Utente:Antonioptg/Sandbox/Guerra sovietico polacca: differenze tra le versioni

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Egli pensava di poter raggiungere questo obiettivo legando a sé le piccole nazionalità che si estendevano ad est e nord-est (Lituania, Bielorussia e Ucraina), le quali dovevano essere sottratte all'orbita d'influenza russa e portate in quella polacca.<ref name="Ascherson" /> Per raggiungere tale obiettivo, Piłsudski tentò di far risorgere l'idea, cara al [[nazionalismo romantico]] polacco, della [[Confederazione polacco-lituana]] fondata nel XIV secolo dai re della dinastia degli [[Jagelloni]]: nell'idea di Piłsudski avrebbe dovuto nascere una nuova federazione, detta ''[[Międzymorze]]'', formata dalle repubbliche indipendenti di Ucraina, Bielorussia e Lituania unite alla Polonia sotto il predominio di quest'ultima.<ref>{{Cita|Szymczak}}</ref><ref name="Ascherson" />
 
Questa ambiziosa idea naufragò immediatamente: i lituani, che nell'antica confederazione medievale erano la controparte politica della Polonia, erano animati da forte nazionalismo e per nulla disposti a rinunciare all'appena acquisita indipendenza; l'Ucraina era in uno stato di guerra civile e di anarchia, segnato dall'esistenza di più entità statali separate con continui cambi di fazioni al potere, e teatro della lotta fra le truppe bolsceviche e le armate controrivoluzionarie, mentre i bielorussi non avevano ancora maturato pienamente una coscienza nazionale e quindi erano poco interessati sia all'idea dell'indipendenza che alle proposte di unione di Piłsudski.<ref name="Szymczak">{{Cita|Szymczak}}</ref>
 
Con sorprendente simmetria rispetto al diverso atteggiamento che gli storici polacchi e tedeschi avevano nei confronti della ''[[Drang nach Osten]]'' (la spinta dell'espansionismo tedesco verso oriente), a partire dal XIX secolo, mentre ucraini e bielorussi sottolineavano il carattere aggressivo e colonizzatore della spinta espansionista polacca, i polacchi ponevano l'accento sulla loro missione civilizzatrice nelle terre orientali, poco sviluppate e in ritardo rispetto al resto d'Europa.<ref>{{cita|Morawski|p. 393}}.</ref> Sotto la Confederazione polacco-lituana, l'aristocrazia polacca aveva colonizzato quella ucraina facendone scaturire due modelli di civiltà: quella signorile (polonizzata) e quella contadina (ruteno-ucraina).<ref>{{cita|Morawski|p. 394}}.</ref> Ma, nell'[[Impero russo]], il risorgimento nazionale delle popolazioni ucraine e bielorusse coincise con la rivolta delle masse contadine contro la classe dei proprietari terrieri, polacchi o "polonizzati" se di origine lituana e ruteno-ucraina; per cui, mentre da una parte si faceva strada all'inizio del XX secolo un rinnovato sentimento polacco che trascendeva le frontiere imposte da Austria-Ungheria, Russia e [[Prussia]], dall'altra venivano meno i rapporti tra le diverse nazioni precedentemente unite nell'Unione della Corona polacca e del [[Granducato di Lituania]] che rifiutavano questo nuovo processo di "polonizzazione" appunto perché invadeva il processo di maturazione della coscienza nazionale ucraina, lituana e bielorussa.<ref>{{cita|Morawski|pp. 395-400}}.</ref> Questo carattere aggressivo del nazionalismo polacco sarebbe stato confermato già a partire dalla Costituzione polacca del 1921, per la quale i non polacchi erano formalmente cittadini a pieno titolo, ma ''[[de facto]]'' venivano considerati cittadini di serie B, con meno diritti dei polacchi veri e propri. Col passare degli anni i governi polacchi combatterono in modo sempre più fermo gli ucraini e i bielorussi che aspiravano a sviluppare la propria cultura: agli ucraini e ai bielorussi venne proibito di servirsi delle loro lingue nelle scuole. Le riforme agrarie nei territori orientali vennero bloccate dal timore che la redistribuzione delle terre avrebbe potuto avvantaggiare ucraini e bielorussi a danno dei proprietari terrieri polacchi. Agli ebrei venne preclusa la possibilità di accedere ai diritti collettivi come minoranza e vennero respinte le rivendicazioni autonomistiche ucraine nella [[Galizia (Europa Centrale)|Galizia]] orientale.<ref>{{cita|Morawski|pp. 400-402}}.</ref><ref name="feltri" />