Massacro di Rechnitz: differenze tra le versioni
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Il '''massacro di Rechnitz''' fu uno degli ultimi episodi dell'[[olocausto]] durante la [[seconda guerra mondiale]], avvenuto nella [[notte]] tra il [[24 marzo|24]] ed il
==Il contesto==
Il luogo dei fatti, il castello di Rechnitz, è collegato con la storia dei [[Heinrich Thyssen-Bornemisza|Thyssen]], la potente dinastia imprenditoriale tedesca dell'[[acciaio]]. [[Heinrich Thyssen-Bornemisza|Heinrich Thyssen]], che nel primo Novecento era l'erede di quello che era uno dei maggiori gruppi industriali dell'epoca, aveva sposato nel [[1906]] la baronessa ungherese Margit Bornemisza de Kászon e in seguito al matrimonio aveva acquisito - oltre alla cittadinanza ungherese - il titolo di [[barone]], mutando il cognome in Thyssen-Bornemisza. Il magnate tedesco acquistò anche un castello a Rohonc (l'attuale Rechnitz), in Ungheria occidentale, dove si stabilì con la famiglia e dove conservò la propria importante collezione d'arte.
Nel [[1938]] Thyssen lasciò il castello di Rechnitz alla primogenita Margit (che vi risiedeva col marito, il conte Ivan Batthyány) e con l'inizio della [[seconda guerra mondiale]] si ritirò prudentemente in [[Svizzera]], nella villa "La Favorita" di [[Lugano]], da cui continuò tuttavia a gestire il suo immenso impero, rifornendo il [[Terzo Reich]] di [[carbone]], acciaio, [[sommergibile|sommergibili]] e [[siluro|siluri]] aerei. Lo stretto contatto tra Thyssen e le alte gerarchie naziste non si limitava alle forniture per l'industria bellica ma si estendeva a finanziamenti internazionali tramite la August-Thyssen-Bank di [[Berlino]]: nell'agosto [[1941]] fu finanziata la manutenzione del castello di Rechnitz, che nel frattempo era stato requisito dalle [[Schutzstaffeln|SS]]. Ciò non impedì a Margit von Batthyány di continuare a risiedere nel castello e di organizzare ricevimenti, i cui ospiti erano spesso alti esponenti civili e militari.
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==Il processo==
Il protocollo russo venne pubblicato sul giornale militare sovietico "Stella Rossa" (''Krasnaya Zvjezda'') il
Il principale accusato, Podezin, riuscì a dileguarsi in Germania ed infine nella [[Repubblica Sudafricana]]. Oldenburg invece sarebbe riuscito a fuggire in [[Argentina]].
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