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I primi lanci sulla Sardegna avvennero nel marzo 1944, proseguendo poi scaglionati. Padre Usai si sarebbe dovuto lanciare a metà maggio nei dintorni di [[Cabras]] ma, decollato da [[Bergamo]], un incendio ad uno dei motori dell'aereo fece rimandare l'operazione e il padre saveriano dovette paracadutarsi lungo la costa francese per poi rientrare in Italia<ref>{{cita|Daniele Lembo|p. 149-150}}</ref>. L'operazione fu ripetuta il 23 giugno e padre Usai si paracadutò nelle campagne di [[Cabras]]. Da qui prese la direzione di [[Santulussurgiu]] dove risiedeva la madre di Barraccu alla quale consegnò una somma di denaro datagli dal figlio infatti la donna dopo l'armistizio viveva in condizioni di indigenza<ref>{{cita|Daniele Lembo|p. 150}}</ref>. Poi da qui si spostò a [[San Gavino Monreale]] dove risiedeva invece la sua famiglia. Si spostò quindi ad [[Alghero]] dove in un ristorante fu però intercettato ed arrestato dal [[Servizio informazioni militare]] dei [[carabinieri]].
Usai, insieme agli altri agenti che nel frattempo erano stati tutti arrestati furono rinchiusi in un campo di concentramento vicino ad Oristano e processati nel marzo 1945 per [[collaborazionismo]] oltre che per [[spionaggio]], accusa che poteva comportare la [[condanna a morte]].
 
Padre Usai nel corso della della sua difesa sostenne che tutti gli agenti paracadutati in Sardegna in realtà non avessero intenzione di compiere azioni di spionaggio ma semplicemente di ritornare presso le proprie famiglie dalle quali erano rimasti separati dagli eventi della guerra<ref>{{cita|Daniele Lembo|p. 150}}</ref>.
L'accusa, tenuta dal tenente [[Francesco Coco (magistrato)|Francesco Coco]], che divenuto magistrato a [[Genova]] verrà ucciso dalle [[Brigate Rosse]] nel [[1976]], chiese la condanna a morte mediante fucilazione alla schiena di Padre Usai e l'assoluzione per tutti gli altri imputati. Il tribunale, però, mentre confermò l'assoluzione per gli altri soldati, commina al cappellano militare trent'anni di carcere.
 
===Il dopoguerra===