Azione Cattolica: differenze tra le versioni

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|colspan="2"|<big>'''Azione Cattolica Italiana'''</big>
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|colspan="2"|[[ImmagineFile:AzioneCattolica.png|center|200px|Logo dell'Azione Cattolica Italiana]]
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|'''Presidente'''
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| rowspan="2"|'''Vice-Presidenti (Giovani)'''
| Lisa Moni Bidin
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| Marco Sposito
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|}
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L''''Azione Cattolica Italiana''' (abbrev. ACI) è la più antica, ampia e diffusa tra le [[Associazioni e movimenti cattolici|associazioni cattoliche]] [[Laicato|laicali]] d'[[Italia]].
 
Nel [[1954]] contava due milioni e mezzo di iscritti, dei quali un milione e settecento tra le sole associazioni giovanili<ref>C. Falconi, ''La Chiesa'', cit. pag. 339; Stephen Gundlein, ''I comunisti italiani tra Hollywood e Mosca'', riprende cit. Falconi a pag. 107.</ref>; nel [[1959]] giunse al massimo di 3.372.000<ref>[http://www.azionecattolica.it/aci/chi/storia Sito ufficiale]</ref>.
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== Storia ==
===L'Ottocento===
Le origini dell'Azione Cattolica risalgono al settembre 1867, quando due giovani universitari, [[Mario Fani]], viterbese, e [[Giovanni Acquaderni]], da [[Castel San Pietro dell'Emilia]], fondano a [[Bologna]] la ''Società della Gioventù Cattolica Italiana''. Il motto «Preghiera, Azione, Sacrificio» sintetizza la fedeltà a quattro principi fondamentali:
* l'obbedienza al [[Papa]] (''sentire cum Ecclesia'')
* un progetto educativo fondato sullo studio della [[religione]]
* vivere la vita secondo i principi del [[Cristianesimo]],
* un diffuso impegno alla [[carità]] verso i più deboli e i più poveri.
La costituzione dell'associazione viene approvata il [[2 maggio]] [[1868]] da [[papa Pio IX]] con il [[Breve apostolico]] ''Dum filii Belial''. In sintonia con le posizioni del Papa (dello stesso anno è la prima formulazione del ''[[non expedit]]'') la Società esclude l'impegno politico diretto.
 
Nel 1872 si tiene a [[Venezia]] il primo congresso dei cattolici italiani. La creatura di Fani e Acquaderni viene ribattezzata ''Società della Gioventù Cattolica Italiana''. Dopo il congresso prenderanno vita l'[[Opera dei Congressi]] e i Comitati cattolici in Italia.
 
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Nel [[1904]] papa [[Pio X]] scioglie l'Opera dei Congressi, a causa dei perduranti contrasti tra "intransigenti"<ref>Uno degli esponenti principali di questa corrente fu il conte [[Vincenzo Ottorino Gentiloni]], presidente dell'Unione cattolica romana e del comitato regionale marchigiano. Gli "intransigenti" si schieravano con la monarchia e con il governo liberale per parare la minaccia socialista, marxista ed anarchica, volta non solo verso i liberali, ma anche verso tutta o buona parte del patrimonio di valori tradizionali del mondo cattolico. Gentiloni fu uno dei primi dirigenti dell'Azione Cattolica.</ref> e "innovatori"<ref>Gli "innovatori", guidati dal sacerdote [[Romolo Murri]], fondatore della Democrazia Cristiana Italiana, sostenevano la necessità di un accordo "tattico" con i socialisti piuttosto che appoggiare i liberali.</ref>. L'anno seguente pubblica l'enciclica [[Il fermo proposito]] (11 giugno 1905), con la quale promuove la nascita di una nuova organizzazione laicale cattolica, che prende il nome di '''Azione Cattolica'''.
 
Nei primi anni di vita dell'Azione Cattolica si verificarono alcuni eventi molto significativi per il cattolicesimo: la condanna contenuta nel decreto ''Lamentabili sane exitu'' (3 luglio 1907) di Pio X delle 65 proposizioni moderniste e subito dopo la "[[scomunica]]" del [[Modernismo teologico|modernismo]], contenuta nell'enciclica ''Pascendi dominici gregis'' (8 settembre 1907). In essa il modernismo ed il [[relativismo]] venivano etichettati dal Pontefice come la sintesi di tutte le eresie. L'Azione Cattolica fu dunque voluta dal Papa come principale strumento di contrasto al modernismo<ref>La condanna delle tesi moderniste non è mai stata abrogata, quindi deve considerarsi tuttora operante.</ref>.
Nel [[1908]] venne fondata l'«Unione fra le Donne Cattoliche Italiane» ad opera di Maria Cristina Giustiniani Bandini, con la collaborazione di Adelaide Coari, e nel luglio del [[1909]] [[Vincenzo Ottorino Gentiloni]] ricevette da Pio X l'incarico di dirigere un'organizzazione contigua all'Azione Cattolica, l'«Unione Elettorale Cattolica Italiana» (UECI).
 
