Pala dell'Alabarda: differenze tra le versioni

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L'impianto monumentale si rifà alla lunga tradizione delle [[sacre conversazioni]] venete, inaugurata dalla ''[[Pala di San Cassiano]]'' di [[Antonello da Messina]]. Mostra la Madonna col Bambino su un alto trono, con sopra due angeli in volo che le reggono la corona (un motivo dell'arte fiamminga quattrocentesca pure ampiamente ripreso in Italia), mentre nella metà inferiore si vedono quattro santi: [[santo Stefano|Stefano]], [[Giovanni evangelista]], [[Simone Zelota]] e [[san Lorenzo|Lorenzo]]. Simone regge l'attributo dell'[[alabarda]], che dà il nome alla pala.
 
I santi posti a sinistra e a destra della scena, [[santo Stefano|Stefano]] e [[san Lorenzo|Lorenzo]], sono legati alla prima diffusione del Cristianesimo ad Ancona e dunque danno alla Conversazione un riferimento alla città per la quale è stata dipinta<ref>M. Polverari, a cura di, ''Lorenzo Lotto. La Pala dell’Alabarda'', Ancona 1992</ref>.
Ai lati del trono, tra colonne e tendaggi in controluce, si aprono due brani di cielo percorsi da nuvolette. I giochi luminosi sono qui sapientemente valorizzati, dando risalto al gruppo sacro e agli angioletti dalle vesti candide.
 
Ai lati del trono, tra colonne e tendaggi in controluce, si aprono due brani di cielo notturno, rischiarati da un chiarore lunare e percorsi da nuvolette. I giochi luminosi sono qui sapientemente valorizzati, dando risalto al gruppo sacro e agli angioletti dalle vesti candide.
 
Come in altre opere di Lotto la simmetria è rotta dalla varietà degli atteggiamenti e nonostante il vortice della figura agitata del Bambino, verso il quale convergono le linee di forza generate dai santi e dagli scalini, il dipinto mostra concessioni al gusto aracizzante, compatibili con la committenza provinciale e la fase tarda della sua opera.