Pala Gozzi: differenze tra le versioni
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| ubicazione=[[Pinacoteca civica Francesco Podesti]]
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La '''''Pala Gozzi''''' ('''''Madonna in gloria coi santi Francesco e Biagio''''') è un dipinto
==Storia==
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[[Alvise Gozzi]] era un mercante di [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]], trasferitosi ad Ancona per seguire i suoi interessi commerciali<ref>Autori vari, ''Tiziano - la pala Gozzi di Ancona'', Grafis edizioni, 1988 (pagina 34)</ref>; riconoscente alla città che lo aveva accolto e nella quale aveva fatto fortuna, decise di investire una parte dei suoi beni per abbellire la più antica chiesa francescana di Ancona, [[chiesa di San Francesco ad Alto|San Francesco ad alto]], dove finanziò il rifacimento del coro e un nuovo altare maggiore; per la pala d'altare volle puntare in alto e la commissionò a Tiziano, che allora, e da una decina di anni, era unanimemente considerato il ''principe dei pittori''.
==Interpretazione==▼
Tutti gli studiosi sono d'accordo sul fatto che San Francesco e San Biagio ricordano rispettivamente Ancona (per il riferimento alla chiesa anconitana di [[chiesa di San Francesco ad Alto|San Francesco ad alto]]) e Ragusa (di cui San Biagio è il patrono). ▼
Secondo alcuni<ref name=Z62/>, la presenza di una veduta di [[Venezia]] sullo sfondo conteneva un messaggio politico, legato al dominio della Serenissima: nel [[1510]] [[Giulio II]] infatti aveva posto un freno alla supremazia veneziana sull'Adriatico, garantendo per tutte le marinerie, e dunque anche per Ancona e Ragusa, libertà di navigazione e commercio; nel [[1520]] le nuove convenzioni europee avevano però restituito a Venezia i suoi privilegi sull'Adriatico. Ecco quindi che la presenza di Francesco, simboleggiante Ancona, e Biagio, per Ragusa, apparivano come riconoscenti sottomettendosi a Venezia/Maria, secondo un rapporto tra la Serenissima e la Vergine ormai iconograficamente consolidato.▼
Secondo altri<ref>Autori vari ''Io Adriatico. Civiltà di mare tra frontiere e confini'', Editore Fondo Mole Vanvitelliana, Milano, 2001</ref>, con la compresenza di San Francesco (rappresentante Ancona), di San Biagio (rappresentate Ragusa) e della veduta di Venezia, Tiziano ha voluto evidenziare l'unione artistica tra le le tre principali città portuali adriatiche del tempo, rivali nella politica e nell'economia, ma unite dalla cultura: nel Rinascimento si era stabilita una fitta rete di rapporti artistici tra Marche, Veneto e Dalmazia, che andava al di là della contrapposizione commerciale che vedeva Ancona e Ragusa alleate per resistere alla potenza veneziana<ref>Sergio Anselmi, ''Venezia, Ragusa, Ancona tra Cinque e Seicento: un momento della storia mercantile del Medio Adriatico'' S.I.T.A. 1969</ref>.▼
==Descrizione e stile==
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Il confronto canonico della pala anconetana di Tiziano è con la ''[[Madonna di Foligno]]'' di [[Raffaello]], di cui sviluppò alcuni elementi, arricchendo in pienezza i colori, incalzando l'eloquenza dei gesti e progettando una composizione più sciolta<ref name=Z62>Zuffi, cit., pag. 62.</ref>. Alla serenità imperturbabile del Sanzio, Tiziano sostituì qui un'eroica energia umana<ref>Valcanover, cit., pag. 102.</ref>.
In lontananza si scorge una veduta di Venezia, con il [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale]], le [[basilica di San Marco|cupole]] e il [[campanile di San Marco]]; una imbarcazione a vela passa davanti alla [[Punta della Dogana]].
Sulla sinistra del dipinto, dietro alla figura di San Francesco, Tiziano ha raffigurato un paesaggio ridotto nelle dimensioni, ma suggestivo per la presenza di una figura che dà le spalle all'osservatore, seduta su un prato scosceso, illuminato dalla luce del tramonto filtrata dagli alberi di un bosco. Tale piccola scena è stata avvicinata, per la posizione dell'uomo seduto, alla ''[[Tempesta (Giorgione)|Tempesta]]'' del Giorgione e ad altre opere di Tiziano: il pastore della ''[[Madonna del Coniglio]]'', all'anziano dell'''Allegoria delle tre età della vita'', al pastore con il flauto nella ''Ninfa e pastore'' e alla figura maschile del ''[[Baccanale degli Andrii]]'', ma soprattutto alla donna con liuto vista di spalle del ''[[Concerto campestre]]''<ref>Maria Laura Gelmini, ''Un paesaggio dimenticato'', in ''Tiziano - la pala Gozzi di Ancona'', a cura di Michele Polverari, 1988</ref>. Il paesaggio in questione, per quanto limitato nelle dimensioni, ci ricorda che la pittura di Tiziano mira ad "esprimere il sentimento della realtà totale nella vitalità del frammento"<ref>Giulio Carlo Argan, ''Storia dell'arte italiana ''- Volume 3 (pagina 146)</ref>.
Nel retro della pala presenta una serie di disegni schizzati a chiaroscuro e in parte ombreggiati a pennello, ritenuti autografi tizianeschi<ref>G. Marchini, ''La Pinacoteca Comunale di Ancona'', Ancona 1979</ref>; a sostegno di questa ipotesi si porta la somiglianza tra una testa di bambino qui ritratta e la testa del Bambino Gesù raffigurata nella pala<ref>''Tiziano - la pala Gozzi di Ancona'', a cura di Michele Polverari, 1988</ref>. Il retro è visibile al pubblico, grazie ad un allestimento particolare.
▲==Interpretazione==
▲Tutti gli studiosi sono d'accordo sul fatto che
▲Secondo alcuni<ref name=Z62/>, la presenza di una veduta di [[Venezia]] sullo sfondo conteneva un messaggio politico, legato al dominio della Serenissima: nel [[1510]] [[Giulio II]] infatti aveva posto un freno alla supremazia veneziana sull'Adriatico, garantendo per tutte le marinerie, e dunque anche per Ancona e Ragusa, libertà di navigazione e commercio; nel [[1520]] le nuove convenzioni europee avevano però restituito a Venezia i suoi privilegi sull'Adriatico. Ecco quindi che la presenza di Francesco, simboleggiante Ancona, e Biagio, per Ragusa, apparivano come riconoscenti sottomettendosi a Venezia/Maria, secondo un rapporto tra la Serenissima e la Vergine ormai iconograficamente consolidato.
▲Secondo altri<ref>Autori vari ''Io Adriatico. Civiltà di mare tra frontiere e confini'', Editore Fondo Mole Vanvitelliana, Milano, 2001</ref>, con la compresenza di San Francesco (rappresentante Ancona), di San Biagio (rappresentate Ragusa) e della veduta di Venezia, Tiziano ha voluto evidenziare l'unione artistica tra le le tre principali città portuali adriatiche del tempo, rivali nella politica e nell'economia, ma unite dalla cultura: nel Rinascimento si era stabilita una fitta rete di rapporti artistici tra Marche, Veneto e Dalmazia, che andava al di là della contrapposizione commerciale che vedeva Ancona e Ragusa alleate per resistere alla potenza veneziana<ref>Sergio Anselmi, ''Venezia, Ragusa, Ancona tra Cinque e Seicento: un momento della storia mercantile del Medio Adriatico'' S.I.T.A. 1969</ref>.
==Note==
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