Programmable Logic Device: differenze tra le versioni
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Prima dell'introduzione dei PLD si utilizzavano componenti [[Read Only Memory|ROM]] per implementare una qualsiasi logica combinatoria a partire da un dato insieme di ingressi. Una ROM con '''m''' ingressi (che corrispondono agli ''indirizzi'') ed '''n''' uscite (che corrispondono ai ''dati'') può contenere <math>2^m</math> parole di ''n'' bit. Immaginiamo ora che gli ingressi non siano costituiti da un indirizzo di ''m'' bit, ma invece da ''m'' segnali logici indipendenti. Teoricamente esistono <math>2^m</math> diverse possibili funzioni [[Algebra booleana|booleane]] di questi ''m'' segnali, ma la struttura della ROM permette di definire soltanto ''n'' di queste funzioni sui terminali di uscita. La ROM, in altre parole, diventa equivalente ad ''n'' circuiti logici separati, ciascuno dei quali realizza una data funzione combinatoria degli ''m'' ingressi. Il vantaggio di usare una ROM in questo modo consiste nel fatto che ogni possibile funzione degli ''m'' ingressi può essere associata a ciascuna delle ''n'' uscite, in modo da realizzare un circuito logico combinatorio dotato della massima flessibilità.
Le [[Programmable Read Only Memory|PROM]] (ROM programmabili), le [[EPROM]] (PROM cancellabili con [[raggi ultravioletti]]), e le [[EEPROM]] (PROM cancellabili elettricamente) possono essere configurate e programmate mediante apparecchiature facilmente reperibili, senza la necessità di ricorrere a particolari dispositivi [[hardware]] o [[software]]. In generale si può distinguere tra dispositivi logici programmabili una sola volta o più volte ovvero riprogrammabili. Questi dispositivi, tuttavia, a fronte della loro genericità logica finalizzata alla programmazione specifica, presentano una serie di limitazioni:
* sono solitamente più lenti dei corrispondenti circuiti logici dedicati ovvero [[general purpose|specific purpose]] ([[ASIC]]),
* non sono sempre immuni da errori in caso di transizioni asincrone,
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