L'UECI svolse un'azione di primo piano nel panorama politico italiano di allora.
Nel [[1912]], nonostante non fosse ancora stato revocato il ''[[non expedit]]'' decretato da [[Pio IX]], Ottorino Gentiloni, nella sua funzione di massimo responsabile della UECI, concluse con [[Giovanni Giolitti]] il cosiddetto «[[Patto Gentiloni]]». I tre punti cardine del Patto Gentiloni furono:
# il finanziamento alle scuole non statali (prevalentemente cattoliche);
# l'impegno a non permettere l'introduzione del divorzio in Italia;
# la giurisdizione separata per il clero.
Con il Patto Gentiloni venivano perciò a saldarsi il filone risorgimentale più istituzionale ed il filone cattolico largamente maggioritario nel paese, sulla base di un orientamento cattolico, monarchico e tradizionalista.
Nello stesso anno (1912) ed in seguito a tale patto il conte Gentiloni fondò, insieme a Giolitti, il [[Partito_Liberale_Italiano#Origini:_il_Partito_Liberale_precursore_del_PLI|Partito Liberale]], partito precursore del [[Partito Liberale Italiano|PLI]].
 
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* Società Gioventù Cattolica Italiana.
 
Però l'attività formativa esercitata nei circoli dell'Azione Cattolica e la vicinanza di molti suoi iscritti al PPI diventano motivo di scontro con il governo [[Fascismo|fascista]]. Già tra il [[1921]] ed il [[1924]] alcune sedi dell'AC furono "sfigurate" da parte dei militanti [[fascismo|fascisti]], pervasi da un'ispirazione [[anticlericalismo|anticlericale]]. L'AC, infatti, era vista come il braccio laicale della Chiesa. [[Benito Mussolini|Mussolini]], ormai consolidato il suo potere, il [[9 aprile]] del [[1928]] aveva decretato lo scioglimento di tutte le associazioni che non fossero state fasciste. Da qui nacque lo scontro con il Vaticano, che non accettò lo scioglimento anche dei circoli di Azione Cattolica. Mussolini fu costretto, per non compromettere la stabilità dell'edificio concordatario dei [[Patti lateranensi]], a far marcia indietro e ad escludere dal divieto l'Azione Cattolica, "pupilla degli occhi" del Papa. L'Azione Cattolica, sotto la presidenza di Luigi Colombo, un milanese propenso al compromesso clerico-fascista, l'aveva parzialmente ripagato contribuendo al seppellimento della [[Confederazione Italiana dei Lavoratori]] nell'ingenua illusione che il [[corporativismo]] fascista si potesse permeare di principi cristiani grazie ai quadri e agli iscritti cattolici.
 
L'articolo 43 dei [[Patti lateranensi|Concordato]] infine aveva riconosciuto ufficialmente l'Azione Cattolica a patto che essa svolgesse la propria attività fuori di ogni partito, alla dipendenza della Chiesa e per diffondere i principi cattolici.
Era un articolo che entrambe le parti avevano accettato con molte riserve e molti sospetti, ciascuno pensando al dopo: il fascismo alla sua [[Opera Nazionale Balilla]] e all'allevamento "in batteria" delle nuove leve, come succede in tutte le [[dittatura|dittature]]; la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] badando al suo impegno pastorale che privilegia l'aspetto spirituale e religioso, ma non esclude l'impegno e la responsabilità sociale.
 
===Anni trenta===
I nodi vennero al pettine all'inizio del [[1931]]. L'AC, con cinquemila sedi sparse in tutta [[Italia]], man mano espandeva i suoi interventi al di fuori dei compiti strettamente religiosi, con iniziative sociali, attività culturali, ricreative, ecc. L'Opera Balilla dal canto suo era ormai diventata un grande apparato del regime e contava più di un milione e mezzo di iscritti divisi in balilla, avanguardisti, piccole italiane e giovani italiane. L'AC riuniva gli universitari nella [[FUCI]], il fascismo nel [[Gruppo Universitario Fascista]] (GUF).
 
Già nel [[1930]], il [[3 agosto]], ''[[L'Avvenire d'Italia]]'', aveva invitato l'AC «ad invadere tutti i settori della vita sociale». Nascono i gruppi professionali. La FUCI rischia di far ombra ai GUF. La commemorazione del quarantesimo anniversario della ''[[Rerum novarum]]'' suona critica alle corporazioni fasciste e un informatore della polizia la definisce «una manifestazione di mai represso [[antifascismo]]».
 
L'[[8 aprile]] Mussolini chiede alla Santa Sede che la stampa cattolica venga moderata, che l'AC la faccia finita con le provocazioni sindacali, che i caporioni popolari siano licenziati.
 
