Solicchiata: differenze tra le versioni

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===L'età giolittiana===
Alcuni proprietari vendettero palazzi e terreni che furono comprati dai massari che avevano migliorato la loro condizione economica. Altri massari e braccianti scelsero la via dell'[[emigrazione]], per lo più verso, gli [[Stati Uniti d'America]]. In quel periodo [[New York]] e altre città erano al centro di un forte sviluppo edilizio per cui bisognava reclutare molta manodopera per costruire palazzi, strade, ferrovie. Era il periodo in cui giravano per i centri della Sicilia i mediatori che arruolavano i braccianti con contratti a tempo determinato. All'inizio andarono per qualche anno, mettevano da parte una somma di denaro, ritornavano e compravano lotti di terreno o case.
A poco a poco attorno alla chiesa del Sacro Cuore di Gesù cominciò a crearsi il nucleo del villaggio.
I massari si trasferirono nelle case di loro proprietà, lungo la via Nazionale, pur mantenendo un rapporto privilegiato con i proprietari. I braccianti e i massari più attivi acquistarono dai grandi proprietari piccoli appezzamenti di terreno, quelli più scadenti, e li trasformano in ottimi vigneti diventando coltivatori diretti. Costruirono piccoli palmenti trasformando l'uva in mosto che vendevano ai commercianti di Riposto.
====La colata lavica del 1911====
Nel settembre 1911 Solicchiata fu sfiorata, da oriente, da una colata lavica<ref>''Mt. Etna, Volcano laboratory, Alessandro Bonaccorso...[et aL.], editors'', [[ISBN O-87590-408-4]]</ref>. L'[[Eruzioni dell'Etna|eruzione]] iniziò da una fenditura creatasi nelle vicinanze del cratere di nord-est dell'Etna il 10 Settembresettembre. In solo due giorni distruggendo boschi, noccioleti e vigneti arrivò nello stradone per [[linguaglossa]] ([[S.S. 120]]), nei pressi di contrada Imboscamento, ricoprendo anche il binario della ferrovia [[Circumetnea]]. Il 23 Settembresettembre il fronte lavico si arrestò a circa un chilometro dal fiume [[Alcantara (fiume)|Alcantara]]. Il disastro economico che ne seguì provocò una spinta all'emigrazione, che per tanti fu definitiva, senza ritorno.
 
===Il periodo tra le due guerre===
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===Il ventennio fascista===
====La colata lavica del 1923====
Alle 2:20 del mattino del 17 giugno del 1923, gli abitanti di Solicchiata e dei paesi vicini furono svegliati da forti esplosioni e da scosse telluriche. Si formarono diverse bocche eruttive tra Monte Nero e Monte Ponte di Ferro, a 2000 metri di quota. In dieci ore la lava percorse circa sette chilometri. Nel pomeriggio arrivò a un chilometro dalla stazione di Cerro e rallentò la sua corsa: infatti la stazione della [[Circumetnea]] fu distrutta il 19 giugno. Solicchiata e Rovittello furono protette dalle lave del 1911 e del 1809. Il 20 giugno arrivò Re [[Vittorio Emanuele III]], il fronte lavico era largo un chilometro e la lava avanzava a una velocità da 10 a 15 chilometri all'ora. Il Re soleva villeggiare con la sua famiglia nella vicina frazione di [[Montelaguardia]], ospite del Marchese [[Romeo delle Torrazze]]. Il giorno dopo arrivò [[Mussolini]], il capo del governo, la lava aveva raggiunto i piedi del monte Santo ricoprendo le ultime poche case della frazione di Catena e minacciando [[Linguaglossa]]. Fortunatamente l'impeto della lava cominciò a diminuire e il 26 giugno dimezzò la sua velocità. Il fronte lavico, non sufficientemente alimentato alla fonte si fermo il 29 giugno. L'accademia Gioieni di Catania chiamò i nuovi crateri, formatisi in seguito a questa eruzione, "Vittorio Emanuele III" e "Mussolini". L'enorme quantitativo di lava che intercettò i binari presso Cerro spinse l'amministrazione della Ferrovia Circumetnea a realizzare una variante al percorso. Fu ideata una nuova tratta che dalla stazione di Rovittello doveva arrivare a Castiglione di Sicilia e da qui riprendere la vecchia sede nei pressi di Linguaglossa.
 
