Cardinal nipote: differenze tra le versioni

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[[File:Ottoboni1.jpg|thumb|221px|[[Pietro Ottoboni]], l'ultimo cardinal nipote, ritratto da [[Francesco Trevisani]]]]
Un '''cardinal nepote o nipote''' (in [[lingua latina|latino]] ''cardinalis nepos'') era un tempo un [[cardinale]] della Chiesa, creato da un [[papa]] che sia suo zio o, più in generale, un suo parente. L'usanza di creare cardinali nipoti ebbe origine nel [[medioevo]], ma raggiunse la massima diffusione a partire dal Rinascimento e poi durante i secoli [[secolo XVI|XVI]]-[[secolo XVII|XVII]]<ref name="bunson">Matthew Bunson, 1995. "[http://media.isnet.org/kristen/Ensiklopedia/CardinalNephew.html Cardinal Nephew]". ''The Pope Encyclopedia''. Crown Trade Paperbacks. ISBN 0-517-88256-6.</ref>. Il vocabolo ''[[nepotismo]]'' si riferiva originariamente proprio a questa pratica, senza accezioni negative. A partire dal periodo della [[cattività avignonese|permanenza del papato]] ad [[Avignone]] ([[1309]]-[[1377]]) fino alla [[bolla pontificia|bolla]] di [[papa Innocenzo XII|Innocenzo XII]] ''[[Romanum decet pontificem]]'' ([[1692]]), che proibiva il nepotismo, un papa senza cardinal nipote era l'eccezione<ref>Fino a papa Innocenzo XII, le uniche eccezioni alla regola furono i papi che non crearono cardinali ([[Papa Pio III|Pio III]], [[Papa Marcello II|Marcello II]], [[Papa Urbano VII|Urbano VII]], [[Papa Leone XI|Leone XI]]) e [[papa Adriano VI]] (che creò un solo cardinale).</ref>. Ogni altro papa fece entrare almeno un parente nel [[Sacro Collegio dei Cardinali]], e nella maggior parte dei casi si trattava del nipote<ref name="vidmar">John Vidmar, ''The Catholic Church Through The Ages: A History'', Paulist Press, 2005, ISBN 0-8091-4234-1, p. 170. Vidmar segnala l'eccezione costituita da [[Papa Niccolò V|Niccolò V]], che creò cardinale il [[fratellastro]] [[Filippo Calandrini]] il [[20 dicembre]] [[1448]] (cfr. Salvator, 1998, [http://www.fiu.edu/~mirandas/consistories-xv.htm XV Century (1404–1503)]).</ref>.
 
L'istituzione del cardinal nipote andò incontro a cambiamenti ed evoluzioni nel corso di sette secoli, risentendo dei mutamenti del contesto della storia del papato e delle diverse personalità dei singoli pontefici. Dal [[1566]] al 1692, il cardinal nipote deteneva l'[[curia romana|ufficio curiale]] di Sovrintendente dello Stato Ecclesiastico, e i due termini erano usati indifferentemente. L'ufficio curiale e l'istituzione decaddero in concomitanza con la crescita del potere del [[Cardinale Segretario di Stato]] e con la progressiva perdita di centralità politica dello [[Stato pontificio]] nel corso del [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo]].
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Secondo lo storico John Bargrave, "il [[Concilio di Basilea]], nella ventunesima sessione, stabilì che il numero dei cardinali non dovesse superare le 24 unità, e che non dovesse esservi compreso nessun nipote del papa o di un altro cardinale (Sessione 23)"<ref>John Bargrave, ''Pope Alexander the Seventh and the College of Cardinals'', 1867, Camden Society, p. 3.</ref>.
[[File:Tizian Portrait of Ranuccio Farnese.jpg|thumb|[[Ranuccio Farnese (cardinale)|Ranuccio Farnese]] fu creato cardinale dal nonno, Paolo III, all'età di 15 anni.]]
[[Papa Clemente VI]] ([[1342]]-[[1352]]) fu colui che creò il maggior numero di cardinali nipoti, sei solo nel [[concistoro]] del [[20 settembre]] [[1342]], il più alto numero di cardinali nipoti creati contemporaneamente. La capitolazione del [[conclave]] del [[1464]] impose al papa eletto ([[Papa Paolo II|Paolo II]]) il limite di un solo cardinal nipote, assieme ad altre condizioni studiate per aumentare il potere del collegio cardinalizio a scapito di quello del papa<ref>Francis A. Burke-Young, 1998. "[http://www.fiu.edu/~mirandas/election-paulii.htm The election of Pope Paul II (1464)]".</ref>.
 