Il [[21 aprile]] l'onorevole [[Mario Giuriati]], in un discorso a [[Milano]], rivendica l'assolutismo dello Stato; replica immediatamente il papa, con una lettera all'[[arcivescovo di Milano]] cardinale [[Ildefonso Schuster]], in cui si afferma tra l'altro che la Chiesa ha il diritto di entrare nella moralità sociale, che il fascismo erra educando i giovani alla [[violenza]] e all'[[aggressività]].
 
Il ''Lavoro fascista'' accusa l'AC di formare uomini «domestici e infermicci», di utilizzare i rottami del mondo sturziano, di invadere il campo delle corporazioni. Ormai la corda è tesa. Si spezza in maggio e sarà la più dura repressione fascista mai attuata nei confronti dell'Azione Cattolica. Vengono inscenate violente manifestazioni anticlericali, i giornali intransigenti del regime vomitano ingiurie, sono devastate e saccheggiate le sedi dei circoli cattolici; il conte Dalla Torre scrive:
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{{quote|Furono sopraffazioni, spesso sanguinose, devastazioni che giunsero a sacrileghe profanazioni di crocifissi spezzati, di immagini pie sfregiate, di ritratti del papa stracciati e calpestati fra grida di "abbasso" e di "morte" all'Azione Cattolica e al sommo pontefice, e canzoni blasfeme e oscene, ed offese ai sacerdoti. Studenti e giovani cattolici, anche se gravemente aggrediti da un numero superiore di dimostranti, non si piegarono alle intimidazioni di levare i distintivi, che furono strappati solo con la violenza e dopo resistenze ripetute più volte in uno stesso giorno."}}
 
Per tutto il mese le violenze continuano e preoccupano persino Mussolini che deve raccomandare ai prefetti un'attenta vigilanza perché non accadano incidenti che offendano il sentimento religioso popolare. Ci fu da parte vaticana un'accesa protesta e per tutta risposta Mussolini fa prudenzialmente chiudere le sedi di tutti i circoli della gioventù cattolica e tutte le federazioni universitarie. Il decreto di scioglimento è del [[29 maggio]] 1931. Gli ultimi tre giorni del mese di maggio registrano il sequestro di tutti i circoli cattolici ad opera della polizia. In questo clima di accesa tensione (si imputa all'Azione Cattolica di tenere anche adunanze cospiratrici), ai primi di luglio esce, ma è datata 29 giugno, l'[[enciclica]] ''[[Non Abbiamo Bisogno]]'' che resta il documento fondamentale per definire la posizione e il giudizio del papa nei confronti di quel regime. Pio XI con questo testo condanna esplicitamente il fascismo come dottrina totalitaria, definendolo «una vera e propria statolatria pagana, non meno in contrasto con i diritti naturali della famiglia che con i diritti soprannaturali della Chiesa... un programma che misconosce, combatte e perseguita l'Azione Cattolica, che è dire quanto la Chiesa e il suo Capo hanno notoriamente di più caro e prezioso». L'enciclica, inoltre, dichiara illecito il giuramento di fedeltà al [[duce]].
 
È di questo periodo, il messaggio che, proprio per il tramite di padre Tacchi, Pio XI inviò a Mussolini e nel quale il papa asseriva senza mezzi termini di aver ormai acquisito la certezza che i programmi, affermazioni e principi fascisti erano in urto con la coscienza cattolica e dichiarava testualmente di dover «addivenire all'esplicita riprovazione di principi che sono in contrasto con la dottrina e con i diritti della Chiesa». Questa dichiarazione è tanto più rilevante in quanto è del [[24 luglio]], cioè successiva alla enciclica ''Non abbiamo bisogno''. Quindi Pio XI era giunto alla convinzione che tra fascismo e Chiesa il matrimonio era impossibile.
 
Il successivo accordo del [[2 settembre]] stabilì che:
#l'AC è diocesana, dipende dai vescovi che scelgono i dirigenti;
#non ha gruppi professionali e sindacali perché si propone solo obbiettivi religiosi e forma i giovani alla spiritualità;
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Negli anni post-conciliari l'AC si fa pienamente portavoce del cosiddetto "spirito" del [[Concilio Vaticano II]]; pur mantenendo una struttura legata alle parrocchie, comincia però a perdere consensi in diversi strati sociali. Risultato: tra il 1964 e il [[1974]] l'associazione passa da 3,5 milioni di iscritti a 600&nbsp;000.<br />Ma il calo ha anche altri motivi:
 
