Trattato della vera devozione alla Santa Vergine: differenze tra le versioni

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«Prevedo molte belve arrabbiate, che arriveranno con furia per strappare con i loro denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è servito per scriverlo, o almeno per avvolgerlo nelle tenebre e nel silenzio di un baule, affinché non venga Lui conosciuto; costoro anzi attaccheranno e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e cercheranno di metterlo in pratica».<ref>''Trattato della vera devozione alla Santa Vergine'', 114</ref>
 
È probabile che si riferisse ai [[giansenisti]] con i quali si scontrò, proprio in quegli anni, sul tema della devozione mariana e che si erano mostrati molto critici nei confronti del missionario bretone e delle sue attività. Si pensa che durante la [[Rivoluzione francese]] e la [[Guerre di Vandea|guerra civile]] scoppiata in quella regione venne nascosto dai monfortani in una cassa e sepolto nel campo attorno alla loro casa madre di [[Saint-Laurent-sur-Sèvre]] per evitare che andasse distrutto. Passato il periodo della Rivoluzione, la cassa venne dissotterrata e sistemata nella libreria della casa madre dove verrà ritrovato casualmente da padre [[Gabriel Deshayes]] (poi fondatore dei [[Fratelli dell'Istruzione Cristiana di San Gabriele|Fratelli di San Gabriele]]) il [[29 aprile]] [[1842]].
 
Il manoscritto si presentava con diverse pagine mancanti nella parte iniziale e qualche foglio mancante alla fine. Insieme con le pagine iniziali si era perso anche il titolo. Nel testo l'unico riferimento al titolo sembra essere nell'ottavo capitolo dove tratta delle pratiche della devozione a Maria: «come ho già detto nella prima parte di questa preparazione al Regno di Gesù Cristo»,<ref>''Trattato della vera devozione alla Santa Vergine'', 227</ref> il titolo "''Trattato della vera devozione alla Santa Vergine''" venne quindi deciso dal superiore dei monfortani al momento della pubblicazione avvenuta l'anno successivo.
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San Grignion de Montfort elenca quindi i "motivi che devono farci apprezzare questa consacrazione e gli effetti che questa produce" e, come ha sempre fatto nelle altre parti del "Trattato", spiega questa vita di consacrazione usando come esempi alcuni episodi biblici, in particolare la storia di [[Rebecca (Bibbia)|Rebecca]] e [[Giacobbe]], dove quest'ultimo rappresenta i consacrati mentre il fratello [[Esaù]], i reprobi cioè i non devoti o i falsi devoti, e in questo modo spiega come queste due categorie si comportano nei confronti di Maria e cosa lei fa per loro.
 
La terza parte si conclude riprendendo le pratiche interiori ed esteriori necessarie per potersi "consacrare", che san Grignion de Montfort aveva accennato nella seconda parte, e che aveva presentato solo come "forme di devozione". Presenta quindi sette pratiche esteriori: la prima è costituita dagli esercizi preparatori cioè: «[...] dopo aver trascorsi almeno dodici giorni a liberarsi dello spirito del mondo, contrario allo spirito di Gesù Cristo [...] dedicheranno tre settimane a riempirsi di Gesù Cristo per mezzo della santissima Vergine.»,<ref>''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 227</ref> che si concludono pronunciando e firmando la formula di consacrazione (che scrive nelle appendici del "Trattato"); la seconda consiste nella recita tutti i giorni la "Coroncina della Santissima Vergine"; la terza prescrive di indossare una catenina di ferro benedetta come simbolo che si è "schiavi di Gesù in Maria"; la quarta consiste nel celebrare la solennità dell'[[Annunciazione]] ([[25 marzo]]); la quinta è costituita dalle recita dell'[[Ave Maria]] e del [[Rosario]] tutti i giorni; la sesta è la recita del [[Magnificat]] per: «[...] ringraziare Dio delle grazie concesse alla Vergine santissima [...]»;<ref>''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 255</ref> e infine la settima prevede il distacco dal mondo: «i servi fedeli di Maria devono molto disprezzare, odiare e fuggire il mondo corrotto. Si servano delle pratiche di distacco dal mondo, da noi indicate nella prima parte».<ref>Si riferisce alla parte iniziale del "Trattato" che non ci è pervenuta. (''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 256)</ref>
 
Riguardo invece alle pratiche interiori le divide in quattro modi di agire: «esse consistono nel compiere tutte le proprie azioni per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per Maria, per compierle più perfettamente per mezzo di Gesù, con Gesù, in Gesù e per Gesù.»;<ref>''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 257</ref> cioè agire secondo lo spirito di Maria: «obbedire in ogni azione e lasciarsi muovere in ogni azione dal suo spirito, che e il santo Spirito di Dio»;<ref>''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 258</ref> agire imitando Maria: «guardando a Maria come al modello perfetto di ogni virtù e santità, plasmato dallo Spirito Santo in una semplice creatura, perché lo imitassimo secondo le nostre povere capacità»;<ref>''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 260</ref> agire uniti a Maria: «la Vergine santissima e il vero paradiso terrestre del nuovo Adamo [...] bisogna abitare nel bell'interno di Maria con compiacenza, in esso riposarsi in pace, appoggiarsi con fiducia, nascondersi con sicurezza e perdersi senza riserva»;<ref>''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 261 e 264</ref> e agire al servizio di Maria: «bisogna compiere tutte le proprie azioni per Maria. Infatti, chi si è dedicato completamente al suo servizio, è giusto che compia tutto per lei come farebbe un domestico, un servo ed uno schiavo.».<ref>''Trattato di vera devozione alla Santa Vergine'', 265</ref>