Attilio Boldori: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Di origini umili, Boldori dovette lasciare presto la scuola per dare il suo contributo al sostentamento della famiglia. Dopo i primi anni da manovale, iniziò il lavoro di tipografo presso la cooperativa "Società tipografica cremonese", divenendone presidente poco più che ventenne. Le elezioni del [[26 ottobre]] [[1913]] videro la netta sconfitta del socialismo riformista cremonese e la segreteria nazionale socialista, nel marzo [[1919]] ne sostituì la dirigenza moderata con con elementi [[Massimalismo (politica)|massimalisti]]<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 09}}</ref>, tra i nuovi ingressi vi fu anche Boldori che, di idee socialiste fin da ragazzo, nel [[1914]] era già stato eletto consigliere comunale e poi sindaco di [[Due Miglia]], comune ora accorpato alla città di Cremona. La precedente dirigenza, composta dal professore Alessandro Groppali e dal pastore metodista [[Paolo Pantaleo]] diede vita a circoli socialisti autonomi<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 10}}</ref>.
 
Partito per la [[prima guerra mondiale]], fu gravemente ferito, tornandone invalido. Al termine del conflitto riprese il lavoro e l'attività politica, risultando eletto come consigliere della [[provincia di Cremona]], consesso nel quale ricoprì la carica di vice presidente. Nel [[1919]] fondò la Federazione provinciale delle cooperative cremonesi, allo scopo di raggruppare e tutelare le molte cooperative di consumo, di produzione e agricole, costituetesi nella provincia durante i 30 anni precedenti. In quei mesi furono particolarmente pesanti gli scontri tra socialisti e le neonate formazioni fasciste. Il [[5 settembre]] [[1920]] al teatro Politeama Verdi di Cremona Mussolini indisse il congresso regionale dei Fasci di combattimento come segno di apprezzamento per l'attività svolta da Farinacci<ref>{{cita|Guido Gerosa|p. 49: Gerosa riporta correttamente i fatti ma erroneamente indica come data il 5 dicembre}}</ref>. Alla manifestazione partecipò lo stesso Mussolini che giunse in città dopo un viaggio avventuroso dovendo eludere i picchetti degli scioperanti<ref>{{cita|Guido Gerosa|p. 49}}</ref>. Sempre il [[5 settembre]] a Cremona, vi fu una manifestazione pro-Russia con tremila socialisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39: Già domenica 5 settembre, durante il comizio socialista pro-Russia (erano presenti in città almeno 3mila manifestanti, e Lazzari aveva tenuto il comizio di chiusura, esortando "il proletariato a tenersi pronto per l'imminente cozzo finale")...}}</ref> e una contromanifestazione con 800 fascisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39: secondo la Prefettutura alla manifestazione fascista presero parte circa 800 persone}}</ref> che giunsero allo scontro. La sera del giorno seguente in piazza Roma, si verificò uno scontro armato dove si registrarono due morti, il fascista Vittorio Podestà e il reduce Luciano Priori (cinque i feriti). Secondo la Questura l'aggressione "''era da imputare agli affiliati del Psi''"<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39}}</ref> e Farinacci avrebbe dovuto essere il bersaglio<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39}}</ref>. Farinacci e Sigfrido Priori, fratello dell'ucciso furono trattenuti in stato di arresto per alcuni giorni<ref>[[Giorgio Alberto Chiurco]], Storia della rivoluzione fascista 1919.1920, volume II Anno 1920, Vallecchi Editore, Firenze, 1929, pag 115</ref> ad essi si aggiusero altri socialisti i giorni seguenti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39}}</ref>. Ai funerali di Podestà e Priori parteciparono circa 10.000 persone<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 40}}</ref>.