Apis mellifera: differenze tra le versioni
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Il [[genoma]] di ''Apis mellifera'' è stato di recente interamente sequenziato <ref>Pennisi E. ''Honey Bee Genome Illuminates Insect Evolution and Social Behavior''. Science 2006; 314: 578 - 579</ref> <ref>Hummon A.B. ''From the Genome to the Proteome: Uncovering Peptides in the Apis Brain''. Science 2006; 314: 647 - 649</ref>.
==Antagonisti biologici==
Alcuni antagonisti biologici delle api
Bacillus larvae ( peste americana, graam-positivo)
Streptococcus pluteus (peste europea,graam- negativo)
Nosema apis Microsporidi
Misumena vatia Aracnidia Araneae Thomisidae
Araneus diadematus Araneidi
Acarapsis woodi Acari
Varroa jakobsoni “
Varroa persicus ”
Thomisus onustus Opilionidi
Braula coeca Ditteri
Meloe violaceus Coleotteri
Meloe proscarabeus “
Potosia opaca “
Aethina tumida “
Achroia grisella Lepidotteri
Galleria mellonella “
Acherontia atropos “
Nosema apis (Protozoi Microsporidi)
parassiti, 1,5 – 2,5 μm. Si localizzano nelle cellule dell’epitelio intestinale ed in altre cellule (di Artropodi, più raramente di Pesci, Anfibi, Rettili; sono stati ritrovati anche in altri protozoi). Le spore sono circondate da uno spesso involucro prodotto dalla cellula che vi è contenuta; entro la spora vi è un “filamento polare” che si diparte da un sacco, o “cappa polare”, e si avvolge nella par- -te periferica della cellula. Presso la cappa polare vi è una struttura formata da membrane arrangiate in vario modo, dette “polaroplasto”, probabilmente coinvolto nell’estroflessione del filamento.
Il filamento assicura l’aggancio alle cellule dell’ospite e serve anche come dotto di uscita per l’amebula; questa entra nelle cellule intestinali ove inizia l’accrescimento. Il trofozoide presenta il citoplasma privo di mitocondri; esso va incontro ad una serie di divisioni in seguito alle quali si formano molte cellule: ognuna di queste dà luogo ad una spora. Le cellule ospiti divengono ipertrofiche e rilasciano le spore mature che escono all’esterno con le feci.
Braula coeca NITZSCH
( Diptera Brachicera Acalyptrata Lauxanioidea Braulidae)
Ditteri piccolissimi (1,5 mm. circa), atteri, setolosi, privi di veri occhi composti, con antenne incassate nel capo a riposo, privi di mesoscutello, con mesonoto e metanoto simili ad urotergiti. Tarsi distalmente rigonfi ed unghie trasformate in pettini.
Le larve sono metapneustiche con un solo paio posteriore di stigmi, con processi al capo, al torace, all’estremità addominale. La pupa è racchiusa nella spoglia trasparente dell’ultima età larvale (pupario di tipo primitivo). Gli adulti vivono da commensali all’interno dell’alveare, localizzandosi sul corpo delle api (in numero di 1-3 sul corsaletto delle operaie o, di preferenza, della regina in numero di 15-20) e giungendo fino all’apparato boccale da dove riescono a ricavare liquidi rigurgitanti.
Braula coeca ha un rapporto commensalistico con l’ape, a cui sottrae miele e sercreti ghiandolari o diterramente dalla ligula, oppure obbligandola a rigurgitare il contenuto dell’ingluvie.
Le larve si localizzano sotto gli opercoli delle cellette, nelle quali scavano gallerie o si costruiscono tunnel filiformi con lo stesso materiale ceroso, nutrendosi di questo, di polline ed altri detriti. Gli alveari ne possono essere invasi. La specie è monovoltina.
E’ di probabile origine africana, ma oramai quasi cosmopolita. In Italia sono note le sottospecie angolata., OR.PAL .di provenienza africana, e la schitzi OR.PAL.
Per il controllo è sufficiente eliminare uova e larve con la disopercolatura, oppure fumigazioni con fluvalinate, flumetrina , coumaphos, bromopropilato (clorobenzilato→Folbex), efficaci anche contro la Varroa.
Acherontia atropos L.
