Lapidario: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|il genere letterario|[[Lapidari]]}}
[[File:Lapidary gallery Musei Vaticani.jpg|thumb|200px|Il lapidario dei [[Musei Vaticani]]]]
Con il termine '''lapidario''' si intende genericamente una raccolta di pietre, sassi, rocce. Per significato traslato vengono così chiamati gli ambienti dove collezioni di tali reperti sono custoditi, frequenti nei musei, soprattutto in quelli di storia naturale o archeologici (quindi si applica anche a pietre scolpite, lavorate o particolari architettonici...).
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In epoca moderna, l'aggettivo '''lapidario''' viene utilizzato per indicare un pronunciamento secco e conciso, privo di fronzoli e di perifrasi, specialmente per un giudizio espresso, soprattutto in campo artistico o politico, consistente in una breve frase che esprime valutazioni fortemente negative, spesso in forma sarcastica, verso particolari opere o azioni di personaggi conosciuti. In quest'ultimo caso, derivando il termine da "lapide", intesa come pietra tombale, viene sottinteso che il giudizio espresso è idealmente proposto come iscrizione, in un'allegoria di definitiva stroncatura.
 
== I lapidari come genere letterario ==
[[File:86-minerali. Antracite.jpg|thumb|200px|left|''Raccolta dell'[[antracite]]'', illustrazione del lapidario ''Hortus Sanitatis'', Venezia 1511]]
I lapidari che descrivevano le virtù delle pietre ebbero una prima fioritura nella tarda epoca ellenistica e furono ampiamente diffusi almeno fino al [[Rinascimento]]. Dal punto di vista letterario non si trattò di un nuovo genere, poiché riprendeva teorie e credenze già descritte da autori classici quali [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[Plinio il Vecchio]], [[Tacito]], [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]], [[Strabone]], [[Origene]], ecc.; da autori medievali quali [[Solino]] o [[Isidoro da Siviglia]].
 
Già in epoca classica infatti si consideravano spesso le pietre come esseri viventi, alla stregua dei vegetali, solo che caratterizzati da un metabolismo e un ciclo vitale ancora più lento. Nel ''De lapidibus'' di [[Marbodo di Rennes]] ([[XI secolo]]) i minerali erano considerati come materia organica e suddivisi in maschi e femmine, domestici e selvaggi; inoltre talvolta si attribuiva loro la secrezione di sostanze organiche, quali il latte di [[galattite]], indicato come sostituto di quello materno. Le proprietà di ciascuna roccia erano quindi del tutti paragonabili a quelli delle erbe. Al contrario, in genere ne era differente l'uso: nei lapidari, salvo poche eccezioni, le pietre sono viste quali amuleti e quindi da tenere in contatto col corpo ma non da ingerire. Fu [[Paracelso]] a recuperare il valore medicinale dei minerali.
 
Nei lapidari confluirono conoscenze dotte e popolari: lo stesso linguaggio [[lingua latina|latino]] con il quale erano scritti, all'epoca delle prime compilazioni non era ancora incomprensibile al popolo rurale non essendosi ancora sviluppati i volgari. I lapidari, a differenza di erbari e bestiari, non presentavano solitamente illustrazioni, poiché era quasi impossibile rappresentare le differenze tra le varie pietre con la [[miniatura]]; le poche illustrazioni in genere raffiguravano i procedimenti di raccolta o di lavorazione delle pietre stesse e risalgono, a parte qualche raro disegno, a dopo l'invenzione della [[Stampa (processo)|stampa]].
 
== Voci correlate ==
* [[BestiarioLapidari]]
* [[Erbario]]
 
== Altri progetti ==
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[[Categoria:Museologia]]
[[Categoria:Scienza medievale]]
[[Categoria:Manoscritti]]
[[Categoria:Trattatistica]]