Il [[Concilio Lateranense V]], nel [[1514]], affermò che la sollecitudine verso i parenti era raccomandabile per il cristiano, e la creazione di cardinali nipoti fu spesso consigliata o giustificata con la necessità di provvedere a familiari bisognosi<ref name="nepotism">Reinhard, Wolfgang, Levillain, ed., 2002. "Nepotism", pp. 1031–1033.</ref>. Un cardinal nipote, di regola, poteva aspettarsi incarichi remunerativi: ad esempio, [[Alessandro Farnese il Giovane|Alessandro Farnese]], cardinal nipote di [[papa Paolo III]] ([[1534]]-[[1549]]) deteneva simultaneamente 64 [[beneficio ecclesiastico|benefici]], in aggiunta alla carica di vice-cancelliere<ref>Ekelund et al., 2004, p. 703.</ref>.
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=== 1566-1692 ===
[[File:El Greco 050.jpg|thumb|right|200px|[[Papa Pio V]], qui ritratto da [[El Greco]], creò l'ufficio curiale del cardinal nipote il [[14 marzo]] [[1566]].]]
Dopo il [[Concilio di Trento]] ([[1563]]), [[papa Pio V]] ([[1566]]-[[1572]]) creò l'ufficio di Sovrintendente dello Stato Ecclesiastico, che doveva occuparsi degli affari temporali dello Stato pontificio e delle relazioni diplomatiche con le potenze straniere. Dopo aver tentato senza successo di dividere questi compiti fra quattro cardinali a lui non imparentati, Pio V cedette alle richieste del Collegio dei Cardinali e dell'[[ambasciatore]] [[Spagna|spagnolo]], e nominò sovrintendente il suo pronipote, [[Michele Bonelli]], indicando le sue competenze con una bolla del [[14 marzo]] [[1566]]<ref name="portemer"/>. Tuttavia, il papa si rifiutò sempre di accordare qualsiasi potere realmente autonomo al Bonelli<ref>Cfr. ''La corte di Roma tra Cinque e Seicento teatro della politica europea'', a cura di Gianvittorio Signorotto e Maria Antonietta Visceglia, Roma, Bulzoni, 1998, p. 141.</ref>.
 
