Bernard Délicieux: differenze tra le versioni
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|Cognome = Délicieux
|Sesso = M
|LuogoNascita = Montpellier
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = ca [[1265]]
|LuogoMorte = Carcassonne
|GiornoMeseMorte = marzo
|AnnoMorte = 1320
|Attività = francescano
|Epoca = 1200
|Epoca2 = 1300
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|DimImmagine =
|Didascalia =
}}
== Biografia ==
=== Contro l'Inquisizione ===
[[File:France carcassonne vue generale.jpg|thumb|left|180px|Panorama di Carcassonne]]
Bernard Délicieux nacque a Montpellier<ref>La notizia è in B. Gui, ''De fundatione et prioribus conventuum Provinciarum Tolosanae et Provinciae Ordinis Praedicatorum'', 1961, p. 204.</ref> da una famiglia non modesta, a giudicare dalla protezione che l'importante famiglia dei Frédol gli accordò a lungo.<ref>J.-L. Biget, ''Autour de Bernard Délicieux: franciscanisme et société en Languedoc entre 1295 et 1330'', 1984, p. 75.</ref> Entrato nell'ordine francescano verso il [[1284]], divenne lettore nel convento di [[Carcassonne]]. Viaggiò in Francia, e conobbe [[Arnaldo da Villanova|Arnauld de Villeneuve]], celebre medico e [[alchimista]], rimanendo in corrispondenza con lui, e in Italia incontrò e restò amico di [[Raimondo Lullo]].<ref>B. Hauréau, ''Bernard Délicieux et l'inquisition albigeoise (1300-1320)'', 1868, p. 817.</ref>
Le città albigesi, fin dal [[1229]], e cioè dalla fine delle crociate che le avevano ridotte all'ortodossia romana, erano state costantemente oppresse dall'[[Inquisizione]].<ref>B. Hauréau, cit., p. 818.</ref> Venne il tempo in cui la città di Carcassonne, insieme con [[Albi (Francia)|Albi]], [[Castres]], [[Cordes-sur-Ciel|Cordes]] e [[Limoux]], si sollevò contro le perduranti inchieste su presunti eretici. Si cercò di distruggere i registri dell'Inquisizione<ref>J.-M. Vidal, ''Un inquisiteur jugé par ses victimes. Jean Galand et les Carcassonnais'', 1903.</ref> e il vescovo di Albi, [[Bernard de Castanet]], coadiuvato dall'inquisitore Jean Galand, dal [[1286]] al [[1287]] istruì processi nei quali condannò una decina di abitanti della zona, sequestrandone i beni,<ref>J. Guiraud, ''Histoire de l'Inquisition au Moyen âge'', II, 1938, p. 304.</ref> mentre dieci anni dopo un altro inquisitore, Nicolas d'Abbeville, mise sotto inchiesta e condannò i giuristi di Carcassonne Guillaume Garric et Guillaume Brunet.<ref>É. Griffe, ''Le Languedoc cathare et l'Inquisition (1229-1329)'', 1980, p. 158.</ref>
Nel [[1296]] furono gli stessi [[Ordine dei Frati Minori|frati minori]] del convento di Carcassonne a incitare gli abitanti a opporsi agli inquisitori che volevano prelevare dal convento alcuni concittadini lì rifugiati.<ref>Ms. lat. 4270, ff. 231 e 238. Il manoscritto contiene gli atti del processo a Bernard Délicieux ed è la maggiore fonte biografica esistente sul francescano.</ref> Mentre nel [[1300]] avvenivano disordini ad Albi, dove il vescovo Bernard de Castanet aveva emesso venticinque condanne per eresia,<ref>G. W. Davis, ''The inquisition at Albi, 1299-1300'', 1948.</ref> i francescani di Carcassonne rifiutarono, in giugno, di esumare le spoglie di Castel Fabre, un ricco borghese sepolto nel loro chiostro, che l'inquisitore Nicolas d'Abbeville voleva bruciare perché convinto che fosse stato un [[cataro]]. Bernard Délicieux aveva conosciuto bene Castel Fabre e all'inquisitore garantì la perfetta ortodossia dell'amico defunto, un'ortodossia che Bernard aveva già testimoniato il mese prima al capitolo domenicano di [[Marsiglia]], ma Nicolas d'Abbeville rifiutò la sua testimonianza. Bernard presentò personalmente un appello, redatto dal canonista Jean de Pena, contro la decisione dell'inquisitore, ma questi rifiutò di riceverlo e allora il francescano lo lesse pubblicamente e poi l'affisse sulla porta dell'abitazione di Nicolas d'Abbeville.<ref>B. Hauréau, cit., pp. 815-816.</ref>
