Storia degli ebrei in Estonia: differenze tra le versioni

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Gli '''ebrei in Estonia''' hanno una presenza organizzata dal XIX secolo ai giorni nostri. La comunità ebbe nel primo Novecento il suo periodo di massimo sviluppo ed importanza e fu quindi duramente colpita dall'[[Olocausto]] e dalle repressioni del regime comunista sovietico. Un tempo forte di 5000 unità, essa conta oggi circa 1700 persone.
 
==Storia==
 
==== Gli inizi nel XIX secolo sotto l'Impero russo ====
 
Benché vi siano testimonianze di alcune presenze individuali di ebrei nella regione sin dal XIV secolo, sia sotto il dominio svedese sia sotto quello dell'Impero russo l'Estonia rimase chiusa a qualsiasi insediamento ebraico. La presenza organizzata di comunità ebraiche in Estonia risale solo al XIX secolo, a quando lo zar [[Nicola I di Russia]] nel [[1828]] richiamò nel proprio esercito i giovani ebrei di età superiore ai 12 anni risiedenti nell'Impero. Una delle scuole militari ebbe sede a [[Tallinn]] in [[Estonia]]. La comunità ebraica di Tallinn fu così ufficialmente costituita nel [[1830]]. Nel [[1865]] lo zar [[Alessandro II di Russia]] concesse ai reduci ebrei e ai loro discendenti il privilegio di risiedere nella regione. La popolazione ebraica crebbe esponenzialmente e nuove comunità si costituirono in altri centri: a [[Tartu]] (1867), [[Pärnu]] (1869), [[Valga]] (1871), [[Viljandi]] (1876), ecc. A Tallinn e Tartu furono costruiti anche i due più grandi edifici sinagogali del paese: la [[sinagoga grande di Tallinn]] nel 1883-84 e la [[sinagoga grande di Tartu]] nel 1901-03 (entrambi gli edifici saranno distrutti durante la [[seconda guerra mondiale]]). Una fitta rete di servizi (scuole, cimiteri, associazioni culturali e sportive, ecc.) fu creata per servire alle necessità degli ebrei estoni. Un tempo composta di artigiani e commercianti, la comunità divenne sempre più integrata con l'accesso agli studi e all'Università.<ref>Andreas Kappeler, Alfred Clayton, Andreas Kappeler. ''The Russian Empire: A Multiethnic History''. Harlow: Longman, 2001.</ref>
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====La [[Repubblica Socialista Sovietica Estone]] (1944-1988)====
 
Dopo la guerra la [[Repubblica Socialista Sovietica Estone]] fu ricostituita come una delle repubbliche dell'[[Unione Sovietica]]. Il ritorno in patria della popolazione ebraica estone evacuata e l'arrivo di numerosi ebrei russi permise una rapida ricostruzione demografica della comunità tanto che nei censimenti del 1959 e 1970 gli ebrei estoni risultavano raggiungere nuovamente le 5000 unità. Una piccola sinagoga in locali di fortuna fu riaperta a Tallinn già nell'autunno 1945 ed alcune iniziative culturali poterono essere avviate, ma le politiche repressive del regime e l'assenza di autonomia sociale ed organizzativa non permisero in alcun modo la rinascita della vibrante vita ebraica del periodo pre-bellico. Il patrimonio storico, artistico e culturale dell'ebraismo estone (in primo luogo le due grandi sinagoghe) non fu ricostruito né si fece nulla per preservarne la memoria. Negli anni Settanta fu concesso ad un numero considerevole di ebrei estoni di emigrare in Israele.
 
==== La fine della guerra fredda (1988-91) e la nuova Repubblica d'Estonia (1991-presente) ====
 
Già dal [[1988]], con le riforme della [[Perestrojka]], cominciano ad avvertirsi i primi segnali di cambiamento. Rinascono le prime libere associazioni culturali e religiose ebraiche, e alcune scuole. Raggiunta la piena indipendenza nel 1991, l'Estonia riprende la tradizionale politica di tolleranza interrottasi con la seconda guerra mondiale. La comunità ebraica è stata ufficialmente riconosciuta con l'approvazione del suo statuto in data 11 aprile 1992. Ed una nuova legge sulle autonomie è stata approvata nell'ottobre 1993, basata sulla legislazione del 1925. Per motivi economici tuttavia molti ebrei hanno lasciato l'Estonia, per trasferirsi in Israele, Germania o negli Stati Uniti, provocando un crollo demografico di oltre il 50%. Oggi la popolazione ebraica in Estonia è stimata attorno alle 1700 unità.
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* [http://www.historycommission.ee Estonian International Commission for Investigation of Crimes Against Humanity]
 
==NotesNote==
 
<references/>