* L'AC degli anni settanta (e ottanta) non era più l'unica Associazione dei laici cattolici. Dopo il Concilio erano nate nuove realtà, alcune delle quali fondate anche da ex appartenenti all'associazione. Il [[Movimento dei Focolari]], la [[Comunità di Sant'Egidio]], [[Comunione e Liberazione]] <ref>Francesco Rositano, «Le classi dirigenti italiane sono nate tutte qui», ''Liberal'', 27 maggio 2008.</ref>, il [[Rinnovamento nello Spirito]], il [[Cammino Neocatecumenale]] cominciano proprio dagli anni sessanta la loro diffusione e crescita. Nel complesso il numero di laici cattolici impegnati non è andato diminuendo, ma si è distribuito in realtà diverse. L'AC è un'associazione vicina ai [[Vescovo|vescovi]] ed ai [[Sacerdote|sacerdoti]], dedita principalmente all'impegno parrocchiale ed alla "formazione cristiana delle coscienze". I movimenti cattolici invece hanno fatto proprie scelte più specifiche: la comunione e l'unità i Focolari e Sant'Egidio, la preghiera ispirata il Rinnovamento, l'impegno nelle università e nel mondo economico-lavorativo CL.
 
*La fuga di molti giovani nei movimenti giovanili originati dal [[Il Sessantotto|Sessantotto]].
 
*Infine, il distacco dall'Azione Cattolica della [[FUCI|Fuci]] e del [[Centro Sportivo Italiano]] (CSI), oltre che la totale separazione con le [[ACLI]] e la [[CISL]].
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===Dal 1998 ad oggi===
Nel [[1998]] viene eletta la prima donna alla guida dell'Azione Cattolica: [[Paola Bignardi]]. Appoggiata dalla [[Conferenza Episcopale Italiana]], ha guidato l'associazione in un forte processo di rinnovamento, conclusosi con l'aggiornamento dello Statuto avvenuto nel settembre del [[2003]]. Le revisioni statutarie hanno suscitato un grande dibattito interno e alcuni ex-dirigenti nazionali e locali pubblicarono, all'apertura dei lavori dell'assemblea straordinaria dell'associazione, una lettera aperta in cui si esponevano alcuni dubbi su quale ruolo i laici e l'associazione avrebbero dovuto avere in futuro. Nonostante le accese discussioni, il nuovo Statuto associativo fu approvato dall'assemblea dei responsabili diocesani con oltre l'80% dei consensi. Durante la presidenza Bignardi gli iscritti all'associazione si stabilizzarono in 350.000.
 
La ratifica del nuovo Statuto dell'Associazione avviene lo stesso anno durante l'Assemblea generale della CEI (Assisi, 17-20 novembre). Il 13 e 14 marzo 2004 viene poi approvato dal Consiglio Nazionale il Regolamento Nazionale.
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L'azione di rinnovamento guidata dalla Bignardi e culminata nell'approvazione del nuovo Progetto formativo dell'Associazione ha dato nuova vitalità e visibilità pubblica ed ecclesiale all'associazione, che ha portato nel [[2006]], sotto la presidenza di [[Luigi Alici]], a un aumento delle adesioni, il primo dopo molti anni segnati da una generalizzata difficoltà dell'associazionismo.
 
Nel [[2008]], in occasione del suo 140º anniversario, l'Azione Cattolica ha presentato il ''Manifesto al Paese''<ref>[http://www.azionecattolica.it/net/notizie/wp-content/uploads/2007/09/manifesto.pdf Manifesto al Paese dell'Azione Cattolica Italiana]</ref>, un documento in cui sono affermati i valori non negoziabili dell'AC, che si fa sentinella di quell'[[ethos]] condiviso in cui afferma si possono riconoscere tutti gli italiani. Il ''Manifesto'' è stato consegnato il [[2 aprile]] [[2008]] al presidente della Repubblica [[Giorgio Napolitano]] nel corso di un'udienza concessa dal Capo dello Stato al presidente nazionale dell'associazione. Le celebrazioni per i 140 anni dell'associazione sono poi culminate, il [[4 maggio]] seguente, in un incontro dell'associazione con [[papa Benedetto XVI]] in piazza San Pietro a [[Roma]], al quale hanno partecipato 150.000 soci dell'Ac. Il 30 ottobre 2010 ha avuto luogo un incontro fra il Papa Benedetto XVI i ragazzi dell'ACR e i giovanissimi dell'AC; "C'è di +" è stato il tema della giornata svoltasi a Roma dove si sono riuniti più di 150.000 soci.
 
== Settori dell'Azione Cattolica ==
{{vedi anche|Azione Cattolica dei Ragazzi|Settore Giovani di Azione Cattolica}}
 
*'''Settore Giovani''': il '''[[Settore Giovani di Azione Cattolica]]''' si occupa dei soci dell'associazione dai 15 ai 30 anni. La proposta formativa per i giovani è articolata secondo tre archi d'età:
** dai 15 ai 18 anni '''Giovanissimi''';
** tra i 19 e i 25 anni '''Giovani''';