====Luglio-agosto 1943: bombardamento aereo di Randazzo====
Il 16 luglio iniziò il bombardamento di Randazzo condotto dalla 9ª AF (Air Force) americana, con gli aerei B-25 e [[Curtiss P-40|P-40]] e dalla NATAF ([[North West Tactic Air Force]]), con i bombardieri Wellinghton. I bombardamenti seguirono nei giorni 18-19-20. Il 21 gli attacchi impegnarono venti aerei B-25. Ma l'attacco più forte su sferrato il 1º agosto allorché furono impiegati più di duecentotrenta aerei bombardieri P-40. Gli attacchi si ripeterono il 7 agosto con di più di sessanta bombardieri B-25, l'8 con oltre novanta B-25, il 10. L'11 agosto fu l'ultimo giorno di bombardamenti a cui fu soggetta Randazzo. Oltre novanta B-25 bombardarono ponti, strade, ferrovie e l'area cittadina. Circa centosettanta P-40 bombardarono direttamente Randazzo. I contadini mentre mietevano in montagna vedevano passare sopra la loro testa, a bassa quota, gli aerei bombardieri che si dirigevano verso Randazzo e lasciavano cadere centinaia di bombe.
Nell'agosto del 1943 le truppe alleate bombardarono anche Solicchiata. Prima però avvertirono la popolazione lanciando con un aereo milioni di volantini con su scritto "Evacuate e fate evacuare, chiunque è vicino ad obiettivi militari è in pericolo di vita". Gli abitanti andarono a rifugiarsi per un breve periodo in campagna e si nascosero dentro grotte di scorrimento lavico (Grotta del Bue). Qualcuno di essi al ritorno trovò la propria casa demolita completamente.
Il 13 agosto 1943 i tedeschi abbandorono Randazzo che venne occupata dal 39º reggimento della nona divisione statunitense. I tedeschi passarono per Solicchiata, inseguiti dall'esercito avversario e, per ostacolarne l'avanzata, minarono e demolirono diversi caseggiati e il ponte di contrada Imboscamento, sulla via Nazionale.Grazie al coraggio di alcuni cittadini, parecchi fabbricati vennero salvati cancellando le X che i tedeschi mettevano sui fabbricati da far saltare per rallentare l'avanzata alleata.Gli alleati furono accolti favorevolmente perché ciò significava la fine della guerra.
 
====Luglio-agosto 1943: truppe italiane e tedesche accampate a Passopisciaro e Rovittello====
Nell'estate del '43, due accampamenti, italiano e tedesco, erano impiantati nel territorio di Castiglione.
Il generale [[Alfredo Guzzoni]], della 6ª armata, aveva trasferito<ref>Faldella, Lo sbarco, p. 191; MS #C-095 (Senger)</ref>
da [[Enna]], il tredici luglio, il proprio comando a [[Passopisciaro]], mentre il generale [[Hans-Valentin Hube]], a capo del XIV Corpo d'armata, si era installato nella villa del Picciolo di Rovitello, all'interno di un noccioleto, lì dove ora sorge un campo da [[golf]]. A fine luglio arrivarono in paese, a dorso di [[mulo]], le notizie dell'insediamento degli americani, del generale americano [[George Smith Patton|Patton]], a [[Palermo]] e dell'8ª armata di [[Bernard Law Montgomery|Montgomery]], che non riusciva a sfondare la linea del [[Simeto]], nella piana di Catania. Anche a Castiglione, via di transito fra [[Catania]] e [[Messina]], si sapeva dunque che a giorni i tedeschi e gli italiani sarebbero partiti per lasciare il posto agli inglesi e alla fine della guerra. Il loro generale Hube, sfuggito all'inferno di [[Stalingrado]], con un solo braccio, era un abile stratega delle truppe corazzate e non amava l'alleato italiano. Nonostante l'età avanzata era pieno di energia e subito aveva esautorato Guzzoni e ed i suoi collaboratori. La sera del 1º agosto 1943 invitò a cena in villa il collega italiano e il capo di stato maggiore [[Emilio Faldella]], ma a Guzzoni l'invito non piacque e piazzò attorno al noccioleto un battaglione di guastatori pronto ad intervenire. Era in effetti una trappola perché in quelle ore il generale [[Albert Kesselring]] avrebbe dovuto occupare [[Roma]] e arrestare la famiglia reale. Ma dopo estenuanti discussioni il [[maresciallo]] riuscì a convincere [[Hitler]] a soprassedere e Hube fu costretto, pure lui, a comportarsi nello stesso modo con gli ospiti. Il 10 agosto Hube ed i reparti del quartier generale tedesco si avviarono verso Messina poiché l'evacuazione della Sicilia era stata fissata per il 16.
 
