Io, l'erede: differenze tra le versioni
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|Scena=
|Epocacomposizione=[[1942]]
|Primarappresentazione=
|Teatro=[[Teatro La Pergola]] di [[Firenze]]
|Primaitaliana=
|Teatroprimaitaliana=
|Premi=
|Versionisuccessive= nel [[1972]] tradotta in [[lingua italiana]]
|Personaggi=
*Ludovico Ribera, quarantacinque anni
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==Trama==
La [[scena (spettacolo)|scena]] iniziale vede una sorta di consiglio di famiglia
Prospero Ribera aveva un figlio, Ludovico, il quale, come suo legittimo [[eredità|erede]] pretende ora, così come era stato per il padre, di essere accolto dalla facoltosa famiglia Selciano. Di fronte al rifiuto dei Selciano Ludovico prima li accusa di aver reso il padre, con la loro ostentata magnanimità, un [[parassita]], e poi riesce
Egli però sarà, come il padre, oggetto di scherno e derisioni, quasi fosse un buffone di [[corte (seguito)|corte]], ma in cambio
==Analisi della commedia==
Eduardo si misura in questa commedia con le tematiche [[Luigi Pirandello|pirandelliane]]
Il fratello Peppino molto sensibile ai gusti del [[pubblico]] avrebbe voluto che la commedia non fosse rappresentata ed infatti l'accoglienza degli spettatori fiorentini del [[Teatro La Pergola]] fu piuttosto tiepida. Eduardo tradusse in italiano e rivide profondamente il testo nel [[1972]] che in questa nuova versione ebbe successo ma egli non recitò più alcun ruolo nella commedia.
Il tema apparentemente stravagante della commedia che cioè la [[beneficenza]] è qualcosa di vantaggioso sia per chi la fa, soddisfacendo il proprio spirito di [[altruismo]], sia per chi la riceve è qui mescolato alla [[critica]] di una certa [[società]] [[borghese]] che con gli avanzi della propria ricchezza soddisfa il proprio ipocrita buonismo.
Altrettanto [[paradosso|paradossale]] e pirandelliana è la figura di Ludovico Ribera che ragiona con una logica tipica delle [[maschera|maschere]] di Pirandello: è lui, l'erede, in fondo che benefica la famiglia perché le dà la possibilità di presentarsi agli occhi del mondo con l'ipocrita facciata di benefattori.
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== Bibliografia ==
*Eduardo De Filippo, ''Teatro <small>(Volume primo)</small> - Cantata dei giorni pari'', Mondadori, Milano 2000, pagg. 1371-1457 (con una ''Nota storico-teatrale'' di Paola Quarenghi e una ''Nota filologico-linguistica'' di Nicola De Blasi)
*''Uno scrittore tra dialetto e italiano'', di Nicola De Blasi
*Giovanni Antonucci, ''Eduardo De Filippo: introduzione e guida allo studio dell'opera eduardiana - storia e antologia della critica'', Firenze 1981
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