Il cardinal nipote (chiamato anche ''cardinale padrone''<ref name="portemer">Laurain-Portemer, Madeleine, Levillain (a cura di), "Superintendent of the Ecclesiastical State", 2002, pp. 1467–1469.</ref> o ''Secretarius Papae et superintendens status ecclesiasticæ'') era un [[legato pontificio]] della [[Curia Romana]], più o meno l'equivalente del [[Cardinale Segretario di Stato]], che infatti ereditò gran parte delle sue funzioni quando la carica di cardinal nipote fu abolita nel [[1692]]<ref name="curia"/><ref name="avignon"/>. La carica è stata accostata dagli storici a quella di un "[[primo ministro]]" o "''[[alter ego]]''"<ref name="portemer"/> del papa o "vice-papa"<ref name="h102">Hsia, 2005, p. 102.</ref>. Il cardinal nipote era di solito creato nel corso del primo concistoro presieduto dal nuovo papa, e la sua nomina veniva tradizionalmente festeggiata con una salva di cannone da [[Castel Sant'Angelo]]<ref name="vintro">Valérie Pirie, "[http://www.pickle-publishing.com/papers/triple-crown-preliminary-chapter.htm The Triple Crown: An Account of the Papal Conclaves: Preliminary Chapter]", Spring Books, 1965.</ref>.
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Alcuni storici considerano [[Scipione Caffarelli-Borghese]], nipote di Paolo V, il "prototipo" del cardinal nipote, creato, a differenza dei suoi predecessori, "per conseguire e assicurare la permanente ascesa sociale ed economica della famiglia del papa regnante tra le file dell'aristocrazia romana"<ref>Robert Bireley, recensione a ''Bürokratie und Nepotismus unter Paul V. (1605–1621): Studien zur frühneuzeitlichen Mikropolitik in Rom'', di Birgit Emich, in: "The Catholic Historical Review", XC (2002), 1: pp. 127–129.</ref>. Ad esempio, nel [[1616]], secondo una pratica che il Concilio di Trento aveva cercato invano di eliminare, 24 delle 30 abbazie detenute in [[commenda]] dal cardinale Borghese vennero ridistribuite<ref name="ekelund"/>. Un'analisi completa delle finanze del cardinale Borghese, basata su alcuni libri di conti, è stata tentata da Reinhard Volcker, e getta luce sulle strategie usate da Borghese per accumulare ricchezze, non solo di provenienza ecclesiastica, durante il pontificato di suo zio, strategie ritenute da Volcker esemplari del comportamento delle famiglie papali nel periodo [[barocco]]<ref>Duane J. Osheim, recensione di ''Kardinal Scipione Borghese, 1605–1633: Vermögen, Finanzen und sozialer Aufstieg eines Papstnepoten'', in: "The American Historical Review", XC (2002), 4: pp. 971–972.</ref>. Si calcola che Paolo V Borghese trasferì alla sua famiglia circa il 4% del totale delle entrate della Santa Sede durante il suo pontificato<ref>Thomas Munck, ''Europa XVII wieku'', Warszawa, 1999, p. 341.</ref>.
 
