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Affermazione poco lusinghiera, che già non spingeva l'ascoltatore ad avvicinarsi all'opera di un compositore come Joseph-Nicolas-Pancrace Royer. Effettivamente, se si getta un sguardo retrospettivo sulla produzione [[clavicembalo|clavicembalistica]] anteriore al 1746, data di pubblicazione del libro di Royer, non si può che restare sorpresi dalla sua ampiezza. Dopo le 250 minuziose perle nate dalla penna di [[François Couperin]] e suddivise in quattro libri (1713, 1717, 1722 e 1730) fino ai gioielli di [[Jean-Philippe Rameau]] (1724, 1728), paradossalmente meno numerosi di quelli dell'illustre predecessore, un gran numero di piccoli maestri, organisti o clavicembalisti si sono messi a scrivere in modo frenetico per uno strumento che "i francesi suonano attualmente con una delicatezza non comune", per parafrasare Neimetz. Senza fare una lista esaustiva, potremo menzionare i volumi di [[Louis-Antoine Dornel]] (1731), [[François d'Agincourt]] (1733), [[Michel Corrette]] (1734), [[Louis-Claude Daquin]] (1735), [[Joseph Bodin de Boismortier]] (1736) o [[Bernard de Bury]] (1737). Tutti questi volumi, composti nello spirito di Couperin e ispirati alle novità stilistiche introdotte da Rameau, ma senza plagiarle, possiedono un carattere proprio, un'ispirazione continuamente rinnovata che il nostro secolo ha saputo a poco a poco percepire sottraendoli al ruolo ingiusto di sbiadita copia. In effetti, il "Grand Goût", in vigore sotto [[Luigi XIV]], materializzato da impressionanti volumi, da una preoccupazione maniacale per la rappresentazione o, all'inverso, da una minuzia perfettamente padroneggiata da Couperin ad esempio, si fluidifica, diventa più umano, si fa più vicino al sentimento e agli ideali che cambiano durante la [[Régence]] e poi sotto [[Luigi XV]]. L'architettura, la pittura e la letteratura si fanno eco di questa tendenza, unendosi al desiderio fondamentale di conforto e di intimità.
 
Meno formale e caratterizzata da effetti più incisivi, la musica di trasforma, si "democratizza" e segue maggiormente la moda parigina. Il gusto italianizzante che irrompe, dall'inizio del XVIII secolo, sulla capitale trascina con sé gli antichi precetti e apre nuove possibilità. In precedenza, malgrado le celate velleità riscontrabili in Couperin, in particolare nei suoi ''Goûts Réunis'', si sarebbero accettate senza difficoltà le prodezze di [[Domenico Scarlatti]] al clavicembalo? [[Arcangelo Corelli]], [[Giovanni Battista Somis]], [[Francesco Geminiani]] e tutti quegli italiani dalla virtuosità sbalorditiva che si susseguono al [[Concert Spirituel]], all'[[Opéra National de Paris|Opéra]] e alle [[Théâtre de la foire|Fiere]] impressionano profondamente l'ispirazione dei compositori francesi. La musica diventa ancora più europea grazie ai virtuosi tedeschi inglesi che mescolano una scrittura aperta a una nuova sensibilità. Tutto annuncia già l'[[Empfindsamer Stil|''Empfindsamkeit'']] d'oltre [[Reno]] e un certo classicismo, sebbene alcuni ci vedano piuttosto un inizio di decadenza. È appunto l'epoca dei libri per clavicembalo di Royer, di [[Jean-Baptiste-Antoine Forqueray]] (1747), di [[Jacques Duphly]] (1744, 1748, 1758 e 1768), di [[Armand-Louis Couperin]] (1751) o di [[Claude Balbastre]] (1759), che materializzano uno "spirito [[illuminismo|illuminista]]" imbevuto di libertà e di idee che avrebbero potuto apparire bizzarre quarant'anni addietro. Il momento ci offre un ritratto vigoroso, dalle tinte pastello che ritroveremo sulla tavolozza di pittori come [[Jean-Siméon Chardin]], [[Maurice Quentin de La Tour]] o [[Jean-Honoré Fragonard]], i quali lavoravano "a gran colpi di pennello, con tocchi liberi e arditi, con colori a contrasto e tinte né addolcite né sfumate insieme, trascurando piccoli dettagli per occuparsi delle cose grandi e importanti", secondo il [[Dizionario di Trévoux]].
 
===La "furia" Royer===