( Lepidoptera Heteroneura Ditrysia Bombycoidea Sphingidae)
Uovo verdastro. Larva matura circa 12 cm. Di colore giallo e verde con 7-8 fasce oblique laterali brune orlate di giallo lateralmente. Adulto con ali anteriori brunastre marmorizzate di biancastro e nerastro, con macchiolina discale bianca; ali posteriori gialle con due fasce brune Colorazione celeste sul dorso. Cornetto granuloso e di colore giallo. Crisalide brunastra. Sul torace spicca una macchia biancastra e due puntini neri, a forma di teschio. Addome giallo con bande nerastre trasversali. Spiritromba breve, robusta e rigida. Frequente su solanacee, ma anche su piante
arboree e arbustive (ligustro, olivo, vite, oleandro, frassino,etc.). Il suo sviluppo all’aperto decorre con un numero variabile di generazioni (1-3), con svernamento da crisalide nel terreno. L’adulto è capace anche di lunghe migrazioni notturne, e frequenta gli alveari, nei quali si nutre del miele delle cellette percolate, riuscendo dannosa nonostante l’offensiva delle api. Il suo aspetto mediante vibrazione della lamina palatina. Suo nemico naturale è il dittero tachinide Sturmia atropivora R.D.
Galleria mellonella (L.) Tarma grande della cera o degli alveari.
( Lepidoptera Heteroneura Ditrysia Pyraloidea Galleriidae )
Larva matura 3 cm. circ, di colore grigio brunastra o grigio giallastro più chiara al ventre, con capo e scuto protoracico castano-rossastri, pseudozampe anali della larva di prima età più sviluppate delle altre. Crisalide color rosso-mattone. Adulto di colore grigio-topo con ali anteriori dello stesso colore (al centro di ciascuna si nota un’area sbiadita con macchiette bruno- rossastre) e con il margine distale incavato, soprattutto nel maschio, il quale presenta, inoltre, un’area dilatata alla base della costa (visibile alla faccia inferiore). Ali posteriori bruno-grigiastre. Cosmopolita. Nota quale antico nemico degli alveari (il suo nome deriva da Mellona, dea romana dell’apicoltura). Le femmine adulte, che cominciano a sfarfallare all’inizio della primavera, dopo un breve periodo di attività notturna all’esterno, ritornano nelle arnie e depongono varie centinaia di uova ( secondo alcuni oltre un migliaio) in croste, sulle pareti interne o sui favi.
Dopo l’incubazione, che dura da 1 a 3 settimane (una sola settimana con una temperatura tra 26º ed i 28 ºC), nascono le larvette che, spostandosi agilmente (fino a saltare) con l’aiuto di pseudo-zampe anali, iniziano la loro attività di devastazione dei favi, scavando gallerie attraverso la cera di cui si nutrono direttamente, integrando però questa dieta con polline ed altri residui organici presenti nelle celle. La loro agilità e la loro protezione sericea le mettono spesso al riparo dall’assalto delle api.
Attraverso 5-9 età le larve raggiungono la maturità in circa un mese e, portatesi fuori dai favi (sulle pareti, sotto il coperchio dell’arnia) si costruiscono bozzoli biancastri e robusti, spesso disposti parallelamente tra loro a causa del’istinto plesiotropico delle larve, le quali in questo periodo riescono anche a corrodere il legno per ottenere una migliore adesione dei bozzoli stessi. Nei paesi caldi (India, Egitto) la specie può arrivare fino al tetravoltinismo; in Italia 2-3 gene-razioni l’anno, con sfarfallamento continuo di adulti fino a settembre-ottobre e svernamento da larva in diapausa facoltativa o anche, occasionalmente, da uovo o da crisalide. E’molto resistente all’attacco di microrganismi, pur non mancando di nemici naturali (esempio il braconide Apanteles galleriae WILK.- Calcidoidei, Tricogrammatidi oofagi,etc.). Con l’adattamento a diete artificiali, la Galleria ha acquistato importanza quale ospitatore intermedio di entomofagi in laboratorio. L’allevamento si fa con popolazioni non soggette a diapausa. La sua resistenza ai microrganismi la favorisce in questo ruolo.
Se favorita da scarsa cura dell’alveare e scarsa pulizia dei magazzini (anche qui attacca la cera) può costituire una preoccupazione seria per gli apicoltori che devono curare il mantenimento delle arnie in condizioni di pulizia e vigore; ciò consente, ad esempio, all’ape ligustica di sopraffare il parassita.Inoltre devono curare il mantenimento in condizioni di perfetta conservazione dei favi utilizzando DDVP da porre negli armadi e nei cassoni.
Meloe violaceus MARCHALL - Meloe proscarabeus L.
(Coleoptera Polyphaga Meloidae)
I Meloidae sono caratterizzati da ipermetamorfosi: oltre che ai normali stadi di larva, ninfa ed immagine, ne presentano vari altri, intercalati tra l’una e l’altra delle forme solite, con grande differenza di aspetto e di genere di vita.
