Storia di Treviso: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Bot: sostituzione di {{Correggere/sandbox}} con nuovo {{Correggere}} per discussione |
m →Le invasioni barbariche: Bot: Fix wikilink (vedi discussione) |
||
Riga 27:
Nel [[secolo V|Quinto secolo]] si fecero sempre più frequenti le scorrerie dei "barbari". Si narra che Treviso fosse stata risparmiata dalla distruzione degli [[Unni]] di [[Attila]] perché il vescovo di Treviso convinse i cittadini ad arrendersi spontaneamente. Nella tarda antichità Treviso assunse un ruolo più importante rispetto alla prima età imperiale, tanto che durante il regno di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] divenne "fondaco pubblico".<ref>Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 49-50</ref>
Nel disegno di riconquista della ''[[Impero Romano d'Occidente|pars occidentis]]'' fortemente voluta da [[Giustiniano I
Nel [[568]] dalle [[Alpi Giulie]] iniziò la calata dei "feroci" [[Longobardi]], guidati dal loro re [[Alboino]]. [[Paolo Diacono]] nell'''[[Historia Langobardorum]]'' menzionò che il vescovo di Treviso andò incontro ai Longobardi ed, avendoli incontrati presso il [[Piave]], più o meno dove ora si trova la frazione di [[Lovadina]], convinse Alboino, in cambio di una resa incondizionata, di risparmiare la città. Qualche anno dopo, Treviso divenne sede di un Ducato. Nel [[602]], quando i Longobardi presero [[Padova]] e conseguentemente il vescovo locale fuggì verso le lagune, l'autorità del vescovo trevigiano si estese per gran parte del territorio patavino. In seguito la città divenne sede di un ''[[Gastaldo]]'', ossia di un amministratore, e di una Zecca, che coniava i ''tremissi''. Sotto i Longobardi furono erette alcune delle chiese esistenti ancora oggi e i primi monasteri.<ref>Adriano Augusto Michieli, Storia di Treviso, pp. 53-57</ref><ref name="Treviso, 2 pp. 3-35">Storia di Treviso, 2, a cura di Ernesto Brunetta, Dall'età longobarda al Secolo X di Stefano Gasparri, pp. 3-35</ref>
|