Campodarsego: differenze tra le versioni

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I primi documenti storici che citano Campodarsego risalgono al 1190. Parliamo di un atto nel quale viene menzionata “Villa Campi de Arsico”. Il toponimo si riferisce ad in luogo disboscato e reso produttivo (campus) vicino ad un corso d’acqua (Arsicus) nominato molto spesso nel passato.
Il territorio era però abitato già da molti secoli prima e il punto di partenza di una storia di Campodarsego non può essere che il “Graticolato Romano”. Nel periodo paleoveneto la zona dell’Alto Padovano si presentava ricca di vegetazione, godeva di un clima mite e beneficiava della pendenza del terreno che permetteva il deflusso delle acque piovane.
 
Era percorsa da una strada che collegava Padova ad Asolo, quella che poi diventerà la Via Aurelia e , dopo ancora, la Statale del Santo.
 
I Romani infatti scelsero questa terra fra il Brenta ed il Muson Vecchio, con Campodarsego al centro, per realizzare la centuriazione dell’Agro Padovano.
 
Il gromatico, così si chiamava il tecnico incaricato alla stesura dell’insediamento, posto al centro della centuriazione segnava due assi perpendicolari fra loro: il primo chiamato “Decumano Massimo, corrispondente alla Via Aurelia ed il “Cardine Massimo” l’attuale Via Desman a Borgoricco. Venivano tracciati da una parte e dall’altra di questi assi tutti gli altri cardini e decumani, ad una distanza tra loro di 710 metri e 40 centimetri.
 
Il “Graticolato Romano”, probabile opera del periodo Augusteo (nel quale decretata la pace si era provvisto ad assegnare la terra ai veterani), è tuttora visibile. Questa interpretazione è confermata dal recente rinvenimento di monete, cocci ed embrici con il timbro di una fornace.
 
Dopo la libertà di religione concessa da Costantino inizia la lenta penetrazione del Cristianesimo nelle campagne, con la costituzione delle “pievi”. Le pievi pagansi si sostituirono alle strutture sociali, salvaguardando l’ordinamento civile e il bene comune e diventando quindi importanti centri religiosi e politici. A Campodarsego operava la pievi di Sant’Andrea (VI secolo d.C.). Sotto la sua giurisdizione nascono le cappelle di Reschigliano, Fiumicello, Campodarsego, Bronzola, Panigale, Villanova e Codiverno.
 
Verso il mille la configurazione dell’ordinamento pagense è sconvolta dalla nascita delle Signorie. Sant’Andrea ed il suo castello diventano proprietà di una delle donne più singolari del medioevo: Speronella Dalesmanina.
 
Speronella era molto avvenente e ricca e non disdegnava di ricorre a qualsiasi mezzo, anche i più aberranti, per accrescere le proprie ricchezze. Alla sua morte, ereditò tutte le sue proprietà il figlio Jacopo, il quale dilapidò tutto il patrimonio in brevissimo tempo. Tale fatto deve aver avuto un eco grandissimo nell’Italia dei Comuni, tanto che persino Dante Alighieri lo cita nella “Divina Commedia”, nel canto XIII dell’Inferno tra gli scialacquatori:
 
“Presmi allor la mia scorta per mano,
e menommi al cespuglio che piangea,
per le rotture sanguinanti, in vano,
O Jacopo, dicea, da Sant’Andrea
Che t’è giovato di me fare schermo,
che colpa ho io della tua vita rea?
 
Negli anni successivi il territorio di Campodarsego venne annesso al fudo dei “da Camposampiero”, e nel 1405 divenne parte della Repubblica Serenissima. Sotto i veneziani la zona venne beneficiata da interventi di pubblica utilità, in primis nell’agricoltura e nel commercio. Nel XVII secolo venne portata a compimento un’importante opera di bonifica che permise di aumentare le coltivazioni di mais, vite, e gelso.
 
Il ‘700 segnò la caduta della Repubblica Serenissima e la seguente occupazione prima della Francia di Napoleone Bonaparte e poi del Impero d’Austria. Finalmente nel 1866, a seguito delle lotte Risorgimentali, il Veneto venne annesso al Regno D’Italia
 
==Personalità ==