In maggio-giugno, la femmina scava nel terreno buchi cilindrici profondi 2-3 cm., nei quali depone oltre 4 000 uova. Dopo circa un mese dalle uova escono larve campodeiformi dette triungulini, che si arrampicano sui fili d’erba o sui fiori in attesa di potersi attaccare al torace di insetti in cerca di polline o di nettare. Se ciò avviene essi possono continuare il loro ciclo di sviluppo e, se si attaccano ad un maschio, durante l’accoppiamen-
-to passano sulla femmina. Quando questa depone le uova nelle cellette il triungulino vi si lascia cadere, mangia l’uovo dell’ape, aumenta di volume e si trasforma nella seconda larva, o caraboide, che continua il suo sviluppo nutrendosi col miele e col polline destinato alla larva dell’ape. Dopo qualche giorno di immobilità si ha una terza larva, detta pseudopupa, coarta-ta, senza zampe, nella cui esuvia si forma una quarta larva, con testa e zampe, quasi immobile in uno stadio preninfale. Chiusa, infine, nella esuvia intatta dei due ultimi stadi, si forma la ninfa che, in questo doppio involucro, diviene immagine.
I Meloinae hanno brevi elitre convesse e mancano di ali posteriori. Sono di colore nero-azzurro e preferiscono i luoghi soleggiati. Il corpo è piuttosto allungato (20-25 cm.), con tegumento sottile, testa ben distinta, antenne moniliformi, e con il 7º antennomero ritorto. Le coxe delle due prime paia di zampe sono grandi e coniche e le cavità coxali sono aperte posteriormente e confluenti; le coxe delle zampe posteriori sono sviluppate trasversalmente ed assai sporgenti, con unghie e dentelli o munite di lunga appendice. Il tarso è pentarticolato nelle prime due paia di zampe e tetrarticolato nel terzo paio. La Famiglia è compresa nel gruppo degli Heteromera. Le larve provocano danni gravi se penetrano negli alveari.
Misumena vatia
(Aracnidia Araneae Thomisidae)
I ragni Tomisidi sono una famiglia di araneidi cacciatori; essi ,infatti non costruiscono tela ma tendono agguati sulle piante e sui fiori, sfruttando l’omocromia dei loro colori con i petali dei fiori per mimetizzarsi. Hanno forma di granchio, ed attaccano anche prede grandi e temibili come, appunto, le api.
Varroa jacobsoni OUDEMANS
Gli acari varroidi comprendono 5 specie, tutte parassite delle api.
La Varroa jacobsoni OUDEMANS è un acaro che proviene dall'Est-asiatico. La sua diffusione è fondamentalmente antropocora, dovuta alla commercializzazione di sciami e di api regine. Altre cause sono anche la sciamatura naturale, il saccheggio ed il trasporto via fuco, insieme a grandi capacità di adattamento che ne facilitano la diffusione.
La varroa è di forma ovoidale, di colore rosso-bruno, poco più grande di un millimetro, visibile ad occhio nudo con molta difficoltà oltre che per le dimensioni ridotte, anche per la straordinaria capacità mimetica sul corpo delle api. Gli apicoltori l'hanno spesso confusa con l'innocua Braula caeca. La varroa ha invece otto zampe, un apparato pungente e succhiante. Il suo maschio è ancora più piccolo, mai visibile ad occhio nudo, costretto ad accoppiarsi ed a vivere solo all'interno delle cellette dei favi.
La varroa parassitizza sia la covata, che l'ape adulta. La sua forza distruttiva si manifesta in particolare all'interno delle celle di covata: succhia l'emolinfa delle larve, provocando la nascita di api deformi, l'indebolimento generale della colonia, la diffusione di virus e batteri, che porta alla distruzione totale della colonia nel giro di qualche anno. La varroa si nasconde tra i segmenti addominali dell'ape e all'interno delle cellette dei favi con covata, subito prima che vengano opercolati; ha preferenza a riprodursi in celle con larve da fuco.
La varroa si riproduce solo all'interno delle celle di covata opercolata.La femmina adulta vi entra poche ore prima che la celletta venga chiusa.Essa avrà a disposizione circa 13 giorni se si sviluppa su covata di operaia e circa 15 giorni se si riproduce su covata maschile. Depone fino ad un massimo di 6 uova: il primo darà vita ad una varroa femmina,il secondo, solitamente, ad un maschio; femmine le rimanenti.
Dalla celletta di operaia usciranno la varroa madre (che di norma non si riprodurrà più), una varroa figlia feconda ed una varroa non feconda. Dalla celletta di fuco, invece, usciranno: la varroa madre, due varroe figlie feconde ed una varroa figlia non feconda.
== Linee filogenetiche ==
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