Scienze cognitive: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Nicolas_P._Rougier's_rendering_of_the_human_brain.png|thumb|right|320px|La rappresentazione del [[cervello|cervello umano]]]]
Con il termine '''scienze cognitive''' si definisce l'insieme di discipline che hanno come oggetto di studio la [[cognizione]] di un sistema [[pensiero|pensante]], sia esso naturale o artificiale.
Esse comprendono diverse discipline che pur operando in campi differenti coniugano i risultati delle loro ricerche al fine comune di chiarire il funzionamento della [[mente]].
 
Esse sono la [[neurofisiologia]], la [[neuroscienza cognitiva]], la [[psicologia cognitiva]], l'[[intelligenza artificiale]] (AI), la [[linguistica cognitiva]] e la [[filosofia della mente]], ma si vanno spesso ad esplorare territori di confine con l'[[antropologia]], la [[genetica]], l'[[etologia]], l'[[economia]] (si pensi alla [[teoria dei giochi]]) e persino l'[[arte]].
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==Multidisciplinarità==
Un'interessante esemplificazione grafica della complessità delle scienze cognitive si ha nel loro "esagramma":[[Image:Hexagramme cognitiviste 2.png|thumb|center|320px|Le discipline scientifiche che costituiscono le "scienze cognitive" ed i loro rapporti interdisciplinari. I tratti pieni rappresentano le discipline tra le quali esistevano già dei collegamenti scientifici prima della nascita delle scienze cognitive; quelli tratteggiati le discipline i cui relativi collegamenti si sono sviluppati come conseguenza]]
Le scienze cognitive in generale si occupano delle modalità di formazione del [[pensiero]], dell'[[emozione]], dell'[[immaginazione]], dell'[[intelletto|intellezione]] e della [[creatività]]. Quest'ultimo aspetto è messo in evidenza da Paolo Legrenzi, che guarda soprattutto alle capacità di un ''homo'' "faber" piuttosto che "cogitans". Egli scrive infatti: «Le ''Scienze cognitive'' sono il campo di studio di tutto ciò che ha a che fare con le capacità creative dell'uomo e con gli artefatti da lui creati.»<ref>P.Legrenzi, ''Prima lezione di scienze cognitive'', Laterza 2002 </ref>.
 
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===Origini===
Qualcuno{{senza fonte}} vede le origini dell'indagine sul funzionamento della mente nella logica matematica, col suo intento di universalizzazione e schematizzazione del ragionamento; sono coloro che fanno risalire a [[David Hilbert]] e al suo [[Entscheidungsproblem]] il primo nucleo cognitivista. La necessità di dimostrare la coerenza della matematica al suo interno richiedeva un'universalità e un'analiticità del ragionamento che è stata vista come il movente principale dei successivi sviluppi. In realtà le scienze cognitive nascono come multidisciplinari verso l'inizio degli anni '80 negli USA e si muovono prevalentemente in molte altre direzioni, neurofisiologiche, psicologiche, filosofiche, ecc.
 
Sotto il punto di vista logico-matematico oltre a [[Kurt Gödel]], anche [[Alan Mathison Turing]] ha dato una sua dimostrazione dell'indecidibilità della matematica, ma egli emerge soprattutto per la sua "macchina pensante". Essa è una [[macchina di Turing|macchina ideale]] che sarebbe in grado di eseguire qualunque [[algoritmo]] (in questa fase non ci si preoccupa del tempo necessario a farlo). Essa, nella sua variante più complessa (la [[macchina di Turing universale]]), riunisce più [[macchina di Turing|macchine di Turing]], somigliando così parecchio all'attuale [[computer]], che calcola appunto diversi algoritmi (si potrebbe associare ogni macchina di Turing ad un programma gestito da un odierno calcolatore). Turing dimostrò che '''non è possibile per una siffatta macchina calcolare la veridicità di ogni proposizione matematica'''. La macchina creata per questa dimostrazione ebbe però molti più utilizzi: oltre al contributo dato all'informatica, anche gli psicologi ed i filosofi iniziarono ad interessarsene, convinti che '''anche la mente potesse operare per algoritmi'''.
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Una critica sul fronte opposto del dipolo comportamentismo-riduzionismo (o teoria dell'identità, secondo le versioni) venne da [[Hilary Putnam]]. Il [[filosofo]] statunitense criticò la teoria dell'identità servendosi di un famoso [[gedankenexperiment]], l'[[esperimento dei superspartani]].
Queste (ed altre) critiche contribuirono a demolire l'edificio comportamentista e a spingere verso qualcosa di nuovo, cosa di cui si rese conto [[George Armitage Miller]] l'[[11 settembre]] [[1956]], dopo aver lasciato un convegno sull'argomento. Quel "qualcosa di nuovo" erano le scienze cognitive.
 
