Angelo Bevilacqua: differenze tra le versioni

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===Il fascismo e l’attività politica clandestina===
Durante il fascismo non interrompe l’impegno politico, svolgendo anzi un’intensa propaganda clandestina [[antifascista]] come responsabile di Sezione dell’Ilva. Il [[3 aprile]] [[1934]] viene arrestato durante operazioni che preludono al primo processo all'organizzazione comunista di [[Savona]] individuata in seguito a una serie di manifestazioni e di diffusioni di stampa nei cantieri: [[Officine Meccaniche (casa automobilistica)|OM]], [[Ilva]], [[Film]], [[Carboni fossili]].
 
Con la [[Sentenza]] numero 15 del [[20 marzo]] [[1935]] il [[Tribunale Speciale fascista]], lo condanna per Associazione comunista e Propaganda sovversiva a 10 anni di reclusione da scontare nel carcere di [[Fossano]], dove entra in contatto con altri membri del partito, tra i quali [[Umberto Terracini]].
 
Già il [[5 aprile]] [[1937]], però, viene liberato grazie all’[[amnistia]] concessa per la nascita del [[principe]] [[Vittorio Emanuele]] e torna a [[Savona]] dove lo ospita un [[fratello]].
 
===La vita da ex detenuto politico===
In questi anni Angelo è costretto a vivere di lavori occasionali, perché nessuno intende assumere in pianta stabile un uomo condannato per propaganda antifascista, e non può allontanarsi da Savona, perché due volte alla settimana deve firmare un apposito registro nella caserma dei Carabinieri.
 
Tra le altre restrizioni vi è quella di non poter intrattenere rapporti con altri condannati; gli ex detenuti vengono poi arrestati preventivamente e trattenuti in carcere per alcuni giorni quando è prevista a Savona qualche manifestazione o l’arrivo di qualche personalità di spicco del [[Partito fascista]], per impedire eventuali azioni di dissenso.
 
Nonostante tutto Bevilacqua continua ad occuparsi clandestinamente di informazione e [[propaganda antifascista]], con grande pericolo perché le abitazioni degli ex detenuti politici sono le prime ad essere perquisite ogni volta che le autorità hanno notizia o sospetto di attività antifasciste.
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===Nella Resistenza===
Il [[26 luglio]] [[1943]], di prima mattina, il Comitato federale si riunisce nella [[Chiesa dei Santi Lorenzo, Biagio e Donato|Chiesa di San Lorenzo]], per decidere come agire dopo che la [[Radio (mass media)|radio]], la sera prima, aveva annunciato la caduta di [[Benito Mussolini]].
 
Vengono decretati uno sciopero ed una grande manifestazione da tenersi il giorno stesso nella centrale [[Piazza Mameli]]; Angelo è tra gli oratori che si succedono sul palco, fra cui [[Cristoforo Astengo]].
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Dopo il comizio si forma un corteo che muove verso la caserma della Milizia Portuale di corso Vittorio Veneto per chiedere la fine della guerra; i militi aprono il fuoco uccidendo due donne: Lina Castelli e Maria Pescio.
 
Il [[27 luglio]] [[1943]], una nuova manifestazione unisce alla protesta l’omaggio alle due vittime: Angelo è di nuovo sul palco. La celebrazione si conclude con un corteo che raggiunge corso Colombo, da dove una delegazione raggiunge il [[cimitero di Zinola]] per deporre una [[corona di fiori]] nella [[camera mortuaria]] che ospita le [[cadavere|salme]] delle due donne.
 
Tornando indietro, molti manifestanti si trattengono in piazza Sisto IV, dove Bevilacqua, dal balcone del Municipio, improvvisa un [[discorso]] in cui chiede la fine immediata della guerra e lo scioglimento di tutte le forze armate fasciste.
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Nei giorni successivi le pressioni degli operai non diminuiscono, tanto che alcuni di essi, come Andrea Aglietto e lo stesso Bevilacqua, vengono arrestati, ma rilasciati dopo appena un giorno.
 
Il [[9 settembre]], all’indomani dell'[[armistizio]], mentre comincia l’occupazione tedesca di Albisola, Angelo è tra coloro che coordinano il recupero delle armi dalle caserme abbandonate dai militari allo sbando.
 
I tedeschi e i fascisti, i quali, scomparsi dopo il [[25 luglio]], ora tornano attivamente al fianco dei [[nazisti]], intendono arrestare gli uomini di notoria fede antifascista; tra questi c'è Bevilacqua, che a fine settembre <ref>a [[Ferro]]</ref> o ai primi di ottobre <ref>a [[Malandra]]</ref> raggiunge il Distaccamento ''Stella Rossa'' accampato a [[Santa Giulia]] e poi trasferitosi a [[Gottasecca]] verso il [[15 ottobre]].
 
Bevilacqua però non fa parte stabilmente di questo Distaccamento: il suo compito è soprattutto quello di tenere i collegamenti tra il Distaccamento e la Sezione savonese del Partito Comunista, che allo ''Stella Rossa'' fornisce [[sostegno materiale]].
 
Nel corso di una di queste visite a Santa Giulia, Bevilacqua sfugge a un rastrellamento a Dego; un'altra volta, arrestato dai carabinieri, viene subito rilasciato grazie a un [[lasciapassare]] rilasciatogli dal Comando Tedesco quando lavorava all'Ilva.
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|collegamento_onorificenza = Valor militare
|motivazione = Combattente della Lotta Partigiana, fedele alla Patria ed animato da vivo amore per la Libertà, dimostrava sino dai primi giorni tempra impareggiabile di organizzatore. Animava la Resistenza della zona di Savona e, nel corso di numerose azioni dava belle e sicure prove di decisione e valore. Durante un duro rastrellamento condotto da soverchianti forze, cadeva in mani nemiche sul monte Camulera mentre, incurante del pericolo, si portava da una posizione all’altra per animare la lotta. Nelle poche ore della sua prigionia manteneva contegno fiero ed esemplare e, sul luogo stesso della cattura, affrontava la morte con il coraggio dei valorosi».
|luogo = [[Murialdo]], [[29 novembre]] [[1945]]
}}
===Riconoscimenti===
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Sirello Vincenzo Mario - da Savona
 
Artis Grande Maresciallo - da Aosta
 
De Cicco Roberto - da La Spezia