[[Papa Gregorio XIV]] ([[1590]]-[[1591]]) inaugurò la pratica di creare cardinali nipoti la cui investitura formale coincideva ''de facto'' con la nomina, separandola così dalla prassi ordinaria seguita per gli altri cardinali<ref name="s144"/>, e, quando si ammalò, autorizzò suo nipote, il cardinale [[Paolo Emilio Sfondrati]], ad apporre il ''[[Fiat ut petitur]]'' sulle suppliche rivolte al papa, una prerogativa che fu successivamente tolta su pressione del Sacro Collegio<ref>Tizon-Germe, Anne-Cécile, Levillain (a cura di), "Gregory XIV", 2002, p. 666.</ref>. Paolo V, con ''[[motu proprio]]'' del [[30 aprile]] [[1618]], conferì formalmente al suo cardinal nipote la stessa autorità di cui [[papa Clemente VIII]] aveva investito [[Pietro Aldobrandini]], inaugurando quella che la storica Laurain-Portemer definisce "l'età classica" del [[nepotismo]]<ref>Signorotto e Visceglia, 2002, pp. 144–145.</ref>.
[[File:Medallion Ludovico Ludovisi Sant Ignazio.jpg|thumb|right|200px|Medaglione con il ritratto del cardinale [[Ludovico Ludovisi]], dettaglio dalla tomba di suo zio, [[papa Gregorio XV]], nella [[Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio|chiesa di Sant'Ignazio]], a [[Roma]]: Ludovisi, per l'enorme potere che aveva finito per acquisire, era noto come ''il cardinale padrone''.]]
Il nipote di [[papa Gregorio XV]] ([[1621]]-[[1623]]), il cardinale [[Ludovico Ludovisi]], il primo noto come ''il cardinale padrone''<ref>Williams, 2004, p. 103.</ref>, accumulò un'enorme mole di benefici, il vescovado di [[Bologna]], 23 [[abbazie]], la carica di prefetto del [[Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica]], la carica di vice-cancelliere di [[Camerlengo (Chiesa cattolica)|Camerlengo di Santa Romana Chiesa]], e riuscì, alla sua morte, a ridistribuire gran parte di essi fra 17 dei suoi congiunti<ref name="h102"/>. Tutti questi benefici rendevano al Ludovisi più di 200.000 [[scudo (moneta)|scudi]] all'anno, tanto che [[Leopold von Ranke]] lo definì il più potente fra i cardinal nipoti della storia<ref>Leopold von Rankle, ''Storia ecclesiastica e politica dei papi durante i secoli XVI e XVII'', p. 307.</ref>. È da notare che ai cardinal nipoti venne concessa la ''[[facultas testandi]]'' per nominare eredi dei ricavi dei loro benefici anche parenti laici<ref name="h102"/>: [[papa Urbano VIII|Urbano VIII]] ([[1623]]-[[1644]]) riunì due commissioni speciali di [[teologo|teologi]], ed entrambe avallarono questa decisione<ref>[[s:en:Catholic Encyclopedia (1913)/Pope Urban VIII|Voce "Pope Urban VIII"]] nella ''Catholic Encyclopedia'' (1913).</ref>.
{{Rquote|left|Come Fabio Chigi, avevo una famiglia. Come [[papa Alessandro VII|Alessandro VII]] non più. Non troverete il mio nome da nessuna parte nei registri di battesimo di [[Siena]].|[[Papa Alessandro VII]]|nel [[1655]]: nel [[1657]] nominò due cardinali nipoti.<ref name="c305"/>}}
Non tutti i cardinali nipoti lo erano in senso stretto: in effetti, la storica del papato Valérie Pirie considera il fatto di non avere un nipote "un formidabile elemento a favore di un candidato papabile", perché lasciava libera la posizione per un cardinale alleato<ref name="vintro"/>. Ad esempio, [[papa Clemente X]] nominò il cardinale [[Paluzzo Paluzzi Altieri Degli Albertoni|Paluzzo Paluzzi-Altieri]], il cui nipote aveva sposato Laura Caterina Altieri, ultima esponente della famiglia del papa<ref>[[s:en:Catholic Encyclopedia (1913)/Pope Clement X|Voce "Pope Clement X"]] nella ''Catholic Encyclopedia'' (1913).</ref>. Molti storici ritengono che [[Olimpia Maidalchini]], cognata di [[papa Innocenzo X]] ([[1644]]-[[1655]]), fosse ''de facto'' il vero "cardinal nipote", posizione formalmente occupata prima da suo figlio, [[Camillo Pamphilj]], poi, dopo che questi aveva rinunciato alla porpora per sposarsi, da suo nipote, [[Francesco Maidalchini]], e infine, dopo che Francesco si era dimostrato non adatto, da [[Camillo Astalli]], suo cugino<ref>Chadwick, 1981, p. 303; Signorotto e Visceglia, 1998, pp. 118-119.</ref><ref name="boutry801"/>. Secondo la battuta di [[Ludwig von Pastor]], "la sfortuna di papa Pamphilj fu che l'unica persona della sua famiglia che aveva le qualità giuste per essere cardinal nipote era una donna"<ref name="boutry801">Boutry, Philippe, Levillain (a cura di), 2002, "Innocent X", pp. 801–802.</ref>.
 
