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"L'opéra di questa sera fu suonato la prima volta nel 1739, risuonato nel 1746, nel 1756 e infine di nuovo oggi, per la quarta volta, nel 1770. I francesi lo chiamano ''ballet-héroïque'', dato che è inframmezzato da danze che formano una parte essenziale dell'opera. Credo che l'interesse del dramma rientri solo per poco in questo genere di rappresentazioni; è, per lo meno, il giudizio che se ne può trarre da questa in particolare e da poche altre di composizione di Rameau. La musica di ''Zaïde'' è di Royer. È piuttosto sconcertante che non si sia mai composto di meglio, né di gusto più moderno, quando il gusto della musica è completamente cambiato nel resto dell'Europa. Hanno un bel da accusare i francesi di avere uno spirito generalmente più leggero dei loro vicini, non hanno fatto il minimo passo in avanti nella loro musica da trenta o quarant'anni. [...] Ritorniamo all'opéra di ''Zaïde'': è irrefutabile che in fatto di melodia, di colore, di contrasto e di effetto, sia un'opera mediocre e al di sotto di ogni critica. Allo stesso tempo, però, si converrà che la scena è bella ed elegante, che i costumi e le decorazioni sono superbi, la danza eccellente e le macchine delle più ingegnose. Purtroppo, tutti questi effetti deliziano solo gli occhi, mentre un'opera, in ogni altro paese, è fatta per deliziare le orecchie. Un dramma lirico che non ha nulla di interessante nel testo, la cui musica è cattiva e il canto ancora peggio, non corrisponde per niente all'idea che si è fatta all'estero di questo tipo di spettacoli". Il giudizio di Burney, per quanto duro, non deve tuttavia offuscare il successo ottenuto a suo tempo da ''Zaïde''. Allo stesso modo, quando un rapporto di polizia ci riporta una disputa "in pieno caffè" fra Royer e il grande Rameau, il cui carattere talvolta suscettibile era noto a tutti, si può facilmente immaginare chi fosse all'origine di questo conflitto passeggero, avendo oltretutto Royer una reputazione "amabile e della più grande educazione", secondo Labbet. Il digionese, non avendo proposto nulla al teatro da ''Dardanus'' nel 1739, prima di dare ''La Princesse de Navarre'', nel 1745, rimproverava forse a Royer l'audacia di una piuma che stava per annunciare lo straordinario ''Scylla et Glaucus'' di [[Jean-Marie Leclair]] nel 1746 o ''Titon et l’Aurore'' che il suo collega e amico [[Jean-Joseph de Mondonville]] darà nel 1753? L'importanza di Royer, ciononostante, continua a ingrandirsi e, l'11 novembre 1746, scrive un'''Ode à la fortune'', su un testo del celebre poeta e librettista [[Jean-Baptiste Rousseau]]. Il duca di Luynes, nelle sue ''Mémoires'', ci riporta le circostanze in cui è nata questa composizione:
"Qualche tempo fa, avendo notato un'ode di Rousseau sulla Fortuna, il cui pensiero e le cui espressioni gli piacquero (parla del [[Luigi Ferdinando di Borbone-Francia|Delfino]]), propose a Royer, suo maestro di clavicembalo, di metterla in musica.
[[File:POMPADOUR, marquise de (esquisse).jpg|thumb|[[Madame de Pompadour]] - ritratto di [[Maurice Quentin de La Tour]]]]
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