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Anche Bernard Délicieux, giunto appositamente da [[Narbonne]], dove esercitava provvisoriamente la funzione di lettore nel convento francescano, era presente in quell'assemblea. Egli sostenne gli accusatori e divenne l'anima della campagna contro l'Inquisizione. Secondo lui, le vittime degli inquisitori erano innocenti, le eventuali confessioni erano state estorte sotto tortura e solo la brama di ricchezze del vescovo Castanet, desideroso di impossessarsi dei beni dei condannati, era stata la causa determinante dei processi e delle condanne.<ref>J.-L. Biget, cit., p. 77.</ref>
In ottobre, fra Bernard fece parte di una delegazione delle suddette città inviata a presentare al re le proprie ragioni. Tra loro era anche una donna di Albi, che l'assistente di Nicolas d'Abbeville e neo-inquisitore di Tolosa, Foulques de Saint-George, avrebbe messo incinta. Ricevuti dal re nel castello di [[Senlis (Oise)|Senlis]], gli albigesi ottennero una parziale soddisfazione. Filippo respinse la richiesta di liberare i condannati, ma pose alcuni limiti all'esercizio dei poteri inquisitoriali. Gli inquisitori non potevano arrestare nessuno senza l'assenso del vescovo della diocesi e in caso di contrasto fra i due, avrebbe deciso una commissione formata da quattro persone, i priori e i lettori dei conventi domenicani e francescani. Il vescovo Castanet venne condannato a 2.000 lire d'ammenda e di Foulques de Saint-George fu chiesta la destituzione al capitolo domenicano.
L'
[[File:Jean-Paul Laurens - La Délivrance des emmurés de Carcassonne.jpg|thumb|left|200px|[[Jean-Paul Laurens]]: ''La liberazione dei carcerati dell'Inquisizione'']]
Dopo un periodo di tranquillità, nel primi mesi del [[1303]] furono eseguiti altri arresti nel territorio di Albi e di Cordes ordinati dal nuovo inquisitore di Carcassonne, Geoffroy d'Aubusson. Ripresero le proteste popolari e il visdomino Jean de Picquigny partì per Parigi per informare il re della persistenti agitazioni. Filippo non prese però posizione e Bernard annunciò per il
Quel giorno, Bernard si scagliò contro i domenicani, i «traditori rivestiti dell'abito dei frati predicatori», contro i «boia» che «ci scuoiano per vendere la nostra pelle e mangiare la nostra carne», ossia gli inquisitori che perseguitano i ricchi cittadini di Carcassonne per confiscarsi i loro beni, come era avvenuto per i signori Castel, Garric, Brunet, Cazilhac. Alla fine della predica, le case di diversi fiancheggiatori degli inquisitori furono devastate dalla folla.<ref>B. Hauréau, cit., p. 831.</ref>
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Reagendo a questi fatti, in settembre l'inquisitore Geoffroy d'Aubusson scomunicò il visdomino, che fece appello a Roma contro la sentenza di scomunica. Fra Bernard e i borghesi di Carcassonne e d'Albi si mobilitarono in favore di Jean de Picquigny: venne denunciata la condotta degli inquisitori in una relazione che, accompagnata da una forte somma di denaro, fu inviata alla corte reale perché la trasmettesse a Roma. Bernard scrisse anche una supplica alla [[Giovanna I di Navarra|regina]] chiedendo a lei, «il più valido sostegno delle nostre speranze», d'intercedere presso il re. Poi, una delegazione comprendente Bernard, notabili e cittadini di Carcassonne, di Albi e di Cordes, si presentò in ottobre alla corte di Parigi. Il re promise di prendere una decisione nella sua visita a [[Tolosa]] prevista per le prossime feste natalizie.<ref>B. Hauréau, cit., pp. 834-837.</ref>
