Canale maestro della Chiana: differenze tra le versioni
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==Cenni storici==
Sin dall’origine della terra l’[[Arno Casentinese]] percorreva la Valle del [[Clanis]] (oggi Val di Chiana) verso Sud unendosi al [[Tevere]] presso [[Orvieto]]; circa 2500 anni fa l’[[Arno]] terminò di erodere l’odierna soglia d’ingresso nel [[Val d’Arno Superiore]] con l’opera degli [[Etruschi]], abbandonando definitivamente il Ramo Teverino affluente della [[Val di Chiana]]. Lungo il corso del [[Clanis]] sorsero quattro lucomonie etrusche: [[Arezzo]], [[Cortona]], [[Chiusi]] e [[Orvieto]]. Dopo la conquista romana dell’Etruria (III sec. a.C.) fu costruito un canale artificiale sotterraneo (emissario romano di San Savino) per portare le acque del [[Trasimeno]] nel torrente Caina in Val Tiberina anziché nella valle del [[Clanis]] (presso [[Chiusi]]), il quale era un fiume navigabile che dai colli di Chiani e San Zeno, a Ovest di Arezzo, passando sotto [[Chiusi]] e [[Orvieto]] giungeva al [[Tevere]] dopo aver ricevuto le acque del torrente Paglia, suo affluente. Nel periodo romano il fiume fu usato per trasportare cereali, legname e merci a Roma. I cereali di cui era ricca la Valle del [[Clanis]] erano stoccati e lavorati nel porto romano oggi detto “di Pagliano” alla confluenza tra [[Clanis]] e [[Tevere]], e da lì portati con imbarcazioni più grandi al porto imperiale di [[Roma]]. In età romana [[Chiusi]] e [[Arezzo]] divennero strategici municipi, mentre [[Cortona]] e [[Orvieto]] persero d’importanza. Quasi parallelamente al [[Clanis]], [[Roma]] costruì la ''Cassia Vetus'' (II sec. a.C.), l’infrastruttura stradale romana più celebre e importante, che consentiva il collegamento tra [[Roma]], [[Sutri]], [[Bolsena]], [[Chiusi]], [[Arezzo]], [[Fiesole]] e [[Pisa]]). Nel 17 d.C. il Senato romano vagliò il progetto d'invertire una parte delle acque del fiume [[Clanis]] per portarle in [[Arno]], ma esso non fu messo in pratica. Furono nondimeno realizzate alcune chiuse di piccole dimensioni per rendere il ''Tiber'' ([[Tevere]]) navigabile durante le secche estive, in occasione delle ''nundinae''; da tali piccole chiuse l'acqua era rilasciata periodicamente per fare arrivare le imbarcazioni fluviali al porto di [[Ripetta]] senza che si arenassero. Nell’alto medioevo l’intero bacino del [[Clanis]] ebbe come unica capitale [[Chiusi]] (''Clusium''), prefettura bizantina, capitale di ducato longobardo, capitale di gastaldo e, dal 900 ca., capitale della marca meridionale della Tuscia lucchese. Sul finire del secolo X si ricostituì l’impero germanico e si affrancarono emergenti città-stato quali [[Arezzo]], [[Orvieto]], [[Perugia]] e [[Siena]] che lottavano per ampliare il loro territorio a danno della storica capitale “Clusina”. Per conquistarla, gli Orvietani fra il 1052 e il 1055 costruirono una grande diga nel fondovalle presso l’odierna [[Carnaiola]] di [[Fabro]] per allagare la valle e isolare [[Chiusi]], impedendo a [[Perugia]] di raggiungere tale città nonché a [[Siena]] di conquistare gli opposti crinali. Il fondovalle e la [[Cassia]] furono quindi inondati e a monte del grande invaso, a causa dei sedimi che si depositavano agli estuari dei torrenti, con effetto a catena cominciò l’impaludamento che alla fine del sec. XI raggiungerà la piana di [[San Zeno]] presso la città di [[Arezzo]]. Il [[Muro Grosso]], questo il nome storico della diga, allagava una valle della pendenza di circa lo 0,5/1000 e fungeva da serbatoio per il mulino di [[Ficulle]] che lavorava senza sosta anche d’estate con lauti guadagni per i proprietari ficullesi. Nel sec. XIV, a seguito della costruzione per ordine del Comune di Firenze di un canale artificiale (''fossatum novum'') che drenò le acque paludose dalle Chiane in Arno, i monaci del monastero di SS. Flora e Lucilla di [[Arezzo]] abbandonarono il mulino sul torrente Castro nel bacino idrografico dell'Arno, per erigere un’industria molitoria nell'artificiale ''fossatum novum'' (oggi ''Canale Maestro'') che, ampliato a più riprese, aveva molta più acqua del Castro costruendovi il serbatoio-diga detto “Chiusa dei Monaci”, inizialmente ligneo e distrutto innumerevoli volte dalle acque di piena. I monaci intravidero subito nell’uso delle acque delle Chiane un’attività molitoria che permetteva loro di lavorare annualmente senza interruzione, ma la chiusa non migliorò certo la salubrità della valle dove purtroppo si moriva spesso di malaria. Nel 1490 lo [[Stato Pontificio]] deviò i torrenti [[Tresa]] e [[Rio Maggiore]] dal [[Trasimeno]] verso le [[Chiane]], peggiorando ulteriormente la situazione tra [[Chiusi]] e [[Foiano della Chiana]]. All’inizio del ‘500 [[Leonardo da Vinci]] rappresenta la [[Val di Chiana]] completamente impaludata, con il displuvio spartiacque situato, in quel momento, nella pianura sottostante il castello di [[Foiano della