Chiesa di Santa Reparata: differenze tra le versioni
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Il ritrovamento più significativo è il Grande Mosaico steso a pavimentare tutta la basilica (lo strato di posa è presente nell’intera navata sinistra ed in gran parte di quella centrale e di quella destra). Vi si giustappongono pannelli a disegni diversi, tra cui, accanto ai consueti rosoni quadrifogli e nodi entro circoli oppure ottagoni (cui si aggiungono simboli cristiani come la croce latina ed il calice), il particolarissimo intreccio di pelte con losanghe iscritte che copre il tratto più ampio della navata centrale ed in cui è iscritta un’epigrafe con i nomi di 14 committenti.
Di notevole qualità la raffigurazione del pavone entro l’emblema al centro del pannello adiacente, col nome del donatore Obsequentius. Quanto ai temi stilistici, gli influssi nord africani che vi si sono rilevati si possono spiegare col fatto che quella cultura si era estesa, oltre che in Sicilia, per buona parte del Mediterraneo orientale ed in particolare in Siria: dalla Siria gli echi di questa cultura nord africana dovettero giungere facilmente a Firenze grazie ai mercanti siriaci che operavano a Firenze e che costituivano il nucleo più antico della popolazione cristiana di Firenze. Questi mercanti siriaci dovevano intrattenere rapporti con il loro paese d’origine. Tuttavia i motivi presenti nel pavimento appartengono al consueto repertorio romano di età imperiale (il nodo di Salomone appare a Firenze nei mosaici dell’edificio sotto il Battistero) e la giustapposizione di pannelli diversi si ritrova in molti esempi della fascia adriatica.
Se i dati che ci derivano dalla valutazione die materiali reperti ci inducono a formulare un’ipotesi di datazione tra fine IV secolo e VI secolo occorre tuttavia verificare tali ipotesi con una valutazione del momento storico. C’è un’erronea opinione, piuttosto diffusa, secondo cui alla fine del IV secolo Firenze stesse entrando in un periodo di grande decadenza tanto da ritenere improbabile qualunque impresa edilizia di un qualche impegno tanto da postulare un’ipotesi di datazione al VI – VII secolo sia per Santa Reparata che per il Battistero [il Battistero fu considerato di [[età longobarda]] per via della dedicazione al Battista]. Ma è difficile credere a tale decadenza perché:▼
a) nel 366 Firenze era capoluogo della vasta provincia che univa la Tuscia e l’Umbria [riforma amministrativa di Diocleziano imperatore dal 284 al 305];▼
b) fin dal 315 Firenze era sede vescovile.▼
===Descrizione della città===
▲Se i dati che ci derivano dalla valutazione die materiali reperti ci inducono a formulare un’ipotesi di datazione tra fine IV secolo e VI secolo occorre tuttavia verificare tali ipotesi con una valutazione del momento storico. C’è un’erronea opinione, piuttosto diffusa, secondo cui alla fine del IV secolo Firenze stesse entrando in un periodo di grande decadenza tanto da ritenere improbabile qualunque impresa edilizia di un qualche impegno tanto da postulare un’ipotesi di datazione al VI – VII secolo sia per Santa Reparata che per il Battistero [il Battistero fu considerato di [[età longobarda]] per via della dedicazione al Battista]. Ma è difficile credere a tale decadenza perché:
Insomma la città doveva essere d’importanza primaria che il potere centrale non trascurava certa-mente data anche la posizione strategica nel punto dove la Cassia superava l’Arno volgendo a Ro-ma.▼
▲a)
Lopes Pegna dice però che verso la metà del IV secolo i latifondisti fiorentini preferirono abbando-nare Firenze per difendersi da un fisco troppo esoso e per evitare che gli venissero imposte cariche amministrative che comportavano l’assunzione di responsabilità personali nell’esazione delle impo-ste insomma i ricchi latifondisti abbandonarono le loro ricche case per ritirarsi in campagna. Queste abitazioni cittadine finivano così in rovina. Una villa come quella rinvenuta sotto il Battistero, se-condo Lopes Pegna, dev’essere stata occupata da plebei, piccoli artigiani oppure da commercianti. Proprio quell’edificio, inoltre, con la calata degli Ostrogoti, trovandosi a ridosso della porta “ad Aquilonem”, deve essersi trovato in posizione particolarmente esposta ad attacchi e devastazioni da parte dei barbari che nell’agosto del 405 o 406 si scagliarono contro la porta settentrionale. A que-sto proposito, Busignani obbietta che non si capisce il motivo per cui l’attacco dei barbari dev’essersi concentrato proprio su quel punto (la porta nord).▼
▲Insomma la città doveva essere d’importanza primaria che il potere centrale non trascurava certa-mente data anche la posizione strategica nel punto dove la [[Cassia]] superava
▲Lopes Pegna dice però che verso la metà del IV secolo i latifondisti fiorentini preferirono
Sappiamo che l’orda era divisa in 3 tronconi dei quali 2 erano accampati sulle colline di Fiesole mentre il terzo attaccava Firenze assediandola da ogni lato. In quanto alle mura romane sul lato nord, dagli scavi del 1971 – ’72 è stato chiarito che il tratto delle mura compreso tra la porta “ad Aquilonem” e l’area di Santa Maria del Fiore era stato già abbattuto in epoca imperiale. Questa scoperta ci spiega che la ricca Florentia adrianea, cresciuta oltre il perimetro del castrum ebbe biso-gno di nuove e più ampie fortificazioni che furono realizzate nella seconda metà del IV secolo quando i barbari cominciavano a fare davvero paura. Questa doveva essere la situazione della città quando Ambrogio, vescovo di Milano, venne a Firenze nel 393 e fondò la basilica di San Lorenzo fuori della porta “ad Aquilonem” ma, in qualche modo, a riparo. La vittoria su Radagaiso dovette dare a Firenze nuovo impulso vitale e forte spinta ebbe la cristianizzazione della città dal momento che Ambrogio aveva predetto la vittoria sui barbari.
Tutto ciò fa ritenere che gli anni seguenti la vittoria ci fosse a Firenze un fervore di opere ed impe-gno nella costruzione di edifici religiosi. Nella fattispecie: LA NUOVA GRANDE BASILICA e l’antistante battistero che, secondo il Busignani, devono essere stati costruiti procedendo in mo-do unitario in un programma di tale portata da dover essere concepito in una città dotata di efficienti strutture. D’altronde lo stato di pace durò quasi un secolo e mezzo, fino alla GUERRA GRECO-GOTICA [vedi Davidsohn volume 1° pagina 81] anche se la città con i suoi edifici non patì distru-zioni in questa nuova guerra dal momento che lo scontro armato avvenne nel Mugello nei pressi di Scarperia. Certo è che durante il suddetto secolo e mezzo intercorso tra gli anni di Silicone e Radagaiso e gli anni di Giustino e Totila, ci fu un progressivo e pesante impoverimento di Firenze come d’altronde dell’intera Tuscia e di tutta l’Italia. Questo impoverimento, che iniziò dalla vicenda di Radagaiso, confermerebbe la datazione precoce della basilica e del suo battistero.
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