L'ultimo Eden: differenze tra le versioni

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|titoloitaliano= L'ultimo Eden
|titolooriginale= Moana
|titoloalfabetico = Ultimo Eden, L'
|linguaoriginale= inglese
|paese= [[USA]]
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}}
 
'''''L'ultimo Eden''''' (''Moana'') è un [[documentario]] del [[1926]], diretto da [[Robert J. Flaherty]].
 
==Trama==
Girato a [[Safune]], villaggio dell' isola di [[Savai'i]], nell'arcipelago delle [[Samoa]], il [[documentario]] illustra la vita quotidiana degli abitanti, seguendoli nella [[caccia]], [[pesca]], [[raccolta]], piccole attività artigianali (tessitura, costruzione di utensili).
 
La figura principale è il primogenito maschio '''Moana''', che, nella seconda parte, si sottopone ad un lungo [[tatuaggio]], rituale di iniziazione, attraverso il dolore, alla virilità e al successivo matrimonio.
 
==Produzione==
E' il primo dei tre documentari girati da [[Robert J. Flaherty]] nei Mari del Sud, per una [[Maggiori studi di produzione cinematografica|major]] hollywoodiana, in questo caso la [[Paramount Pictures]], sull'onda dell'interesse suscitato da ''[[Nanuk l'eschimese]] ''<ref name=Vatteroni>Francesca Vatteroni, “Robert Joseph Flaherty”, Enciclopedia del cinema, Treccani, vol.II, Milano, 2003</ref>. E'È anche l'unico su cui il regista ebbe il controllo totale. Nei successivi, anche a causa dello scarso successo di '''Moana''' egli infatti sarebbe stato affiancato da registi ritenuti più adatti ad incontrare i gusti del pubblico ([[W.S. Van Dyke]] e [[Friedrich Wilhelm Murnau]]).<ref name=Fofi> Goffredo Fofi, “ I grandi registi della storia del cinema “, Donzelli editore, Roma, 2008</ref>
 
Come riferito nell'introduzione, la realizzazione del film richiese al regista e alla sua famiglia un lungo soggiorno di due anni nell'isola di Savai'i. La comunicazione con la popolazione locale fu resa possibile dall'aiuto della nipote del capo Seumanutafa, distintosi in occasione dell'uragano Apia ([[1889]]) e amico intimo e consigliere di [[Robert Louis Stevenson]]. Per la prima volta fu utilizzata in un lungometraggio una [[pellicola pancromatica]], allo scopo di far meglio risaltare le tonalità scure dei corpi degli indigeni.<ref name=Bernardini> Aldo Bernardini, “Robert"Robert J.Flaherty”Flaherty", in “Dizionario''Dizionario dei registi del cinema mondiale”mondiale'' vol.I, Giulio Einaudi editore, Torino, 2005</ref>
 
[[John Grierson]] critico, produttore e regista, coniò, per questo film il termine [[documentario]], a segnalare l'incontro tra l'istanza informativa (il resoconto di viaggio), e quella narrativa dell'industria hollywoodiana.<ref> Richard Koszarski, “Il"Il cinema degli anni venti”venti", in ''Storia del cinema mondiale. Gli Stati Uniti'', a cura di Gian Piero Brunetta, “Storia del cinema mondiale. Gli Stati Uniti”, Giulio Einaudi editore, Torino, 1999</ref>
 
==Cenni critici==
Considerato da [[Goffredo Fofi]] un “film esemplare e affascinante, lirico e riguardoso, splendidamente fotografato sulla vita e le opere di un giovane polinesiano”, <ref name=Fofi></ref>, il film dovette, probabilmente, il suo scarso successo alla natura del materiale trattato. La bellezza dei luoghi, l'armoniosa convivenza con la natura delle popolazioni indigene, mal si prestavano ad introdurvi l'elemento drammatico della lotta dell'uomo per la sopravvivenza, che aveva costituito il fulcro narrativo e il principale elemento di interesse del precedente ''''[[Nanuk, l'eschimese']]''.<ref name=Vatteroni></ref> <ref name=Bernardini></ref>
 
==Note==
<references/>
 
{{portale|cinema}}