====12 agosto 1943: la strage di Castiglione====
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===Gli anni '50===
Negli anni '50cinquanta Solicchiata soffrì la crisi economica del dopoguerra e l'abbandono dello statoStato che preferì investire al nord. Soltanto nel 1953 fu portata l'energia elettrica derivando una linea da quella che alimentava Castiglione, in contrada [[Verzella]]. Le abitazioni fino a quella data erano illuminate con lumi a petrolio e tutto i lavori domestici e artigianali erano eseguiti a mano, con l'uso di leve o con gli animali da soma. Chi aveva un'istruzione, fu assunto come impiegato statale, gli altri, per il perdurare della crisi, scelsero ancora la strada dell'emigrazione. [[Argentina]] e [[Venezuela]] furono le mete privilegiate. L'emigrazione si indirizzò anche verso l'Italia settentrionale: [[Milano]] e [[Torino]], principalmente. Continuò l'emigrazione per gli [[Stati Uniti d'America]] per quelli che avevano parenti diretti. La viticultura era in crisi per la mancanza di mercati. I commercianti di Riposto erano spariti e gli agricoltori non riuscivano a produrre e, contemporaneamente, commercializzare il prodotto. Qualche bracciante si trasformò in commerciante vendendo il proprio vino nei paesi circostanti. Un ex calzolaio, [[Francesco Russo (commerciante)|Francesco Russo]], si improvvisò mediatore e successivamente commerciò vino con i paesi della zona ionica. Avendo fiuto negli affari decise di creare, a [[Giarre]], un'industria enologica, a tutt'oggi esistente.
 
==Il mancato boom economico degli anni '60==
Il boom economico economico degli anni '60sessanta fu tale solo per le industrie del nord Italia e vide ancora il generarsi del fenomeno dell'emigrazione: molti emigrarono in [[Germania]] e [[Svizzera]]. Molti si spostarono in altri settori produttivi diversi dall'agricoltura diventando commercianti di carbone, di legname e di prodotti per l'edilizia. Furono creati punti vendita di prodotti alimentari, macellerie per gli abitanti del luogo e per quelli di passaggio. È di questo periodo la nascita della cava di inerti in contrada Imboscamento e della cantina sociale Torrepalino.
==La stagnazione degli anni '70==
Quelli che in questi anni rimasero a Solicchiata riuscirono in qualche modo a vivere discretamente. Gli impiegati statali, a stipendio fisso, se si sapevano regolare, riuscivano ad andare avanti. Quei pochi braccianti che erano rimasti riuscivano a farsi assumere per 101 giorni per poter ricevere l'indennità di disoccupazione. Molti venivano assunti in estate dall'ente forestale per il controllo dei boschi dell'Etna. Altri si adattavano a diversi lavori: viticultori e commercianti al dettaglio di vino. Altri ancora commerciavano legna e carbone con i paesi dei [[Nebrodi]]. Le due botteghe di alimentari, la macelleria e il tabacchino offrivano ai residenti e agli autobilisti di passaggio i loro prodotti in vendita.
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Gli anni ottanta furono per Solicchiata una svolta. I nipoti dei massari crearono poco alla volta diverse società industriali, tuttora esistenti. In questo periodo fu pubblicato un articolo su un periodico nazionale che definiva Solicchiata la "zona a più alta densità di industrie in Italia". Da un'esperienza di artigianato, maturata da un ex-emigrato in Venezuela, fu fondata una fabbrica di produzione di masse radianti per automezzi.
====1986: La legge per l'imprenditorialità giovanile====
Alcuni giovani, unendosi in cooperativa, riuscirono a farsi finanziare dallo statoStato, con la legge [[Salverino De Vito|De Vito]] (legge 28 febbraio 1986, n. 44), la costruzione di una fabbrica per la produzione di vasi di plastica per le serre, con la tecnica della presso-fusione. Fu creata una fabbrica che produce tapparelle in PVC con la tecnica dell'estrusione. Un altro imprenditore acquistò macchinari per produrre, in serie, indumenti, camici e tute, per l'industria e il terziario. Un catanese creò una fabbrica di polli per la produzione di uova. Altri diventaro inmprenditori edili e impiantisti. Queste attività si affiancarono a quelle della cava di inerti e dell'industria enologica. Il 17 marzo del 1987 la zona a Sud di Solicchiata, cioè il territorio che sale verso la montagna, è stata inserita all'interno del Parco dell'Etna.
 
===Lo sviluppo urbanistico degli anni '90===