Chiana]]. Dal 1551, su impulso dei [[Medici]] e del vescovo di [[Melfi]], con beneplacito del papa toscano [[Giulio III]] l’ingegnere [[Rafael Bombelli]] fu incaricato di abbattere la diga del [[Muro Grosso]] e bonificare il fondovalle verso [[Chiusi]]; analoghe bonifiche furono iniziate dai [[Medici]] nelle [[Chiane]] verso Arezzo dopo la sconfitta di [[Siena]] nella celebre [[battaglia di Scannagallo]]. Morto il papa toscano [[Giulio III]] nel 1555, i lavori di bonifica tra [[Chiusi]] e il [[Muro Grosso]] si arrestarono per volontà di potenti famiglie romane antimedicee, che boicottarono i lavori di bonifica del Bombelli. Nel 1600 papa [[Clemente VIII]] ripristinò il [[Muro Grosso]] e fece altre due dighe ([[Bastione di Clemente VIII]] e [[Buterone]]) a ridosso di [[Chiusi]] inondando per la seconda volta la valle con il pretesto di proteggere [[Roma]] dalle alluvioni (l’alluvione di [[Roma]] del 24 dicembre 1598 fu causata da mulini natanti incastrati nei ponti in pietra sul [[Tevere]] durante la piena: il "Ponte Rotto" sul Tevere, a Roma, costituisce la testimonianza della rottura di un ponte in pietra su cui si erano incastrati i mulini natanti durante quella piena), ma [[Clemente VIII]], di famiglia antimedicea, incolpò pretestuosamente la [[Val di Chiana]]. Nel 1601 [[Clemente VIII]] creò la diocesi di [[Città della Pieve]], ponendovi un vescovo di sua fiducia, per presidiare le dighe pontificie e i confini. Successivamente la bonifica in [[Toscana]] fu proseguita dai tecnici granducali e dai [[Cavalieri di Santo Stefano]] che destinavano le rendite delle fattorie alla flotta militare toscana. Dopo le opere di bonifica granducali fatte intorno al 1680 tra i laghi di Montepulciano e Chiusi, lo [[Stato Pontificio]] costruì e ultimò la diga del "Campo alla Volta". Così, per tutelarsi dalle acque che di nuovo risalivano e dopo la mancata stipula di un concordato nel 1718, a [[Valiano]] di [[Montepulciano]] il Granduca eresse una diga con regolatore centrale (''Callone'') nel 1723, essendo ormai la bonifica della Val di Chiana Toscana a buon punto. Per contropartita, nel 1726 lo [[Stato Pontificio]] realizzò un analogo regolatore nella diga Campo alla Volta denominato ''Callone Pontificio'', modificato nel 1780. Nel 1780 si stipulò infatti un nuovo concordato per posizionare l’argine spartiacque tra la Val di Chiana Toscana e quella Romana il quale fu realizzato tra l’argine destro del torrente Montelungo presso Chiusi Scalo da un lato e Po’ Bandino dalla parte umbra, come lo si può vedere oggi. Nel 1792 il [[Muro Grosso]] fu parzialmente modificato nella parte centrale e la Chiusa aretina, alta circa 12 m, fu abbassata di sole due braccia (m. 1,17). Sul finire del sec. XVIII [[Vittorio Fossombroni]], incaricato di proseguire la bonifica delle Chiane, anziché abbattere la [[Chiusa dei Monaci]] onde prosciugare velocemente una buona parte della [[Val di Chiana]], continuò le colmate utilizzando i torrenti e dichiarando che in base ai suoi calcoli dopo 62 anni, cioè nel 1851, la bonifica sarebbe terminata. L’ing. [[Alessandro Manetti]] suo autorevole successore, giovane agrimensore di grande talento, spinto dal Granduca Leopoldo II a ultimare la bonifica, accortosi d’incongruenze valutative nel progetto fossombroniano relative, tra l’altro, ai tempi di bonifica e alla scelta di non smantellare la [[Chiusa dei Monaci]], poiché le perduranti colmate rischiavano di seppellire i terreni già bonificati e le Case Leopoldine già realizzate, progettò gli allaccianti di destra e di sinistra per salvare definitivamente la Val di Chiana. Manetti con l’approvazione del Granduca fece abbattere la Chiusa dei Monaci e realizzò gli allaccianti di destra e di sinistra del ''Canale Maestro della Chiana'' ancor oggi funzionanti, perno del sistema idraulico delle acque di collina della Val di Chiana. Dopo l’epoca granducale la bonifica fu proseguita da tecnici del [[Genio Civile]] di [[Arezzo]] quali ''Possenti'', ''Baccarini'', ''Rampazzi'', ''Testi''; altri lavori furono eseguiti nel sec. XX. Negli ultimi dieci anni ulteriori opere idrauliche in [[Val di Chiana]] sono state eseguite, ed è stato realizzato il celebre [[Sentiero della Bonifica]] dedicato a Vittorio Fossombroni. Oggi, per precise scelte politiche e notevoli opere di colmata degli ultimi secoli, il punto più alto dell'intero fondovalle è a [[Chiusi Scalo]] dove esiste l’[[argine di separazione]] tra Val di Chiana toscana (Chiusi-Arezzo) e Val di Chiana romana (Chiusi-Tevere).
Lungo il Canale Maesto della Chiana corre un celebre sentiero sterrato, detto "Sentiero della bonifica", che ne segue l'argine dall'origine alla foce. Un tempo costituente la strada utilizzata per la manutenzione del Canale, il Sentiero della bonifica è oggi aperto alla circolazione pedonale e di biciclette<ref name="sentiero"/>.
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