Gaio Trebazio Testa: differenze tra le versioni

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In qualità di giureconsulto, seguì Cesare nelle sue [[conquista della Gallia|campagne galliche]], ricoprendo, anche se solo formalmente, la carica di [[tribuno militare]]. Fu inoltre ascoltato consigliere di [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] ed ebbe notevole fama quale maestro di [[Marco Antistio Labeone]], che, nella fase evolutiva che dalla ''[[repubblica romana|Res publica]]'' al [[principato (storia romana)|Principato]], sarà l'artefice di quel movimento innovatore del [[diritto romano]] che sarebbe stato detto dei [[Proculiani]].
 
Delle sue numerose opere nulla si è conservato, se non le frequenti menzioni che di lui si trovano nelle [[Pandette]] e nelle ''[[Istituzioni di Giustiniano|Institutiones]]'' del [[Corpus iuris civilis]] [[Giustiniano I di Bisanzio|giustinianeo]].
 
==Formazione==
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==Opere==
Gli scritti di Trebazio annoverano un ''De religionibus'', in almeno dieci libri<ref>[[Ambrogio Teodosio Macrobio|Macrobio]], in ''[[Saturnalia (Macrobio)|Saturnalia]]'' [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Macrobius/Saturnalia/3*.html III.5] cita
infatti, fra gli altri, il decimo libro della sua opera.</ref> e un ''De iure civili''. Delle sue opere, che si conservavano ancora al tempo di [[Sesto Pomponio|Pomponio]]<ref name = Digesto1.2.2.45/>, non ci è pervenuto direttamente alcun frammento. Sappiamo tuttavia che fu frequentemente citato dai giuristi successivi come desumibile dalle occorrenze nelle [[Pandette]] e nelle ''[[Istituzioni di Giustiniano|Institutiones]]'' del [[Corpus iuris civilis]] [[Giustiniano I di Bisanzio|giustinianeo]].
==Note==