato assieme ad altri deputati Montagnardi.<ref>''Storia moderna'', Donzelli Editore, 1998 p.573</ref> In attesa che si tenesse il loro processo, gli imputati decisero di suicidarsi nel caso fossero stati condannati a morte.