==Le idee di base==
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===La ragione come calcolo===
Viene tuttavia conservata l'idea a monte del comportamentismo, cioè che la ragione possa essere ricondotta in ultima analisi a puro calcolo (quindi alla concezione del [[cervello]] come [[macchina di Turing]]). Questa tesi è vista oggi perlopiù come un [[riduzionismo]] cognitivo che elimina ([[eliminativismo]]) aspetti delle funzioni mentali non riducibili alla meccanicità del calcolo.
 
Si vede in questo senso il cervello (così come un computer) come un '''manipolatore di simboli''': ogni informazione è un [[simbolo]], e viene elaborata seguendo regole codificate e ben precise. La base della conoscenza quindi è, come sostiene [[Noam Chomsky]] oggi e come disse già [[Kant]] trecento anni fa, formata da regole e, in senso più moderno, da [[informatica|istruzioni informatizzate]].
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===Le forme a priori della mente===
Per giustificare questa concezione si [[postulato|postula]] l'esistenza di forme a priori simili a quelle [[kant|kantiane]] che si fanno garanti della conoscibilità dell'ambiente esterno e della cognizione. Esse sono indipendenti dall'esperienza (poiché è essa a fondarsi su queste strutture) e sono enti sì mentali (quindi interiori) ma reali.
Come si può notare, le scienze cognitive devono molto all'opera del filosofo tedesco, ed infatti [[Jerry Fodor]], le presenta come "un'indagine sperimentale sulle radici della Critica della Ragion Pura di Kant".
 
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Un esempio di ciò potrebbero essere i seguenti simboli:
54, LIV, "Cinquantaquattro", "Fifty-four" o (5x10)+4.
Essi rimandano tutti alla medesima conoscenza, ma sono ''simboli'' differenti per rappresentare tale conoscenza. Potrebbero essere distinti anche a livello neurobiologico: fare operazioni con i numeri romani è più arduo che con i numeri arabi, e la differente difficoltà potrebbe portare a diverse configurazioni elettriche nel cervello.
 
Il livello I è solo semantico, mentre il livello II è solo simbolico: una frase senza senso ma grammaticamente impeccabile ha problemi solo al livello I, mentre l'inglese di un principiante, pur causando problemi al livello II, può far comunque arrivare l'informazione che si voleva trasmettere. Bisogna inoltre considerare che possono esistere più algoritmi per ottenere la medesima soluzione (per esempio per fare una moltiplicazione si può fare mentalmente con le tabelline, oppure sommare lo stesso numero a sé stesso n volte, dove n è il secondo numero, o ancora usare una calcolatrice, che fa uso di un algoritmo ancora differente: il risultato sarà sempre lo stesso). Non c'è quindi una corrispondenza biunivoca tra algoritmi e soluzioni: una sola soluzione, tanti algoritmi.
 
Allo stesso modo, in psicologia cognitiva si considera ogni livello indipendente da quelli più bassi. Così come le conoscenze non dipendono dai simboli, le conoscenze ed i simboli insieme non dipendono dal livello materiale, per cui è possibile utilizzare gli stessi livelli I e II su un differente livello III (un automa, per esempio). Questa è la giustificazione del fatto che la [[teoria dell'identità]] è erronea e che si può (e anzi si deve) fare scienza separando i due ambiti.
 
==Funzioni e modelli==
L'iniziatore di una modellistica cognitiva delle funzioni mentali può essere considerato [[Ulric Neisser]], che partendo da premesse di tipo psicologico ha poi elaborato molti fondamenti delle moderne scienze cognitive contro il riduzionismo di alcuni indirizzi neurofisiologici nel suo celebre testo ''Cognitive Psychology'' <ref>(Appleton-Century-Crofts, New York, 1967)</ref>. La sua innovatività consiste in una visione pluralistica delle funzioni mentali, che da un lato nega il dualismo, ma che dall'altro mostra l'inconsistenza dell'approccio riduzionistico.
 
All'inizio degli anni '80 [[Jerry Fodor]] pubblica il suo ''The modularity mind'' <ref>(Cambridge-Mass., MIT Press, 1983)</ref>, col quale propone una nuova modellizzazione delle funzioni mentali in cui vede i meccanismi cognitivi strutturati in maniera "modulare". Per Fodor la mente funziona "per moduli" derivanti da sistemi di ''input''; le funzioni mentali per Fodor sono pertanto "stimoli" all'operare del cervello in un certo modo o in un altro.
 
== Ricercatori famosi nelle scienze cognitive ==