Francesco Anfossi: differenze tra le versioni

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Francesco Anfossi, ufficiale effettivo dell'[[esercito piemontese]], combatté nella [[Prima guerra di indipendenza italiana]] come volontario alla testa dei "''Cacciatori Volontari della Morte''" da lui organizzati, mentre il fratello Augusto fu uno dei primi caduti delle [[Cinque Giornate di Milano]] (la formazione dei ''Volontari della Morte'' fu perciò anche conosciuta come ''Reggimento [[Augusto Anfossi]]'') <ref name=DizNazRis>{{cita|Dizionario del Risorgimento naz.}}</ref>.
 
Durante la [[prima guerra di indipendenza italiana]] la formazione di Anfossi, che nel complesso diede una pessima prova di disciplina e combattività, così la definì il prode [[Luciano Manara]]<ref>[[Luciano Manara]], ''Lettere di Luciano Manara a Fanny Bonacina Spini'', 1939.</ref>, fu aggregata dapprima ai [[Corpi Volontari Lombardi]] del generale [[Michele Allemandi]] e in seguito al Corpo di Osservazione del Tirolo del generale [[Giacomo Durando]] affrontando gli [[Impero austriaco|austriaci]] il 22 maggio a [[Ponte Caffaro]], ove sette compagnie su otto che componevano il suo Reggimento, si diedero alla fuga difrontedi fronte all'avanzata nemica che fu fermata dall'artiglieria del capitano Chiodi e dal contrattacco comandato dal generale [[Giacomo Durando]]<ref name=DizNazRis /><ref>Claudio Augusto Vecchi, ''La Italia: Storia di due anni 1848-1849'', 1851.</ref>.
 
Il colonnello Anfossi accusato di "''aver fatto esportare dal [[Lodrone (Storo)|palazzo Lodrone]] bauli carichi di oggetti di valore''", malversazione dei fondi del suo reparto e incitamento all'[[insubordinazione]] della truppa posta al suo comando, fu arrestato il 27 luglio per ordine del comandante dell'esercito lombardo, [[Teodoro Lechi]]. Tradotto presso il carcere del [[castello Sforzesco]] di [[Milano]] fu liberato il 7 agosto in seguito all'occupazione della città da parte degli austriaci. Il procedimento giudiziario a suo carico non ebbe più seguito a causa dei mutati eventi politici-militari, ma Francesco Anfossi fu escluso dall'[[esercito piemontese]] nonostante il ricorso presentato presso la [[camera dei deputati]] del Regno<ref>Francesco Anfossi, ''Memorie sulla compagna di Lombardia dal 1848'', 1851.</ref>. A guerra conclusa, Anfossi con il memoriale: "''Memorie sulla compagna di Lombardia dal 1848''", edito nel 1851, cercò di difendere il suo operato nel corso della campagna del [[Trentino]].