A Natale Filippo il Bello, la regina, i loro tre figli, i consiglieri [[Guillaume de Nogaret]] e Guillaume de Plasian, l'[[arcivescovo di Narbonne]] e il vescovo di [[Béziers]], [[Bérenger de Frédol]], ricevettero a Tolosa gli inviati di Carcassonne e di Albi, il sindaco Arnauld Garcia, il console Élie Patrice, l'avvocato Pierre Probi, il giudice Gahlard Étienne e Bernard Délicieux, che rinnovarono le accuse agli inquisitori di perseguitare cittadini innocenti. Il re non volle però interferire con i poteri della Chiesa, confermando, con un'ordinanza emessa il
Svanito l'appoggio del re, che con la morte di [[Bonifacio VIII]] non aveva più interesse a prolungare l'annoso conflitto con la Chiesa di Roma e dilazionava anche il ricorso al papa presentato dalle città di [[Carcassonne]] e di [[Albi (Francia)|Albi]], fra Bernard ed Élie Patrice presero contatto a [[Montpellier]] con [[Ferdinando d'Aragona (1278-1316)|Ferdinand]], il terzogenito del re di Maiorca [[Giacomo II di Maiorca|Giacomo II]] giunto in Francia per prestare giuramento di vassallaggio a Filippo IV. In segrete trattative svolte dal
[[File:Maître de Boucicaut Clément V et Philippe le Bel.jpg|thumb|160px|Clemente V e Filippo il Bello]]
Il
Intanto, scoperta la congiura a favore di Ferdinand, i notabili delle città andarono a Parigi con Bernard a giustificarsi di fronte al re. Questi reagì con decisione e il
Il nuovo papa, il francese [[Clemente V]], fu eletto soltanto nel giugno del [[1305]] e con tutta la sua corte si recò a [[Lione]] per esservi incoronato. Qui fu trasferito anche Bernard che poi fu aggregato al corteo pontificio nei suoi lenti spostamenti seguiti da lunghi soggiorni nelle città di [[Mâcon]], [[Nevers]], [[Bourges]], [[Limoges]], [[Périgueux]] e [[Bordeaux]]. Nel frattempo, Clemente V aveva dato disposizioni di normalizzare i rapporti tra gli inquisitori e gli abitanti delle zone di Albi e Carcassonne, inviandovi i cardinali [[Bérenger de Frédol]] e [[Pierre de La Chapelle]]. Questi, dall'aprile del 1306, condussero un'inchiesta che portò alla destituzione dei carcerieri delle prigioni dell'Inquisizione, all'assoluzione del già scomunicato Jean de Picquigny, nel frattempo deceduto in Italia, e dal papa ottennero che il vescovo di Albi fosse sollevato dalle sue funzioni. Ancora nel novembre del [[1308]] Clemente V era a [[Poitiers]], dove incontrò Filippo il Bello. Finalmente Bernard fu ascoltato: perdonato, poté tornare libero a Carcassonne.<ref>B. Hauréau, cit., pp. 852-854.</ref>
Il parziale successo dei nemici dell'Inquisizione durò poco. Accogliendo le richieste dei domenicani, il
=== Il processo ===
[[File:Laurens - The Agitator of Languedoc.jpg|thumb|left|260px|[[Jean-Paul Laurens]]: ''L'agitatore della Linguadoca'']]
Nel convento domenicano di Béziers vi era Raymond Barrau, nemico di Guillaume Frédol e del movimento delle beghine e degli spirituali, sviluppatosi nel [[Roussillon]] e nella [[Linguadoca]], che avevano forti appoggi presso i frati minori. Barrau considerava che a capo degli spirituali di Béziers fosse fra Bernard. Il nuovo [[papa Giovanni XXII]], deciso a combattere un movimento fortemente sospetto d'eresia, convocò alla sua corte di Avignone i minori dei conventi di [[Narbonne]] e di [[Béziers]], e Bernard Délicieux si levò in loro difesa. Anche lui fu convocato ad [[Avignone]]: presentatosi il
L'inchiesta contro Bernard, iniziata alla fine di giugno, fu separata da quella svolta contro gli spirituali. Per questi ultimi si accesero i roghi a [[Marsiglia]], il
Il
Bernard Déliciaeux negò invece, anche sotto tortura, di aver avvelenato Benedetto XI. I testimoni presentati dall'accusa, in gran parte suoi vecchi amici, confermarono tutte le accuse. La sentenza, emessa l'
== Note ==
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