[[Papa Innocenzo XI]] ([[1676]]-[[1689]]), invece, disapprovava la pratica nepotistica e accettò la sua elezione al soglio pontificio solo dopo che il collegio dei cardinali acconsentì al suo piano di riforme, che includeva la messa al bando del nepotismo<ref name="bunson"/>. Tuttavia, dopo che per ben tre volte non riuscì ad ottenere che la maggioranza dei cardinali fosse favorevole alla promulgazione della bolla contro il nepotismo che era stata faticosamente approntata fra il [[1677]] e il [[1686]], fu costretto a tornare sui suoi passi<ref name="c304">Chadwick, 1981, p. 304.</ref><ref name="l468">Rosa, Mario, Levillain, (a cura di), 2002, "Curia", p. 468.</ref>. Il papa però oppose sempre un rifiuto alle richieste provenienti dall'interno della sua corte di far venire il suo unico nipote, [[Livio Odescalchi]], principe di [[Sirmio]], a [[Roma]]<ref>Fr. Jeffrey Keyes, "[http://stedwardcatholic.org/stgasparhouse/docs/PAPA_08.pdf A YOUNG MAN IN THE ROME OF PIUS VII]", p. 34.</ref>, anche se nominò cardinale [[Carlo Stefano Anastasio Ciceri]], suo lontano parente, il [[2 settembre]] [[1686]]<ref>Miranda, Salvador. 1998. "[http://www.fiu.edu/~mirandas/bios1686.htm#Ciceri Consistory of September 2, 1686]."</ref>. Il suo successore, [[papa Alessandro VIII|Alessandro VIII]] ([[1689]]-[[1691]]), fu l'ultimo papa a creare un cardinal nipote<ref name="bunson"/>, oltre ad abolire un'altra delle riforme di Innocenzo XI, restituendo le rendite dell'ex cancelleria dei brevi al vice-cancelliere, che era appunto, al momento, il suo cardinal nipote, [[Pietro Ottoboni]]<ref name="curia">[[s:en:Catholic Encyclopedia (1913)/Roman Curia|Voce "Roman Curia"]] nella ''Catholic Encyclopedia'' (1913).</ref>. Edith Standen, del [[Metropolitan Museum of Art]], definisce Ottoboni "l'ultimo, ma certamente non per magnificenza, esempio dello splendore di una specie ormai in via di estinzione, il Cardinal Nipote"<ref name="standen">Edith A. Standen, ''Tapestries for a Cardinal-Nephew: A Roman Set Illustrating Tasso's "Gerusalemme Liberata"'', in: "Metropolitan Museum Journal", XVI (1981), pp. 147–164.</ref>.
 
Fino al [[1692]], e talvolta anche oltre questa data, il cardinal nipote (o anche un nipote laico) era il responsabile dell'[[archivio]] personale del papa, e generalmente, alla morte del pontefice, i documenti finivano nell'archivio di famiglia<ref>Silvia Hansman, 1999, Spring. "[http://www.auburn.edu/academic/classes/hist/0647/silbook.html The Vatican Secret Archives]". ''Seminar on Records and Archives in Society''.</ref>. In particolare, gli archivi [[Barberini]], [[Farnese (famiglia)|Farnese]], [[Chigi]] e [[Borghese (famiglia)|Borghese]] contengono molti importanti documenti papali<ref name="c299"/>.
 
=== Dopo il 1692 ===
[[File:Pope Innocent XII.jpg|thumb|right|[[Papa Innocenzo XII]] abolì l'ufficio curiale del cardinal nipote il [[22 giugno]] [[1692]] e ampliò le prerogative del [[Cardinale Segretario di Stato]].]]
[[Papa Innocenzo XII]] ([[1691]]-[[1700]]), con la [[bolla pontificia|bolla]] ''[[Romanum decet pontificem]]'' del [[22 giugno]] [[1692]], abolì l'ufficio di cardinal nipote, imponendo ai suoi successori la limitazione di un solo cardinale della famiglia, eliminando varie ''[[sinecura]]'' tradizionalmente riservate ai cardinali nipoti, e fissando il tetto dello stipendio o dote del nipote di un papa a 12.000 [[scudo (moneta)|scudi]]<ref name="nepotism"/><ref name="c305"/><ref name="standen"/>. La bolla fu successivamente incorporata nel [[Codice di diritto canonico]] del [[1917]], ai canoni 240, 2; 1414, 4; e 1432, 1<ref>Miranda, Salvator. 1998. "[http://www.fiu.edu/~mirandas/guide-xvii.htm Guide to documents and events (76–2005)]".</ref>. La serie di riforme di Innocenzo XII proseguì nel [[1694]], con un'estesa campagna di abolizione della venalità degli uffici, rimborsando i presenti detentori delle cariche<ref name="l468"/>. Secondo alcuni studiosi, queste riforme sono una tardiva reazione alla crisi finanziaria del papato originatasi durante il pontificato nepotista di [[papa Urbano VIII|Urbano VIII]]<ref name="nepotism"/>.
[[File:Popepiusvi.jpg|thumb|left|200px|[[Papa Pio VI]], della famiglia Braschi, creò cardinale il nipote [[Romoaldo Braschi-Onesti]].]]
Tuttavia, anche dopo la ''Romanun decet pontificem'' solo tre degli 8 papi del XVIII secolo non nominarono cardinale un nipote o un fratello<ref name="c304"/>: a quanto sembra, il collegio cardinalizio preferiva il criterio dei nipoti a quello dei favoriti, che percepiva come alternativo. Ad esempio, fece pressioni su [[papa Benedetto XIII]] ([[1724]]-[[1730]]) perché nominasse un cardinal nipote, che sperava avrebbe preso il posto del suo braccio destro, [[Niccolò Coscia]]<ref name="c305">Chadwick, 1981, p. 305.</ref>: anche [[papa Gregorio XIII]] ([[1572]]-[[1585]]) dovette a suo tempo essere incalzato da alcune figure preminenti del collegio a creare il suo cardinal nipote, [[Filippo Boncompagni]]<ref name="s142">Signorotto e Visceglia, 2002, p. 142.</ref>.
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[[Romoaldo Braschi-Onesti]], nipote di [[papa Pio VI]] ([[1775]]-[[1799]]), fu il penultimo cardinal nipote. La famiglia di Pio VI proveniva dalla [[nobiltà]] di [[Cesena]], ma la sua unica sorella aveva sposato un membro della modesta famiglia Onesti: perciò il cardinale incaricò un genealogista di scoprire qualche traccia di nobiltà anche dalla parte del padre e che portò a ipotizzare un'improbabile discendenza da [[san Romualdo]]<ref>Valérie Pirie, 1965. [http://www.pickle-publishing.com/papers/triple-crown-pius-vi.htm ''The Triple Crown: An Account of the Papal Conclaves: XVIIIth Century: PIUS VI (BRASCHI)]'', Spring Books.</ref>.
 
Dopo il turbolento [[Conclave del 1799-1800|conclave del 1800]], [[papa Pio VII]] ([[1800]]-[[1823]]) abbandonò l'istituzione del cardinal nipote e mise le cure di governo nelle mani del Segretario di Stato, [[Ercole Consalvi]]<ref>Valérie Pirie, 1965. [http://www.pickle-publishing.com/papers/triple-crown-leo-xii.htm ''The Triple Crown: An Account of the Papal Conclaves: XIXth Century]'', Spring Books. p. 305.</ref>. Nel corso del [[XIX secolo]] solo un nipote di un papa, [[Gabriel della Genga Sermattei]], fu creato cardinale nel concistoro del [[1º febbraio]] [[1836]], ma non dallo zio, [[papa Leone XII|Leone XII]], bensì da [[papa Gregorio XVI]]<ref>{{en}} {{cita web|http://www.fiu.edu/~mirandas/bios1836.htm|''Consistory of February 1, 1836 (VIII)|12 giugno 2010}}</ref>.
 
Sebbene l'istituzionalizzazione del nepotismo fosse cessata nel XVIII secolo, il ricorso ai familiari nell'amministrazione pontificia rimase abituale anche fino al [[XX secolo]], sebbene raramente con l'intervento eccessivo di uno zio papa<ref name="nepotism"/>. Seguendo l'esempio di Pio VI, [[papa Leone XIII|Leone XIII]] (che elevò a cardinale suo fratello, [[Giuseppe Pecci (1807-1890)|Giuseppe Pecci]], il [[12 maggio]] [[1879]]) e [[papa Pio XII|Pio XII]] ([[1939]]-[[1958]]) indebolirono la burocrazia curiale in favore di un "governo parallelo", in cui spesso figuravano loro parenti<ref name="nepotism"/>. La perdita del [[potere temporale]] sullo [[Stato pontificio]] (''de facto'' nel [[1870]] con la [[presa di Roma]] da parte del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e ''de jure'' nel [[1929]] con la firma dei [[Patti Lateranensi]]) eliminò inoltre le condizioni strutturali che avevano pesato considerevolmente sulle politiche familiari dei papi del passato<ref name="nepotism"/>.
 
== Ruolo durante i conclavi ==